index_italian_m Grammatica essenziale 2011
| SOSTANTIVO |
| NUMERO Come il genere, anche il numero (singolare o plurale) dei sostantivi si deduce dalla vocale finale. ●I nomi in -a hanno il plurale in -i se maschili, in -e se femminili: idioma/idiomi; collana/collane Tra le eccezioni ala e arma, che al plurale escono in -i. Di seguito alcuni casi particolari: • i nomi in -ca e -ga escono in -chi e -ghi se maschili, in -che e -ghe se femminili: patriarca/patriarchi; stratega/strateghi barca/barche; losanga losanghe Fa eccezione belga, che al maschile plurale fa belgi, al femminile belghe. • i nomi in -cía e -gía formano il plurale in -cíe e -gíe: farmacia/farmacie; allergia/allergie • i nomi in -cia e -gia di norma hanno il plurale in -ce e -ge se prima di -cia e -gia c’è una consonante, in -cie e -gie se c’è una vocale: mancia/mance; foggia/fogge; camicia/camicie; ambagia/ambagie Non sono errati i plurali valige, ciliege e provincie (presente in questa grafia nella Costituzione italiana e nel nome di un noto istituto bancario). ➤Attenzione: camice (con accento tonico sulla a) non è il plurale di camicia, ma un vocabolo singolare. ●I nomi in -o hanno il plurale in -i: soldato/soldati; santo/santi; carro/carri • i nomi in -ío presentano il plurale in -íi: avvio/avvii; zio/zii • i nomi in -io presentano il plurale in -i: picchio/picchi; principio/principi; ossequio/ossequi Tra le eccezioni la parola tempio, che al plurale fa templi. ➤Attenzione: la doppia i nel plurale delle parole in -io con i atona (principii) è desueta, anche se la sua perdita può generare equivoci: pali è il plurale sia di palio sia di palo; arbitri è il plurale sia di arbitro sia di arbitrio. • i nomi piani in -co e -go generalmente escono in -chi e -ghi: soppalco/soppalchi; chirurgo/chirurghi • i nomi sdruccioli in -co e -go generalmente escono in -ci e -gi: sindaco/sindaci; ornitologo/ornitologi Tra le eccezioni incarico e obbligo, che fanno incarichi e obblighi. • i nomi che terminano in -logo e -fago in genere hanno il plurale in -ci e -gi se riguardano persone, in -chi e -ghi se riguardano cose (eccezione: esofago/esofagi); quelli che terminano in -fugo hanno il plurale in -ghi : psicologo/psicologi; dialogo/dialoghi antropofago/antropofagi; sarcofago/sarcofaghi profugo/profughi |
| NOMI SOVRABBONDANTI Alcuni nomi in -o si caratterizzano per avere due forme di plurale, e per questo sono detti sovrabbondanti. Eccone alcuni esempi: braccio - bracci/braccia budello - budelli/budella calcagno - calcagni/calcagna cervello - cervelli/cervella ciglio - cigli/ciglia corno - corni/corna cuoio - cuoi/cuoia filo - fili/fila fuso - fusi/fusa gesto - gesti/gesta ginocchio - ginocchi/ginocchia grido - gridi/grida labbro - labbri/labbra legno - legni/legna lenzuolo - lenzuoli/lenzuola membro - membri/membra muro - muri/mura osso - ossi/ossa urlo - urli/urla vestigio - vestigi/vestigia Talvolta le due forme hanno lo stesso significato o quasi (es. lenzuoli/lenzuola); in altri casi esistono differenze piú o meno marcate: ad esempio, cervella è usato solo in espressioni come “farsi saltare le cervella”; fila ha il significato di “trame” o “filamenti” e non va usato per indicare schieramenti (file del partito, dell’esercito ecc.). Infine, esistono sostantivi che hanno due singolari e due plurali: frutto/frutta p frutti/frutta (arcaico frutte) orecchio/orecchia p orecchi/orecchie strofa/strofe p strofe/strofi Il significato è lo stesso nelle due forme, sia al singolare sia al plurale. |
| ➤Attenzione: il sostantivo euro, di recente coniazione, è invariabile. Il
plurale in -i (euri) è errato. ●I nomi in -e, sia maschili sia femminili, hanno il plurale in -i: moglie/mogli; giudice/giudici ●Nomi invariabili (nel numero). Sono detti invariabili i sostantivi che non mutano al plurale. Appartengono a questa categoria: • alcuni sostantivi maschili in -a: vaglia, sosia, boia • alcuni sostantivi femminili in -o come dinamo; • alcuni sostantivi in -i: crisi, ipotesi, diagnosi • i sostantivi che terminano in vocale accentata: virtú, volontà, possibilità, novità, caffè • i sostantivi che terminano in consonante: wafer, gas, quiz • i sostantivi di una sola sillaba: re, sci, gru • i nomi abbreviati: auto (= automobile); bici (= bicicletta); cinema (= cinematografo); foto (= fotografia); moto (= motocicletta) • i nomi di alcuni colori; a parte il blu, si tratta sempre di colori che derivano da nomi di fiori, frutti o animali: blu, viola, rosa, malva, arancio (arancione), marrone, cachi, seppia Questi termini possono essere anche aggettivi, e anche in questo caso restano invariabili (sebbene arancioni e marroni siano invalsi nell’uso): i pantaloni marrone; le casacche arancione; le piastrelle blu • i sostantivi in -ie (tutti femminili): serie, progenie, barbarie, specie, calvizie, canizie Fanno eccezione moglie, superficie ed effigie. |
| ✎Nota etimologica: i sostantivi in -ie derivano da termini della quinta
declinazione latina, che hanno il nominativo plurale uguale a quello singolare: questo è il motivo per cui anche in italiano restano invariati. Piú che vere eccezioni, i plurali superfici ed effigi sono corruzioni derivate dall’uso, mentre mogli non è per nulla un’eccezione dal punto di vista etimologico, poiché deriva da un termine (mulier) che appartiene alla terza declinazione latina, non alla quinta. Va notato che la terminazione in -e di queste parole le può far sembrare dei plurali, e talora induce alla indebita “creazione” dei relativi singolari: canizia e calvizia sono errati, mentre spezia – benché etimologicamente oltraggioso: deriva da species, esattamente come specie – è entrato nell’uso ed è riportato dai vocabolari. ●Nomi difettivi. Si dicono difettivi i nomi che hanno solo il singolare o solo il plurale. • Il gruppo di sostantivi che hanno solo il singolare comprende nomi collettivi (fogliame); nomi astratti (solarità); nomi di malattia (morbillo); nomi di metalli (oro); nomi di elementi chimici (azoto); nomi non numerabili (latte, sangue, neve). Quando occorra indicare una molteplicità di questi termini, si ricorre alle perifrasi: numerosi casi di morbillo; vari tipi di latte Va notato che il plurale ori esiste solo con valore figurato (ori = oggetti d’oro, preziosi) e – in questa accezione – non ha il singolare. • Il gruppo che ha solo il plurale comprende nomi che indicano una molteplicità (dintorni, viveri); nomi di origine dotta (ferie); nomi che designano oggetti composti (redini) e altri ancora (nozze, esequie, dimissioni, stoviglie ecc.). |
| Plurali... singolari! Il termine calzoni (inteso come indumento) dovrebbe essere impiegato solo al plurale, ma è abbastanza comune incontrare il singolare per intendere ciascuna delle due parti di cui si compone, che – piú propriamente – dovrebbe essere chiamata gambale. Il singolare andrebbe riservato al termine gastronomico che indica una semiluna di pasta da pizza farcita. Altri possibili dubbi riguardano i nomi di attrezzi composti di due parti mobili (forbici, pinze, tenaglie), che per questo vanno sempre al plurale: il singolare è ammesso solo in senso figurato (la forbice tra le entrate e le uscite = il divario tra le entrate e le uscite). Infine, alcuni termini di altre lingue sono stati, per cosí dire, male incorporati nell’italiano e hanno generato errori grossolani. Ad esempio, cachi (o kaki, il frutto) è un termine giapponese di numero singolare, non un plurale da cui far derivare un inesistente caco, per cui si deve dire: ho mangiato un cachi, cosí come si dice ho mangiato un kiwi. Un altro caso è quello della parola silos, di origine latina con la mediazione dello spagnolo, che è squisitamente plurale. Il singolare è silo (non silos!) e il plurale corretto è sili (ma anche silos è accettato). Anche i composti si comportano allo stesso modo: autosilo al singolare (non autosilos!) e autosili (o autosilos) al plurale. |