index_italian_m Grammatica essenziale 2011
| PARTE 4 APPENDICI |
| ◗MAIUSCOLE E MINUSCOLE Le minuscole sono le lettere correntemente utilizzate per la scrittura; le maiuscole sono lettere piú grandi – e spesso dal disegno differente – che hanno lo scopo di evidenziare una parola. MAIUSCOLE: A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z minuscole: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Per quanto riguarda le iniziali maiuscole, la grammatica impone due sole prescrizioni. Oltre che a inizio di frase, vanno usate: • dopo il punto fermo; • per i nomi propri di persona o di cosa. In tutti gli altri casi il loro uso è largamente affidato alla discrezionalità e al gusto di chi scrive o edita un testo: ovviamente all’interno di uno scritto si dovrà essere coerenti nel seguire sempre il criterio che ci si è imposto Le norme esposte sono semplici, ma la realtà è assai piú variegata di quanto non paia. Ecco alcune indicazioni di massima: ●Dopo il punto interrogativo e il punto esclamativo si dovrebbe mettere la maiuscola, ma numerose sono le deroghe, in particolare quando questi segni di punteggiatura non introducono vere pause, ma scandiscono, per cosí dire, un discorso unitario (es. dove andremo ora? a casa di amici? o emigreremo? e avremo di che vivere?). ●Come premesso, le maiuscole vanno usate obbligatoriamente per le iniziali di nomi propri di persona (es. Luigi), cognomi (es. Bianchi), soprannomi (es. lo Smilzo), patronimici (es. il Pelide = Achille), appellativi antonomastici (es. il Poeta = Dante), nomi propri di animali (es. Fido), nomi propri di aerei e imbarcazioni e cosí via. ●I toponimi e i nomi geografici vanno scritti indiscutibilmente maiuscoli (es. Milano, Calabria, Alpi, Caucaso). Pareri discordanti esistono in merito ai cosiddetti descrittori (es. monte, lago, mare, via, piazza ecc.). Trattandosi di nomi comuni, molti propendono per l’iniziale minuscola (es. lago Tanganica, piazza Sette Giornate), ma va notato che quando questi nomi si “sposano” a un nome proprio fanno tutt’uno con esso, al punto che il nome proprio diventa incomprensibile senza il relativo descrittore (si dice vado in Piazza Sette Giornate, non si può dire vado in Sette Giornate; ancora peggio nell’altro esempio citato: vado in Tanganica significa che ci reca nel Paese omonimo, non al lago). Queste sono ottime ragioni a sostegno dell’uso della maiuscola anche per i descrittori, che diventa obbligato quando il nome è grammaticalmente un aggettivo (es. Monte Bianco, Lago Maggiore, Via Larga). Queste considerazioni valgono anche per termini come chiesa, basilica, teatro e simili. ●Nei titoli di opere in genere si usa la maiuscola solo per l’iniziale del primo vocabolo (es. I promessi sposi), salvo ovviamente che qualcuno dei termini successivi abbia motivo di per sé per averla (es. I racconti di Hoffman). Quando il primo termine è un articolo e viene inglobato per ragioni sintattiche in una preposizione articolata, diventa maiuscolo il vocabolo successivo (es. le prime pagine dei Promessi sposi). ●Per quanto riguarda le festività c’è accordo nell’usare la maiuscola per i nomi di quelle religiose (come Natale, Pasqua, Ascensione), mentre per le altre la tendenza è oscillante: in genere il Capodanno è maiuscolo, il carnevale è spesso minuscolo. ●In genere si scrivono con iniziale maiuscola i numerali sostantivati e i nomi indicanti secoli e periodi storici o culturali (es. gli anni Venti, il Nove- cento, il Risorgimento, l’Illuminismo) e i nomi di popoli antichi o attuali (es. i Babilonesi, i Cinesi). Anche i nomi delle correnti artistiche hanno per lo piú la maiuscola (es. il Cubismo, il Futurismo), mentre per i movimenti politici è piú frequente la minuscola (es. il fascismo, il nazismo). ●Enti e istituzioni si scrivono preferibilmente con l’iniziale maiuscola (es. il Governo, il Ministero degli Interni), che diventa d’obbligo quando serve a distinguere l’ente dal nome comune omonimo (es. la provincia di Ferrara è un’espressione geografica, la Provincia di Ferrara è un’istituzione). Si usa di preferenza la maiuscola anche per indicare discipline, corsi di studio e simili (es. facoltà di Lettere; laurea in Filosofia). ●Le cariche vanno di preferenza con la maiuscola quando sottintendono la persona che le ricopre e acquistano per questo valore di nome proprio (es. il Presidente della Repubblica oggi ha parlato alla radio; il Papa ha benedetto i fedeli). Negli altri casi l’iniziale sarà minuscola (Luigi Bianchi è stato eletto presidente della società; il cardinal Roncalli è divenuto papa nel 1958), anche quando l’appellativo è accompagnato dal nome proprio (es. il presidente Einaudi; papa Pio XII). ●Nella classificazione scientifica linneiana il nome del genere deve sempre essere maiuscolo e quello della specie minuscolo (es. Canis lupus). ●All’interno di contesti specifici anche i nomi comuni possono acquisire dignità superiore e meritare la maiuscola iniziale: ad esempio, non sarà insolito trovare maiuscoli i nomi comuni degli animali in un trattato ad essi dedicato (es. Leopardo, Iena), in quanto si riferiscono a tutta la specie e non all’individuo. ●Maiuscole dovrebbero essere le personalizzazioni di concetti astratti (es. la Natura, la Bontà, il Dovere) e quei termini che si prestano a una duplice accezione, una delle quali di dignità manifestamente superiore (es. paese per indicare un piccolo abitato e Paese per indicare la nazione; cielo per indicare la volta celeste e Cielo per indicare un’entità divina). ●I nomi di stelle, pianeti, satelliti e costellazioni vanno maiuscoli (es. Antares, Saturno, Deimos, Pleiadi), ma un discorso a parte va fatto per terra, luna e sole, talmente presenti nel linguaggio quotidiano da aver fatto quasi dimenticare di essere nomi propri. Basti pensare che luna è spesso usato come sinonimo di satellite e sole di stella. Per loro la maiuscola va riservata al contesto astronomico (es. il Sole dista dalla Terra circa 150 milioni di chilometri); negli altri casi avranno l’iniziale minuscola (siamo stati tutto il giorno a crogiolarci al sole e, dopo cena, siamo andati in spiaggia a goderci il chiaro di luna). LA MAIUSCOLA REVERENZIALE Oggi quasi esclusiva delle lettere commerciali (ma comune in passato in ogni tipo di missiva) è la maiuscola reverenziale, impiegata per esprimere considerazione e deferenza nei confronti del destinatario. Interessa per lo piú pronomi e aggettivi possessivi (es. abbiamo ricevuto la Sua cortese proposta e Le comunico il nostro interesse in merito), e si usa anche nel caso di particelle enclitiche (es. nell’inviarLe la nostra migliore proposta ho il piacere di salutarLa cordialmente). Sarà “proprio” quel nome? Come si è visto nel breve excursus delle pagine precedenti, molte sono le casistiche e molti i dubbi in merito all’uso delle maiuscole, e uno dei problemi principali sembra essere l’attribuire a un’espressione lo status di nome proprio. Converrà qui sottolineare che, una volta accertata (o accettata) questa dignità, tutti i termini dell’espressione – tranne articoli, congiunzioni e preposizioni – vengono a far parte del nome a tutti gli effetti, per cui andranno maiuscoli. Ad esempio, se (in un contesto enologico) si decidesse di concedere la maiuscola iniziale ai nomi dei vini, si avrà Pinot Grigio dei Colli Orientali del Friuli, e quindi Grigio e Orientali devono essere maiuscoli poiché “dimenticano” la loro valenza di aggettivi. D’altra parte, chi mai scriverebbe nuova Zelanda con la n minuscola perché nuova è grammaticalmente un aggettivo? |