index_italian_m Grammatica essenziale 2011


AGGETTIVO
GLI AGGETTIVI QUALIFICATIVI
Gli aggettivi qualificativi indicano le qualità o le caratteristiche di una
persona o di una cosa e si dividono in tre classi.
●La prima classe comprende gli aggettivi con forme distinte a seconda
del genere e del numero (aggettivi a quattro uscite):

• l’uscita è -o per il maschile singolare, -a per il femminile singolare:
proficuo/proficua; alto/alta
• l’uscita è -i per il maschile plurale, -e per il femminile plurale:
proficui/proficue; alti/alte
●La seconda classe comprende gli aggettivi che possiedono soltanto la
distinzione di numero (aggettivi a due uscite):
• l’uscita è -e per il singolare (sia maschile sia femminile):
uomo forte/donna forte
• l’uscita è -i per il plurale (sia maschile sia femminile):
uomini forti/donne forti
A questo gruppo appartengono anche gli aggettivi in -ente e in -ante (che
in origine erano participi presenti di verbi):
eccitante/eccitanti; perdente/perdenti; seguente/seguenti


SI DICE, NON SI DICE
Gli aggettivi in -ente vengono spesso usati in modo sbagliato. Ad esempio, inerente la
politica è errato; la forma corretta è inerente alla politica; non si dice adiacente la farmacia
ma adiacente alla farmacia. Nel caso degli aggettivi in -ante alcuni accettano entrambe
le reggenze (antistante la chiesa oppure antistante alla chiesa), altri non prevedono
preposizione (una previsione riguardante il futuro). Per sciogliere i dubbi, in entrambi
i casi è consigliabile provare a sostituire l’aggettivo/participio con che + verbo +
preposizione/articolo e verificare se è accettabile. Ad esempio, attinente = che attiene
a, quindi l’espressione corretta sarà: attinente a qualcosa, non attinente qualcosa.


●La terza classe comprende gli aggettivi che hanno una sola uscita al
singolare, ma due uscite al plurale (aggettivi a tre uscite):
• l’uscita è -a per il maschile e femminile singolari:
entusiasta, idiota
• l’uscita è -i per il maschile plurale ed -e per il femminile plurale:
entusiasti/entusiaste; idioti/idiote
Questa classe comprende gli aggettivi in -ota, -asta, -ista, -ita e -cida:
keniota, iconoclasta, femminista, moscovita, battericida
➤Saperne di piú: ad alcuni aggettivi in -ista si affiancano aggettivi in -istico
aventi la stessa radice ma diversa sfumatura di significato: la forma
in -ista in genere è usata con riferimento a ideologie storiche, mentre
nel caso di movimenti culturali e di pensiero e di recenti correnti politiche
sono valide entrambe le forme:
dottrina comunista, legge antiproibizionista/antiproibizionistica
Non tutti gli aggettivi in -istico si affiancano però a un “fratello” in -
ista: questo gruppo deriva in gran parte da sostantivi in -ista o -ismo:
turista/turismo p turistico; giornalista/giornalismo p giornalistico
◗ Il plurale degli aggettivi
Nella formazione del plurale gli aggettivi si comportano di norma come i
sostantivi. Sarà utile ricordare alcune particolarità.
●Gli aggettivi composti (aggettivo + aggettivo) mutano solo la desinenza
del secondo elemento (vedi pag. 41-42):
bianconero/bianconera/bianconeri/bianconere
●Alcuni sostantivi che indicano colori usati come aggettivi (quelli coniati
per analogia con vegetali o animali, oltre al blu) sono invariabili
nel numero, oltre che nel genere (vedi pag. 38):
casacca/casacche fucsia; guanto/guanti fucsia
gonna/gonne blu; cappello/cappelli blu
Come accennato, la regola vale anche per arancione e marrone, anche
se l’uso ha reso tollerabili le forme plurali arancioni e marroni.
●Sono invariabili:
• le locuzioni avverbiali usate come aggettivi:
persona/persone dappoco; uomo/uomini dabbene
• l’aggettivo pari e i suoi composti (dispari, impari):
numero/numeri pari; lotta/lotte impari



Del troncamento e dell’elisione di santo, grande, buono e bello si è detto
a pagina 23. Noteremo qui che bello ha ben tre forme maschili per il
plurale, belli, begli e bei, che hanno impieghi diversi:
• belli si usa quando è posposto al nome:
uomini belli
• begli si usa prima dei sostantivi che iniziano per vocale oppure per pn,
gn, ps, x, z o s impura:
begli uomini, begli pneumatici, begli gnomi, begli psichiatri,
begli xilofoni, begli zotici, begli stupidi
• bei si usa prima dei sostantivi che iniziano per qualsiasi altra consonante:
bei ragazzi, bei trucchi, bei sassi, bei verbi, bei discorsi, bei faggi




Prima o dopo? La maggior parte degli aggettivi qualificativi si può
trovare sia prima del nome (funzione descrittiva) sia dopo (funzione distintiva),
e il significato cambia notevolmente. Ecco qualche esempio:
una fonte certa = una fonte sicura
una certa fonte = una fonte imprecisata
un edificio grande = un edificio di grosse dimensioni
un grande edificio = un edificio importante (ben progettato o costruito)
un vecchio amico = un amico di vecchia data
un amico vecchio = un amico avanti negli anni
Tuttavia esistono aggettivi qualificativi che vengono usati solo dopo il
nome, come quelli di relazione o quelli indicanti nazionalità, forma, caratteristiche
materiali o fisiche:
formula chimica, biglietto ferroviario, carne equina
ragazzo italiano, mattonella quadrata, vicolo cieco





◗ I gradi dell’aggettivo qualificativo
Oltre a indicare una qualità del nome cui si riferisce, l’aggettivo esprime anche
il grado in cui questa qualità è posseduta. Un aggettivo qualificativo può
essere di tre gradi: positivo, comparativo, superlativo.
Il grado positivo esprime la semplice esistenza di una caratteristica:
Nicola è socievole
Il grado comparativo esprime l’esistenza di una qualità stabilendo un confronto
tra due termini. Può essere:
●di maggioranza quando esprime superiorità di un termine; si forma con
espressioni del tipo piú... di...:
Nicola è piú socievole di Davide
●di uguaglianza quando esprime parità; si forma con avverbi del tipo come,
quanto o correlativi del tipo tanto... quanto...:
Nicola è socievole come/quanto Davide
●di minoranza quando esprime inferiorità; si forma con espressioni del tipo
meno... di...:
Nicola è meno socievole di Davide
Il rapporto di comparazione può anche coinvolgere piú di due termini, ma,
salvo il caso del comparativo di uguaglianza, non stabilisce relazioni reciproche
tra gli altri termini del confronto. Ad esempio, Nicola è alto come
Davide e Luisa lascia intendere che Davide e Luisa hanno la stessa altezza
(uguale a quella di Nicola). Per contro, Nicola è piú alto di Davide e di Luisa
non ci permette di sapere chi sia piú alto tra Davide e Luisa.
➤Attenzione: il comparativo può stabilire un paragone fra due elementi rispetto
alla stessa caratteristica o fra qualità riferite allo stesso elemento:
Elisa è piú studiosa di Manuela
Giovanna è tanto gentile quanto ansiosa
Il grado superlativo esprime l’esistenza di una qualità in massima (o, nel
caso del relativo, anche minima) misura. Può essere:
●relativo: indica che una qualità è presente al massimo (o minimo) grado
in rapporto a un gruppo di cose o persone; si forma con espressioni del tipo
il/la/i/le piú... di...; il/la/i/le meno... di...:
Nicola è il piú intelligente dei suoi compagni
Marta è la persona meno affidabile della classe
●assoluto: indica che una qualità è posseduta in misura elevatissima o al
massimo grado indipendentemente da ogni paragone. Si forma:
• aggiungendo il suffisso -issimo alla forma base dell’aggettivo senza desinenza;
queste forme sono dette organiche, mentre quelle formate da piú
parole (vedi oltre) sono dette perifrastiche o analitiche:
Nicola è intelligentissimo
➤Attenzione: nella formazione del superlativo in -issimo gli aggettivi che
terminano in -io con i tonica mantengono la i: pio p piissimo.


Alcuni aggettivi, anziché in -issimo, hanno il superlativo assoluto in
-errimo o in -entissimo, come i corrispettivi latini:

acre p acerrimo
aspro p asperrimo
celebre p celeberrimo
integro p integerrimo
misero p miserrimo
salubre p saluberrimo
benefico p beneficentissimo
benevolo p benevolentissimo
maledico p maledicentissimo
malefico p maleficentissimo
malevolo p malevolentissimo
munifico p munificentissimo

Come superlativo di aspro è accettato anche asprissimo. L’aggettivo ampio
presenta due forme di superlativo assoluto: ampissimo e amplissimo.
Tutte queste forme hanno un sapore molto dotto, e nel linguaggio parlato
si preferisce ricorrere alle forme perifrastiche (es. assai benevolo).

• premettendo un avverbio rafforzativo come molto, decisamente, estremamente,
assai, soprattutto nel caso di aggettivi in -eo, -io e -uo, che risulterebbero
cacofonici se si aggiungesse -issimo:
idoneo p molto idoneo
stantio p estremamente stantio
innocuo p decisamente innocuo
• premettendo prefissi come -arci, -stra, -iper:
noto p arcinoto; convinto p straconvinto; ansioso p iperansioso

• rafforzando l’aggettivo positivo con un altro di uguale significato:
bagnato fradicio
• ripetendo due volte l’aggettivo al grado positivo:
la piazza era piena piena
• premettendo l’aggettivo bello con il significato di molto:
è arrivato bello contento
Anche l’espressione il/la/i/le piú (come nel superlativo relativo, ma senza
termini di confronto) ha, per certi versi, valore di superlativo assoluto:
Alessia è la ragazza piú bella (sottinteso: di tutte le ragazze)



●Alcuni aggettivi hanno – oltre ai comparativi e ai superlativi costruiti come
di consueto – anche forme che non derivano dalla stessa radice dell’aggettivo
al grado positivo, ma dai corrispettivi latini:
GRADO POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO ASSOLUTO
buono migliore (= piú buono) ottimo (= buonissimo)
cattivo peggiore (= piú cattivo) pessimo (= cattivissimo)
grande maggiore (= piú grande) massimo (= grandissimo)
piccolo minore (= piú piccolo) minimo (= piccolissimo)
Si ricorda che piú e meno sono i comparativi di molto e di poco.
●Rappresentano casi particolari i comparativi e superlativi derivati da preposizioni
latine. Non essendo derivati da aggettivi, non hanno, propriamente,
un grado positivo:
GRADO POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO ASSOLUTO
– anteriore –
– citeriore –
– posteriore postremo, postumo
– – primo
– – prossimo
– ulteriore ultimo
Appartengono a questo gruppo le coppie comparativo/superlativo assoluto
inferiore/infimo e superiore/supremo (o sommo), che in italiano
vengono comunemente usate come comparativi/superlativi rispettivamente
di basso e alto, di cui peraltro esistono anche le forme usuali (piú
basso/bassissimo; piú alto/altissimo). Un poco diverso è il caso delle
coppie esteriore/estremo e interiore/intimo: mentre estremo e intimo sono
autentici superlativi, esteriore e interiore hanno perso la valenza di
comparativi e sono divenuti sinonimi di esterno e interno.



Casi particolari. Esistono anche aggettivi che non hanno il comparativo
e/o il superlativo, ad esempio quelli che esprimono caratteristiche
non modificabili, come la forma (es. rotondo, quadrato, triangolare),
quelli che hanno valore di superlativo (es. eterno) e gli aggettivi
riferiti a popoli, sebbene italianissimo sia entrato nell’uso. Per contro, a
scopo enfatico, si usa costruire il superlativo assoluto anche di alcuni sostantivi,
ad esempio occasionissima, finalissima, campionissimo.




ERROR I COMUNI
Poiché si riferisce a una qualità espressa al massimo grado, del superlativo non sono
ammessi né comparativo né superlativo (non si può dire piú bellissimo né il piú bellissimo),
neppure nei superlativi che non si presentano con la forma in -issimo, come
estremo e sommo. Piú estremo/piú sommo e il piú estremo/il piú sommo sono da considerare
errori, anche se taluni li tollerano e nonostante l’illustre precedente:
Né per tanto di men parlando vommi
con ser Brunetto e dimando chi sono
li suoi compagni piú noti e piú sommi.
Dante, Inferno (XV, 100-102)


index_italian_m Grammatica essenziale 2011