Schede di grammatica italiana
T (1)
TALORA O TAL’ORA?
La grafia corrente nell’italiano contemporaneo è talora (talvolta, ‘a volte’), con >>>univerbazione
- Ragazzi, quasi ancora bambini, molto difficili, con famiglie ancora più difficili, talora con precedenti penali («La Repubblica»)
Anticamente era diffusa anche la forma talor, con >>>troncamento
- Talor risponde e talor non fa motto (F. Petrarca, Canzoniere).
TAVOLO O TAVOLA?
Sono due parole di genere diverso che derivano dallo stesso etimo latino tabulam ‘asse di legno’.
• Il maschile tavolo è la forma più comune, e spesso esclusiva, per tavola nel significato generico di ‘mobile’
- tavolo da lavoro
- tavolo da gioco
- tavolo da disegno
Nel linguaggio giornalistico si usa tavolo per indicare un incontro tra rappresentanti di organismi istituzionali o sindacali con lo scopo di cercare un accordo risolutivo su questioni della massima importanza
- Siamo pronti a tornare al tavolo del negoziato sulla base della legalità internazionale e della fine dell’attività degli insediamenti («La Repubblica»).
• Il femminile tavola invece può indicare un’asse di legno o di un altro materiale, di forma perlopiù rettangolare e di spessore limitato, che può avere differenti usi
- Il falegname sta piallando una tavola
Senza ulteriori determinazioni indica la tavola attorno alla quale ci si siede per consumare i pasti
- Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più (P. Garinei e S. Giovannini, Aggiungi un posto a tavola)
Il plurale tavole è spesso usato per indicare un tavolato, cioè un insieme di tavole tra loro connesse in piano
- Calcare le tavole del palcoscenico (= in senso figurato, recitare a teatro).
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alternanza di genere e di significato
genere dei nomi
-TECA
È un >>>suffissoide derivato dal greco theke ‘ripostiglio, deposito’ e usato con il significato di ‘collezione, raccolta, custodia’ in parole derivate direttamente dal greco
- biblioteca (‘raccolta di libri per consultazione, lettura, studio’)
- pinacoteca (‘galleria in cui sono raccolte ed esposte opere di pittura’)
o formate modernamente
- emeroteca (‘raccolta di giornali e periodici per consultazione e lettura’)
- enoteca (‘raccolta di bottiglie di vini pregiati di vario tipo’)
- ludoteca (‘locale attrezzato per raccogliere e conservare giocattoli e altri mezzi ricreativi’)
- videoteca (‘collezione, raccolta di videocassette e DVD’)
Infine in alcuni composti della terminologia scientifica, -teca compare anche con il significato che ha in zoologia e in botanica, e cioè ‘rivestimento di varia natura che circonda un organo o un intero organismo’
- idroteca
- sporoteca.
TELE-
È un >>>prefissoide derivato dal greco tele ‘lontano’ che ha come primo significato ‘da lontano’ e si riferisce a operazioni che avvengono a distanza. È usato soprattutto in parole di formazione moderna, del linguaggio scientifico e tecnico
- telescopio (‘strumento per l’osservazione di oggetti distanti’)
- telelavoro (‘lavoro effettuato a distanza grazie all’utilizzo di sistemi di comunicazione’)
- telecomunicazione (‘procedimento che permette di far pervenire a un destinatario un’informazione utilizzando un sistema di trasmissione’)
Due composti di tele- hanno avuto particolare importanza e diffusione, dando vita a loro volta a composti in cui tele- ha assunto un nuovo significato, indipendente da quello originario:
• telefono, con composti in cui tele- significa ‘relativo al telefono o in generale al servizio telefonico’; oggi con questo significato tele- è poco usato, ma fino a pochi decenni fa è stato molto produttivo
- teleselezione
- telespia
- telesportello (‘sportello telefonico’)
• televisione, con nuovi composti in cui tele- significa ‘relativo alla televisione’
- telecronista
- telediffusione
- telefilm
- telegiornale
- telespettatore
- teleschermo
Nella terminologia medica più recente, il prefissoide tele- si riferisce soprattutto alla telemedicina (cioè alla medicina realizzata dal medico lontano dal paziente grazie a strumenti di comunicazione), in cui tele- ritorna all’originario significato di ‘a distanza’
- telechirurgia
- teledialisi.
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prefissi
TELEFONARE
Il verbo telefonare ha diversi significati, a cui corrispondono proprietà sintattiche diverse:
• con il significato di ‘comunicare, parlare per mezzo del telefono’ è un verbo intransitivo, con ausiliare avere
- A che ora posso telefonarti?
- Mi ha telefonato mio fratello per dirmi che Gianni e Roberta si sposano
• detto di due persone, con il significato di ‘chiamarsi e parlare per telefono l’una con l’altra’ è un verbo >>>riflessivo reciproco
- Io e mia madre ci telefoniamo spesso
• nel linguaggio colloquiale può essere usato anche come verbo transitivo con il significato di ‘comunicare qualcosa a qualcuno per telefono’
- Cos’è che mi volevi telefonare?
- Appena puoi, telefonami l’esito dell’esame.
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transitivi e intransitivi, verbi
TELEVISIONE: ALLA O IN?
La forma alla televisione è più corretta, poiché fa riferimento alla visione e all’ascolto delle trasmissioni televisive attraverso un apparecchio televisore
- È probabile che l’inaugurazione delle Olimpiadi la vedrò comodamente seduto a casa alla televisione («La Repubblica»)
Va ormai ritenuta accettabile, tuttavia, anche la forma in televisione, molto più comune nell’uso odierno e dovuta probabilmente all’influsso di frasi simili costruite con il verbo vedere (ad esempio L’ho visto in vetrina), in cui è normale l’uso della preposizione in
- Credevo che certe cose si vedessero solo in televisione («La Repubblica»).
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preposizioni
giornale: nel o sul?
TEMPI COMPOSTI
I tempi composti dei verbi si formano unendo una voce dei verbi ausiliari essere e avere con il participio passato dei verbi stessi
- Andrea ha vissuto in Spagna
- Il palloncino è volato in cielo
L’ausiliare segnala i tempi dell’azione, mentre il participio passato indica il numero e, in alcuni casi, il genere del soggetto
- L’estate scorsa Carla ed io siamo stati in vacanza in Sicilia
- Ti ho vista uscire di casa prima dell’una
- I tempi composti nei vari >>>modi sono:
MODI FINITI
indicativo
passato prossimo
trapassato prossimo
trapassato remoto
futuro anteriore
congiuntivo
passato
trapassato
condizionale
passato
MODI NON FINITI
infinito
passato
gerundio
passato
participio
passato
VEDI ANCHE
predicato verbale
TEMPI SEMPLICI
I tempi semplici dei verbi si formano unendo la >>>radice del verbo con la >>>desinenza. La radice porta il significato vero e proprio, mentre la desinenza porta le informazioni grammaticali, e cioè il genere e il numero del soggetto
- Giovanni abita davanti a casa mia
- Da piccola mia sorella si ruppe un braccio
I tempi semplici nei vari >>>modi sono:
MODI FINITI
indicativo
presente
imperfetto
passato remolo
futuro semplice
congiuntivo
presente
imperfetto
condizionale
presente
imperativo
presente
futuro
MODI NON FINITI
infinito
presente
gerundio
presente
participio
presente
VEDI ANCHE
predicato verbale
TEMPI VERBALI
I tempi verbali indicano il momento in cui si realizza l’azione espressa dal verbo. Generalmente la variazione del tempo è segnalata dalla variazione della >>>desinenza
io corr-o
lui / lei corr-eva
io cor-si
tu corr-essi
io corr-a
voi corr-erete
A partire dal momento dell’enunciazione, l’evento descritto dal verbo può essere anteriore, contemporaneo o posteriore. Pertanto i verbi hanno tre tempi fondamentali:
• il passato, che indica un evento anteriore;
• il presente, che indica un evento contemporaneo;
• il futuro, che indica un evento posteriore.
Questi tre tempi fondamentali si articolano in vari tempi che consentono di esprimere i rapporti tra diversi momenti temporali e diversi aspetti dell’azione verbale.
VEDI ANCHE
tempi composti
tempi semplici
predicato verbale
consecutio temporum
TEMPLI O TEMPI?
La forma corretta del plurale di tempio è templi, che si rifà all’etimologia latina templum.
La forma tempi, meno comune, è sconsigliabile perché ingenera ambiguità con la parola tempi, plurale di tempo.
VEDI ANCHE
latinismi
AVVERBI DI TEMPO
Gli avverbi di tempo indicano la circostanza o il periodo in cui avviene un fatto espresso da un verbo, un aggettivo o un altro avverbio. I più usati sono ora, adesso, ormai, subito, prima, dopo, sempre, spesso, talora, ancora, tuttora, già, mai, presto, tardi, oggi, domani, stamani, recentemente, successivamente
- Spero che riusciremo a vederci prima della fine dell’anno
- Siamo già arrivati in aeroporto
- Questa sera faresti meglio a non andare a letto tardi.
STORIA
Nell’uso letterario del passato era frequente anche l’avverbio mo ‘ora, tra poco’, che sopravvive oggi nei dialetti centromeridionali e in Lombardia
- E io: “Buon duca, non tegno riposto / a te mio cuor se non per dicer poco, / e tu m’hai non pur mo a ciò disposto (D. Alighieri, Inferno)
- E mo t’ammazzo! (= e ora ti uccido).
COMPLEMENTO DI TEMPO CONTINUATO
Nell’analisi logica, il complemento di tempo continuato è un complemento indiretto che indica la durata nel tempo dell’evento descritto dal verbo.
Il complemento di tempo continuato può essere introdotto dalla preposizione per, che in alcuni casi può essere omessa, e dalle preposizioni in, da, durante e oltre
- La zia si fermerà a casa nostra (per) qualche giorno
- Durante tutta la mattina il telefono non ha mai squillato
- Ho aspettato il treno oltre mezz’ora
Sono da considerare complementi di tempo continuato anche costruzioni introdotte da >>>locuzioni e >>>preposizioni come in due ore, da dieci giorni, in pochi minuti, da tre mesi
- Mio fratello abita a Londra da tre mesi
- Sapevamo tutta la verità fin dall’inizio
- Sistemo tutto io in un attimo!
VEDI ANCHE
per
in (preposizione)
da (preposizione)