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PARTE 4
APPENDICI
 
◗FIGURE RETORICHE
Le figure retoriche sono artifici stilistici di cui ci si serve per conferire al
linguaggio fantasia, incisività, immediatezza e renderlo piú vivo e colorito.
Spesso sono considerate appannaggio di testi letterari o – nella loro
accezione peggiore – mefistofelici accorgimenti propri dei discorsi vuoti
e ampollosi di sedicenti professionisti della parola. Eppure le figure retoriche
sono abbondantemente presenti anche nelle nostre conversazioni,
quando parliamo con un amico, ci sfoghiamo con il partner o ci sediamo
al bar. Una prova della versatilità della lingua italiana, che ciascuno di noi
può piegare – seppur inconsapevolmente – alle proprie necessità di oratore
della porta accanto. Eccone alcuni esempi:
ADYNATON. Consiste nell’evidenziare l’improbabilità di un evento sostenendo
come piú facilmente avverabile un fatto in realtà impossibile: ti perdonerò
alle calende greche (= non ti perdonerò mai, poiché, a differenza
dei Romani, i Greci non chiamavano “calende” i primi giorni del mese).
ALLEGORIA. Consiste nel rappresentare un concetto mediante un altro termine
che in qualche modo lo richiama o lo rappresenta; spesso si tratta di
elementi naturali, come gli animali (vedi anche Metafora, pag. 187): ad
esempio, il leone, la lupa e la lonza che Dante incontra all’inizio della
Commedia sono rispettivamente allegorie della superbia, dell’avarizia e
della lussuria.
ALLITTERAZIONE. Ripetizione della stessa sillaba o sequenza di lettere in
parole vicine: ceniamo certamente con i cognati di Corrado.
ANACOLUTO. Consiste nel sovvertimento della corretta struttura grammaticale
di un periodo; in genere è caratterizzato dalla presenza di due soggetti
grammaticali, uno dei quali non ha un verbo: io, mia mamma mi sgrida
sempre. È prerogativa dello stile letterario: Lei sa che noi altre monache,
ci piace di sentir le storie per minuto (A. Manzoni, I promessi sposi). Per
il comune mortale, però, l’anacoluto non è altro che un errore!
ANADIPLOSI. Consiste nel ripetere uno o piú elementi di una proposizione
allo scopo di metterli in evidenza: ho comperato una borsa di mele, le
mele che ti piacciono tanto.
ANAFORA. Ripetizione di una o piú parole all’inizio di frasi successive, per
dare maggior rilievo a un concetto: dico che i conti non tornano, dico che
qualcuno mente, dico che non ce ne andremo prima di svelare l’arcano.

ANASTROFE. Inversione dell’ordine abituale di un gruppo di termini successivi,
senza intromissione di altri elementi: ed inni, e delle Parche il
canto invece che ed inni, e il canto delle Parche (U. Foscolo, I sepolcri).
ANFIBOLOGIA. Discorso o espressione contenente un’ambiguità sintattica
e dunque interpretabile in modi diversi: Giuseppe ha detto a Mario che
la sua nuova bicicletta è un gioiello (la bicicletta può essere sia di Giuseppe
sia di Mario).
ANTIFRASI. Consiste nell’attribuire a un’espressione un significato opposto
a quello che gli è proprio per ottenere un effetto ironico: è stata proprio
una bella giornata (per dire che la giornata è stata spiacevole).
ANTITESI. È l’accostamento di cose o idee di opposta valenza per sottolineare
una contrapposizione: non una vegetazione rigogliosa ma un paesaggio
desertico ha fatto da sfondo al nostro viaggio.
ANTONOMASIA. È la sostituzione di un nome proprio con un nome comune,
o viceversa, per evocare in modo immediato le caratteristiche del
termine sostituito: il Poeta (= Dante); un giuda (= un traditore).
APOSTROFE. Consiste nel rivolgersi direttamente a una persona, a una cosa
personificata o a un pubblico (reale o immaginario) con enfasi vibrante:
Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case... considerate se questo
è un uomo (Primo Levi, Se questo è un uomo).
ASSONANZA e CONSONANZA. L’assonanza è la ripetizione, in due o piú parole
che si susseguono, delle vocali che si incontrano dalla vocale accentata
in poi: calore/bottone/esose. La consonanza è la ripetizione, in due o
piú parole che si susseguono, delle stesse consonanti: partire/mestiere/
fattoria.
CATACRESI. Consiste nell’attribuire a un oggetto una caratteristica che
non gli è propria ma che viene riconosciuta come tale in senso figurato:
gamba del tavolo; collo di bottiglia; occhio del ciclone.
CHIASMO: consiste nel disporre gli elementi di una frase in modo che si
incrocino come in una “X” (non è una “ics” ma la lettera greca chi, da cui
deriva il termine chiasmo) con una corrispondenza che può essere sia sintattica
sia lessicale:
uno per tutti
tutti per uno
CLIMAX: disposizione di parole e frasi secondo un’intensità che può essere
crescente o decrescente: ha imprecato, urlato, inveito contro tutti.



DITTOLOGIA SINONIMICA. Si ha nel ribadire un concetto con parole semanticamente
molto simili legate dalla congiunzione e: sei falso e bugiardo.
ELLISSI. Consiste nell’eliminazione di alcuni elementi al fine di dare concisione
al periodo: Eugenio abita a Rho, Anna a Verona e Clara a Berna.
ENDIADI. Consiste nell’esprimere un concetto con l’uso di due termini complementari
invece che con uno solo: il senato e il popolo romano (= Roma).
ENJAMBEMENT. In poesia, interruzione della comune successione sintattica
a fine verso: Oh quante volte, al tacito / morir d’un giorno inerte (A.
Manzoni, Cinque maggio).
EPIFORA. Ripetizione di una o piú parole a fine frase: finalmente ho rivisto
Basilio, sono affezionata a Basilio.
EPITETO. È in sostanza un tratto distintivo di un personaggio che finisce
per diventare il suo soprannome: Achille piè veloce. È proprio dell’epica.
EUFEMISMO. Consiste nel sostituire termini o frasi dalla valenza considerata
offensiva con espressioni equivalenti in grado di attenuarne il significato:
le fasce sociali piú disagiate (= i poveri).
FIGURA ETIMOLOGICA. Consiste nell’accostare nella stessa frase due o
piú parole aventi la stessa etimologia: selva selvaggia; canzone cantabile.
HYSTERON PROTERON. È un’inversione dell’ordine logico e cronologico
degli eventi (dal greco: letteralmente “dopo prima”): dormiamo dunque
e corichiamoci al piú presto.
IPERBATO. Consiste nell’invertire l’ordine con cui in genere compaiono
due parole e nell’inframmezzarle con un altro termine: ella il pallido alzò
viso disfatto (G. Pascoli, Breús).
IPERBOLE. Consiste nell’uso di espressioni che enfatizzano e amplificano
un concetto: non ci vedo dalla fame; sono morto di stanchezza.
IPOTIPOSI. Consiste nel descrivere qualcuno o qualcosa con particolare
vivacità e chiarezza, quasi a farlo “vedere” a chi legge.
IRONIA. Simile all’antifrasi (vedi pag. 186), consiste nell’affermare – in
modo percepibile a chi ascolta – il contrario di ciò che si vuole intendere:
continuando ad abbuffarsi acquisterà davvero una linea invidiabile.
LITOTE. Consiste nell’esprimere un giudizio negandone il contrario: Don
Abbondio [...] non era nato con un cuor di leone (A. Manzoni, I promessi
sposi); non è un genio; non si può dire che brilli per agilità.
METAFORA. È una sorta di similitudine espressa in modo sintetico e senza il
come (Luisa è una serpe p Luisa è infida come una serpe). In pratica impiega
un termine al di fuori della sua area naturale di pertinenza utilizzando-

lo in senso figurato (gomitolo di strade p il gomitolo non appartiene alla
sfera della viabilità, ma evoca efficacemente l’idea di un groviglio).
METONIMIA. Consiste nel sostituire un vocabolo con un altro che vi sia in
qualche modo legato: il contenente al posto del contenuto (bere un bicchiere
p ciò che si beve non è il bicchiere ma ciò che contiene); l’astratto al posto
del concreto e viceversa (apprezzare la dolcezza p apprezzare persone o
cibi dolci); l’autore al posto dell’opera (leggere Dante pleggere le sue opere);
l’effetto per la causa e viceversa (guadagnarsi il pane p guadagnare il
denaro con cui si acquista il pane). Vedi anche Sineddoche (pag. 189).
OMOTELEUTO. Consiste nell’utilizzo di termini successivi che hanno lo
stesso fonema finale: funesta dipartita.
ONOMATOPEA. Consiste nella riproduzione di suoni, rumori, voci o versi
di animali e suoni: trr trr trr terit tirit (G. Pascoli, L’uccellino del freddo).
Vedi anche pag. 118.
OSSIMORO. Accostamento di due termini (sostantivo/aggettivo o viceversa)
che sono uno l’opposto dell’altro: notte luminosa; povero ricco; ansia
rilassata; calma fremente; contenuta esagerazione.
PALINDROMO. Piú che un vero artificio retorico è una sorta di gioco enigmistico.
Palindromo è un termine o un’espressione leggibile in modo
identico sia andando da sinistra verso destra sia da destra verso sinistra (ovviamente
quando è formato da piú parole occorre non tenere conto di spazi
e apostrofi fra i vocaboli): Anna; radar; ai lati d’Italia. Se nella lettura
al contrario non si ottiene la stessa espressione ma un’altra, sia pur di
senso compiuto, si parla invece di bifronte: ocra/arco.
PARONOMASIA. Accostamento di due parole con sonorità simile (vedi anche
Figura etimologica, pag. 187). È una sorta di bisticcio di parole: fresche
frasche; zappa zoppa.
PERIFRASI. Vedi Sinonimi perifrastici (pag. 181).
PRETERIZIONE. Detta anche paralessi, consiste nel dire che si tacerà qualcosa,
cogliendo cosí l’occasione di dirlo: non vi dirò quanto sia stato gradevole
il mio soggiorno nel bel clima della Sicilia.
PROSOPOPEA. Detta anche personificazione, si ha quando si attribuiscono
qualità o azioni umane ad animali, oggetti o concetti astratti: la notte
mi sorrideva melliflua; quel libro mi ha sedotto fin dal principio.
SIMILITUDINE. Serve a chiarire un concetto paragonandolo a qualcuno o qualcosa
di noto. È simile a un paragone (vedi pag. 139), ma i termini del confronto
non sono intercambiabili: nere come la pece; bianco come la neve.


SINCOPE. Indica la soppressione di uno o piú fonemi all’interno di una
parola: staccio per setaccio; spirto per spirito; Gianni per Giovanni.
SINEDDOCHE. Consiste nell’uso in senso figurato di una parola al posto di
un’altra e presenta molte analogie con la metonimia. La sostituzione riguarda:
la parte per il tutto e viceversa (amare le quattro ruote p amare le
auto); il genere per la specie e viceversa (i mortali p gli uomini); il singolare
per il plurale e viceversa (il minatore conduce una vita di sacrifici
p i minatori conducono una vita di sacrifici); la materia per l’oggetto (una
tela del Caravaggio p un quadro del Caravaggio dipinto su tela).
SINESTESIA. Consiste nell’attribuire a qualcosa un tipo di sensazione che
appartiene in realtà a una sfera sensoriale diversa: colore caldo (il colore
viene percepito dalla vista, mentre il calore è una sensazione tattile).
TMESI. In poesia, “taglio” di una parola a fine verso per esigenze di rima:
Tra gli argini su cui mucche tranquilla / mente pascono, bruna si difila
/ la via ferrata che lontano brilla (G. Pascoli, La via ferrata).
ZEUGMA. Collegamento di un verbo a due o piú elementi della frase che
invece richiederebbero ognuno un verbo specifico: mangiare pane e acqua
(in realtà il pane si mangia e l’acqua si beve).
 


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