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SOSTANTIVO - GENERE
La formazione del femminile

I sostantivi che indicano esseri animati possono riferirsi a maschi o a femmine: per questo, nella maggior parte dei casi tali nomi presentano forme diverse a seconda del sesso cui si riferiscono; avranno, cioè, un maschile e un femminile. A seconda di come si forma quest’ultimo, tali sostantivi possono essere mobili o indipendenti. Maschile e femminile possono però non avere forme diverse: è il caso dei nomi promiscui e invariabili.

●Nomi mobili. Sono detti nomi mobili quelli che presentano una forma femminile che si ricava dal maschile cambiando la terminazione o aggiungendo un suffisso.
• I nomi in -o hanno per lo piú il femminile in -a:
ladro - ladra; orso - orsa

Il femminile dei nomi indicanti professioni e cariche crea talora qualche imbarazzo (fonetico piú che linguistico), poiché in ambiti specifici una lunga tradizione ha visto una presenza esclusivamente maschile. Avvocatessa e deputatessa sono stati coniati sul modello di dottore/dottoressa, che tuttavia ha il maschile in -tore; le forme da preferire sono avvocata
e deputata, formate regolarmente dal maschile in -o (e oltretutto sono participi passati di verbi). Inoltre, in questi casi le forme in -essa possono apparire dispregiative. Il ricorso al termine aggiuntivo donna (avvocato donna, donna avvocato), impiegato talora, enfatizza il
sesso della persona a scapito del ruolo professionale.
Tra gli altri femminili “difficili” vale la pena di ricordare che notaio fa regolarmente notaia, e non ci sono ragioni grammaticali per cui soldato non dovrebbe fare soldata (non soldatessa, di uso abbastanza frequente). Va notato tuttavia che, quando si parla del ruolo e non della persona, il maschile è d’obbligo:
- Maria Rossi è stata eletta sindaco/nominata ambasciatore.

• I nomi maschili in -a formano il femminile aggiungendo -essa:
poeta - poetessa
• I nomi in -e presentano due forme di femminile: in -a e in -essa (in quest’ultimo caso si tratta di nomi che indicano cariche, professioni e titoli nobiliari):
padrone - padrona; conte - contessa
• I nomi uscenti in -tore hanno il femminile in -trice:
fattore - fattrice; pittore - pittrice
• I nomi uscenti in -sore hanno il femminile per lo piú in -itrice:
censore - censitrice
Tra le eccezioni professore, il cui femminile è professoressa; uccisore, che può fare sia ucciditrice sia uccisora; assessore, che fa assessora, predecessore, che fa predecessora.
• Presentano un femminile irregolare (nonostante la radice comune):
abate - badessa; re - regina; stregone - strega; dio - dea

●Nomi indipendenti. Sono detti indipendenti i nomi con radici diverse per il maschile e il femminile. Eccone alcuni esempi:

frate suora
fratello sorella
fuco ape
genero nuora
marito moglie
maschio femmina
montone capra
padre madre
papà mamma
porco scrofa
toro vacca
uomo donna

Anche gli aggettivi celibe/nubile fanno parte di questa categoria.

●Nomi promiscui. Sono detti promiscui i nomi indicanti animali che presentano un’unica forma per indicare sia il maschio sia la femmina.
Poiché l’articolo non cambia, l’identificazione del genere – quando necessaria – si fa aggiungendo l’aggettivo:
il leopardo maschio/il leopardo femmina
la iena maschio/la iena femmina
oppure
il maschio/la femmina della iena

●Nomi invariabili (nel genere) o di genere comune. Questa categoria annovera sostantivi aventi un’unica forma per il maschile e per il femminile.
Si tratta per lo piú di:
• nomi corrispondenti a participi sostantivati o termini che escono in -e (sono ambigeneri sia al singolare sia al plurale):
cantante/cantanti; dirigente/dirigenti; nipote/nipoti; parente/parenti
• nomi uscenti in -a, -cida, -iatra e -ista (che al plurale presentano forme diverse per il maschile e il femminile):
atleta/atleti-atlete; omicida/omicidi-omicide
odontoiatra/odontoiatri-odontoiatre; giornalista/giornalisti-giornaliste



ATTENZIONE AI FALSI !
Alcuni nomi sembrano il femminile di un altro termine, mentre si tratta di voci autonome,
benché talora la radice sia la stessa e il significato sia simile. Eccone alcuni esempi:

arco/arca
baleno/balena
balzo/balza
banco/banca
buco/buca
busto/busta
carico/carica
caso/casa
cassetto/cassetta
cerchio/cerchia
cero/cera
collo/colla
colpo/colpa
corso/corsa
covo/cova
foglio/foglia
fosso/fossa
gambo/gamba
limo/lima
maglio/maglia
manico/manica
masso/massa
modo/moda
mostro/mostra
palo/pala
panno/panna
pezzo/pezza
pianto/pianta
pizzo/pizza
porto/porta
regolo/regola
scalo/scala
spigolo/spigola
suolo/suola
taglio/taglia
tappo/tappa


●Nomi che cambiano significato a seconda del genere. Questo gruppo comprende sostantivi che hanno la stessa forma al maschile e al femminile, ma diverso significato; il genere si deduce dall’articolo o da eventuali aggettivi. Eccone alcuni esempi:
 
  MASCHILE FEMMINILE
asse moneta romana, asse terrestre tavola di legno
boa ettile, stola galleggiante
capitale ricchezza città principale di uno Stato
fine scopo conclusione
fonte vasca battesimale sorgente
fronte linea di combattimento parte del viso, facciata
lama monaco buddista, animale attrezzo tagliente, specchio d’acqua, avvallamento
pianeta corpo astronomico abito ecclesiastico
radio osso, elemento chimico apparecchio ricetrasmittente
●Nomi che cambiano genere a seconda del numero. Alcuni sostantivi hanno genere diverso al singolare e al plurale:
il carcere/le carceri; l’uovo/le uova; il riso (atto del ridere)/le risa
il paio/le paia; il miglio (unità di misura della distanza)/le miglia
il migliaio/le migliaia; il centinaio/le centinaia


I GENERI DELLE PAROLE STRANIERE ENTRATE NELL’USO
Le parole straniere di solito mantengono il genere d’origine (il neutro diventa maschile).
Nel caso dei termini inglesi ci si rifà al genere naturale se indicano esseri animati (il cameraman, la showgirl); i nomi designanti cose o azioni sono per lo piú di genere maschile, fatta eccezione per parole il cui corrispondente italiano faccia sentire forte il suo genere: la band, la privacy, la disco-music.


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