INTERVISTA DINO ZOFF
Dino Zoff, tutti la (0) (vedere) _______________ come un monumento dello
sport italiano. Ma
da bambino com’era?
«Uno normale di quei tempi, avevo la possibilità di giocare sempre. Facevo
qualsiasi genere di sport
anche se non (1) (codificare) _______________ come tale».
Che ricordi ha dei suoi genitori?
«La mia era una famiglia contadina che lavorava la terra con tutta la fatica
che questo (2) (comportare)
_______________. A casa mia c’è sempre stata la concretezza: non (3)
(esistere) _______________ le
scuse. La mia vita è in una frase che mi (4) (rivolgere) _______________ mio
padre dopo che (5)
(prendere) _______________ un gol su un tiro che non mi aspettavo; “Ma
perché, tu cosa fai, il
farmacista?”. È il concetto a cui (6) (accennare) _______________ prima
sull’impossibilita di
accampare scuse anche se poi, quando si (7) (commettere) _______________ un
errore, tutta questa
severità non c’era».
Questo tipo di educazione oggi (8) (funzionare) _______________ ancora?
«Ci sono certe regole, diciamo basilari, che (9) (dovere) _______________
ancora funzionare ecco».
A proposito di cose basilari: cosa significa per lei l’amicizia?
«Sentirsi sulla stessa lunghezza d’onda, (10) (ricordare) _______________
sempre che ci sono delle
regole: io a un amico non ho mai chiesto una cosa che (11) (potere)
_______________ metterlo in
difficoltà».
A più di trent’anni dal suo ritiro dai campi di gioco, che rapporto ha con
la sua carriera di
calciatore?
«Di contrasto. Ho fatto cose straordinarie però, (12) (essere)
_______________ poco umile nel mio
campo di competenza, mi sento sempre responsabile per qualche cosa in più
che, secondo me, (13)
(dovere) _______________ fare».
Facciamo un salto ai due mondiali di Argentina e Spagna: partenze con molte
critiche e rientri
trionfali. Quali sono state le differenze, risultato finale a parte?
«Differenze (14) (dire) _______________ poche con critiche in entrambe le
occasioni soprattutto con
Bearzot perché era uno che (15) (portare) _______________ avanti le sue idee
con determinazione.
L’anno prima del mondiale in Spagna, ad esempio, non (16) (chiamare)
_______________ Beccalossi
che poi (17) (diventare) _______________ giocatore dell’anno. Però lui aveva
l’unica visione che serve
per vincere: idee e convinzioni».
Quella sera di Madrid, quando l’arbitro (18) (fischiare) _______________,
sapevate che stavate
entrando nella storia delle persone?
«Assolutamente no!Avevamo tutti addosso una felicità così prorompente che
nessuno di noi pensava a
quello che (19) (succedere) _______________ dopo».
Il giocatore più bravo con cui ha giocato e il migliore che ha affrontato?
«Il compagno senza dubbio Sivori. Quanto agli avversari, (20) (giocare)
_______________ contro un
Pelè ormai in fase finale di carriera, il migliore che ho affrontato è stato
certamente Maradona». |