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SINTASSI DELLA FRASE COMPLESSA
 
DISCORSO DIRETTO E INDIRETTO
La lingua italiana dispone di due tecniche espressive per riportare – oralmente
o per iscritto – le parole di qualcuno:
●il discorso diretto, che le cita testualmente:
il professore mi disse: «Pulisci quel reperto»
●il discorso indiretto, che le riporta in forma di proposizione subordinata retta
da verbi come dire, ordinare, chiedere, rispondere:
il professore mi disse di pulire quel reperto
◗ Discorso diretto
Il discorso diretto rappresenta un testo compiuto e autonomo fatto di uno o
piú periodi; alle frasi semplici che lo compongono possono accompagnarsi
coordinate e/o subordinate. È la tecnica piú oggettiva per riportare testualmente
i discorsi altrui: in genere le parole sono introdotte dai due punti e
chiuse fra trattini o virgolette (le cosiddette caporali, « », o gli apici, “ ”):
la donna disse al figlio: «Vieni presto, o me ne vado».
Tuttavia sono utilizzate anche altre costruzioni, nelle quali il verbo che anticipa
il discorso diretto si trova in posizioni diverse:
«Vieni presto, o me ne vado», disse la donna al figlio

«Vieni presto» disse la donna al figlio «o me ne vado»
– Vieni presto, o me ne vado – disse la donna al figlio
Il discorso diretto è tipico di fiabe e dialoghi, le cui battute sono scandite
in genere da trattini lunghi e dal ritorno a capo:
— Ciao!
— Ciao! Come stai?
— Bene, e tu?
◗ Discorso indiretto
Il discorso indiretto consiste nel riferire le parole di una terza persona inserendole
nel proprio discorso:
il medico ordinò alla paziente di curarsi
Introdotto dagli stessi verbi del discorso diretto, può assumere valenze diverse,
ovvero svolgere la funzione propria di una subordinata oggettiva, interrogativa
indiretta, dichiarativa, causale o finale.




DAL DISCORSO DIRETTO AL DISCORSO INDIRETTO


Nel passaggio dal discorso diretto a quello indiretto si verifica una serie
di trasformazioni che riguardano i modi, i tempi, le persone e diverse altre
parti del discorso. Di seguito elenchiamo le principali.
●Se il verbo che introduce il discorso diretto è all’indicativo presente o
futuro, nel discorso indiretto non si registrano mutamenti:
Roberto grida: «Ho ragione» p Roberto grida che ha ragione
Roberto griderà: «Ho ragione» p Roberto griderà che ha ragione
●Se il verbo che introduce il discorso diretto è al passato, occorre considerare
il tempo della frase riportata:
• nel caso si tratti di un indicativo presente, il discorso indiretto avrà
l’indicativo imperfetto:
Lucia disse: «Sono felice» p Lucia disse che era felice
• nel caso si tratti di un indicativo passato remoto, passato prossimo o
trapassato prossimo, il discorso indiretto avrà l’indicativo trapassato
prossimo:
Lucia disse: «Fui felice»
Lucia disse: «Sono stata felice»
Lucia disse: «Ero stata felice»
Lucia disse che era stata felice


• nel caso si tratti di un indicativo futuro, il discorso indiretto avrà il
condizionale passato:
Lucia disse: «Sarò felice» p Lucia disse che sarebbe stata felice


➤Attenzione: le subordinate oggettive originate dalla trasformazione del discorso
diretto in discorso indiretto possono presentare anche forma implicita
(di + infinito presente per la contemporaneità o di + infinito passato
per l’anteriorità), a patto che abbiano lo stesso soggetto della principale
e che il significato del verbo di quest’ultima lo consenta:
Lucia disse: «Sono felice» p Lucia disse di essere felice
Lucia dice: «Sono stata felice» p Lucia dice di essere stata felice
●Se il verbo del discorso diretto è costituito da una domanda, l’indicativo
può essere sostituito con il congiuntivo:
il cameriere mi domanda: «Ti piace l’arista?»
s
il cameriere mi domanda se mi piace (o mi piaccia) l’arista
il cameriere mi domandò: «Ti piace l’arista?»
s
il cameriere mi domandò se mi piaceva (o mi piacesse) l’arista
●Se il verbo del discorso diretto è costituito da un imperativo, nel discorso
indiretto:
• si avrà un congiuntivo presente se il verbo della reggente è al presente:
il giudice di gara intima ai piloti: «Fermatevi»
s
il giudice di gara intima ai piloti che si fermino
• si avrà un congiuntivo imperfetto se il verbo della reggente è al passato:
il giudice di gara intimò ai piloti: «Fermatevi»
s
il giudice di gara intimò ai piloti che si fermassero
Oltre ai mutamenti che riguardano le persone (ad esempio, la prima persona
singolare diventa terza), si segnalano anche quelli che interessano i pronomi
e gli aggettivi possessivi, gli aggettivi dimostrativi e gli avverbi di
luogo e di tempo: mio p suo; mi p gli; questo p quello; qui p lí; ieri p
il giorno prima; domani p il giorno dopo; ora p in quel momento/allora.


IL PERCHÉ NELLE ALTRE LINGUE
Mentre in italiano perché vale sia per le domande sia per le risposte (es. «Perché non
vieni?» «Perché non posso»), in altre lingue esistono due forme. Il latino ha cur e quod
(es. «Cur non venis?» «Quod non possum»). L’inglese why e because («Why don’t you
come?» «Because I can’t»); il francese pourquoi e parce que («Pourquoi ne viens-tu
pas?» «Parce que je ne peut pas»).
 


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