index_italian_m Grammatica essenziale 2011
| PARTE 4 APPENDICI |
| ◗PUNTEGGIATURA La punteggiatura (o interpunzione) è un insieme di segni grafici aventi molte funzioni, tra cui indicare le pause tra le parti di una frase o piú frasi, esprimere rapporti di coordinazione e subordinazione e suggerire il tono del discorso. Ecco perché un uso appropriato dei segni di interpunzione è importante sia dal punto di vista sintattico sia da quello stilistico. Questi i principali (dell’apostrofo e dell’accento si è detto a pag. 21 e 13): PUNTO O PUNTO FERMO Si mette a fine frase e indica una pausa lunga. Se lo stacco tra una frase e l’altra è netto si usa passare alla riga successiva (andare a capo). Un altro utilizzo del punto fermo interessa le abbreviazioni (vedi pag. 192). VIRGOLA Usata per indicare una pausa breve, trova posto negli elenchi, negli incisi, nelle apposizioni, nelle espressioni vocative e tra la proposizione principale e vari tipi di subordinate. La virgola non va mai usata tra il soggetto e il predicato verbale (attenzione: il soggetto può essere costituito da un’intera espressione!), tra il predicato verbale e il complemento oggetto, prima di una parentesi o di un inciso fra trattini. Le virgole possono modificare il senso di una frase (vedi pag. 163), quindi occorre prestare molta attenzione. Davanti alle congiunzioni o ed e (tranne quando e vuol dire eppure o introduce una coordinata o un inciso) usualmente non si mette la virgola, ma le esigenze di stile possono ampiamente contraddire questo principio. PUNTO E VIRGOLA Serve per indicare una pausa a metà tra quella espressa dal punto e quella indicata dalla virgola; viene usato negli elenchi (a patto che non siano costituiti da parole singole) e per dividere due o piú frasi collegate tra loro ma troppo lunghe per essere separate da una semplice virgola. DUE PUNTI Precedono un elenco, una spiegazione o un discorso diretto; talvolta servono per sostituire una congiunzione (in particolare causale, conclusiva e temporale). Taluni affermano che in uno stesso periodo i due punti non vanno impiegati piú di una volta, ma non esiste alcuna regola che lo imponga. Anzi, sono assai utili nel caso di elenchi all’interno di altri elenchi o per introdurre precisazioni: ovviamente bisogna fare in modo che chi legge non abbia dubbi sulla costruzione sintattica della frase. PUNTO ESCLAMATIVO Si usa nelle frasi che esprimono stupore, ammirazione e vari altri sentimenti. Spesso è preceduto dalle interiezioni, oppure serve per esprimere un ordine perentorio; in questo caso segue a un imperativo. È tipico del linguaggio giovanile e in ogni caso è meglio non abusarne. PUNTO INTERROGATIVO O DI DOMANDA Si usa alla fine di una domanda ed è proprio delle interrogative dirette. La lingua spagnola lo usa, capovolto, per segnalare l’inizio della domanda. PUNTINI DI SOSPENSIONE Si usano per lasciare una frase o un discorso a metà, spesso sottintendendo qualcosa noto al lettore. Devono rigorosamente essere tre. VIRGOLETTE Ne esistono molti tipi: le piú frequenti sono quelle alte (“...”) e le caporali o sergenti («...»), dette cosí perché ricordano le mostrine militari. Le prime vengono usate, tra l’altro, per sottolineare il valore metaforico o la particolare connotazione di una parola o di un’espressione, non- ché per riportare i titoli di giornali nelle bibliografie. Le caporali sono usate per lo piú per indicare un discorso diretto o una citazione. Esistono poi gli apici semplici (‘...’), graficamente uguali all’apostrofo, che equivalgono alle virgolette alte. L’uso dell’uno o dell’altro tipo di virgolette è fortemente discrezionale; va però tenuto presente che esiste una sorta di “gerarchia” discendente dalle caporali agli apici semplici, per cui, se si rendesse necessario usare virgolette che racchiudono altre virgolette, occorre rispettare le relative dignità («...“...‘...’...”...») . TRATTINI Sono di tre tipi: lunghi, medi e brevi. I primi vengono usati nel discorso diretto, i secondi negli incisi; gli ultimi hanno il significato di unire due elementi e sono impiegati in alcune parole composte, in termini occasionalmente collegati e nella sillabazione. Come accennato a pagina 175, nei nomi composti trovano uso per lo piú quando si tratta di neologismi non ancora entrati nell’uso comune o nel caso di dissonanze generate dall’incontro di un termine con il relativo prefisso (es. post-sovietico). Si usano anche in espressioni che indicano una relazione tra due sostantivi, come accordo governo-sindacati e rapporto padre-figlio. Talora, all’uso inglese, si impiega un trattino medio singolo per creare uno stacco all’interno di una frase, ma la virgola o i due punti per la nostra lingua restano la scelta elettiva. BARRE OBLIQUE Quella comune (/), detta anche slash, è usata per separare i versi di una poesia quando sono riportati senza andare a capo a ogni verso, nonché per esprimere contrapposizione o la compresenza di due possibilità (e/o). La barra rovesciata (\) è usata quasi esclusivamente in ambito informatico. PARENTESI Possono essere tonde o quadre: le tonde servono per isolare una parte di frase; le quadre per introdurre termini utili a facilitare la comprensione di un testo riportato o per indicarne parti mancanti o lacunose (con tre puntini racchiusi) e infine per aggiungere note dell’autore, del traduttore o del redattore. ASTERISCO Proprio dei testi a stampa, si usa in sostituzione di un nome proprio che non si vuole indicare (se ne usano tre), per richiamare in nota una voce (in questo caso viene posposto) o per indicare che la parola in questione (cui viene preposto) è stata ricostruita con la comparazione linguistica. |