BARGELLO VINCE SUL WEB LA HIT DELLA SODDISFAZIONE
Il museo che dà più soddisfazione in Italia è il Bargello, a Firenze. L’ex
tribunale e carcere,
dove brilla il David di Donatello, è il museo con il migliore grado di
soddisfazione della visita,
secondo i turisti che commentano sui social network. In una competizione
mondiale in cui i
viaggiatori non si fidano più solo della tradizionale guida ma cercano
online, avere commenti
positivi sul web significa trasmettere una bella immagine di sé. E la
migliore in Italia è quella,
appunto, del Museo Nazionale del Bargello, ma è tutto il “sistema” dei musei
italiani ad avere
un voto positivo. Peccato però che musei, gallerie e pinacoteche non sempre
rispondano ai
commenti positivi o alle lamentele dei turisti: semplicemente, li ignorano.
E questo, a lungo
andare, può essere un punto debole nel futuro dei musei italiani.
A stilare la classifica della soddisfazione dei turisti con i dati presi
dalla rete è stata l’agenzia di
marketing e comunicazione Travel Appeal.
“Abbiamo preso i 20 musei statali che hanno cambiato i direttori adesso,
quelli che hanno
completa autonomia, ed abbiamo inserito altri 4 musei innovativi, come il
Muse o il Museo del
Cinema di Torino che non è neanche statale” spiega Mirko Lalli. Travel
Appeal ha poi raccolto
oltre 24 mila commenti, recensioni, tweet e post presenti sui vari social
network e li ha
confrontati con quelli di un anno fa.
Il risultato è che il Bargello ha un grado di soddisfazione positivo del
94%, stacca la Galleria
nazionale dell’Umbria di 4 punti così come la Reggia di Caserta e la
Galleria Estense. Persino
esperienze innovative come il bellissimo Museo delle scienze di Trento, il
Muse, è dietro,
come lo sono gli Uffizi, con un risultato ottimo (77%) ma ben inferiore. Il
problema è che, a
fronte di queste recensioni e commenti in gran parte positivi, non si
sfrutta la possibilità di ritwittarli, commentarli a propria volta, o
rispondergli. Un’attività che farebbe aumentare
visibilità e fiducia. Ma perché solo lo 0,2% dei commenti ha avuto una
risposta dagli stessi
musei, con una media di attesa di almeno 6 giorni? “Alle recensioni non si
risponde per un
problema culturale. - spiega Lalli - Chi è che dovrebbe rispondere? Il
direttore?”. Forse ci
vorrebbe una figura specifica. “Si tratta di un problema culturale. I musei
dovrebbero essere
pronti a gestire nuove situazioni. Però il dato positivo è che abbiamo una
grande reputazione,
tutti i musei hanno punteggi molto alti. Insomma, sono percepiti bene sul
web nonostante
siano poco attivi sulla rete”.
Verrebbe da dire: sono belli, basta quello. Ma la bellezza non basterà nel
futuro. “È
importante agire sul web perché, esattamente come accade ad un hotel, vieni
scelto dai turisti
per come appari sulla rete. L’apprezzamento dei visitatori è importante
perché la prima cosa
che fai quando arrivi in un posto è digitare su Google e capire cosa puoi
vedere. E anche quel
motore di ricerca usa le recensioni per dare risultati” insiste Lalli. E se
l’apprezzamento cade,
cadi anche nella graduatoria dei motori di ricerca.
Certo, il quadro è confortante: rispetto ad un anno fa molti indicatori
(accoglienza, spazi,
servizi e postazione) sono rimasti stabili, alcuni, come gli eventi e
l’accessibilità, sono
migliorati. Peggiorata è solo la ristorazione. Ma il dato più strano è che i
musei italiani, tra i
meno costosi del mondo, hanno il “voto” peggiore proprio sui biglietti: “È
la dimostrazione
dell’errore di comunicazione. Se sai comunicare bene, il consumatore capisce
il prezzo di cosa
paga”. Cosa ci sarebbe allora da fare adesso? “Vedere le recensioni intanto,
e imparare a
comunicare meglio con un sito web fatto bene e attraverso i social. E
questo, purtroppo, nelle
strutture italiane, è ancora molto lontano dalla realtà”. |