Schede di grammatica italiana
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SEMPRE CHE O SEMPRECHÉ?
Sono corrette entrambe le grafie anche se oggi, per introdurre una proposizione >>>condizionale, la forma separata sempre che è nettamente più diffusa della forma sempreché, con >>>univerbazione e >>>accento grafico
- le operazioni diventerebbero complesse sempre che l’affondamento non avesse nel frattempo provocato lo sversamento di gasolio («La Repubblica»)
- E sempreché un governo Monti veda la luce, Renzi dovrà farsi spazio a colpi di proposte piuttosto che di proclami («La Repubblica»).
SENNONCHÉ, SENONCHÉ O SE NON CHE?
Sono da considerarsi corrette tutte e tre le grafie: sennonché (con >>>univerbazione e >>>raddoppiamento sintattico), senonché (con univerbazione, ma senza raddoppiamento), se non che (con grafia separata)
- Sennonché vi sono le seguenti criticità (www.reteprofessionisti.it)
- Senonché in tutto questo non s’è più visto un motivo di condanna (M. Calvesi, Caravaggio)
- Se non che, in Italia ormai non importa (www.restodelmondo.blogspot.com).
SE NO O SENNÒ?
Sono corrette entrambe le grafie di questo avverbio, che significa ‘altrimenti, in caso contrario’.
Oggi, la forma separata se no è più diffusa di quella con >>>univerbazione e >>>raddoppiamento sintattico sennò
- Sennò, perché l’avrebbe fatta venire? (M. Mazzucco, Vita)
- Levati la maglietta, se no te la levo io (D. Maraini, Buio).
SENZ’ALTRO O SENZALTRO?
La grafia corretta è senz’altro, con la >>>preposizione impropria senza soggetta a >>>elisione prima del pronome >>>indefinito altro.
La grafia senzaltro, risultato di una indebita >>>univerbazione, è da considerarsi errata.
SE O SÉ?
Si tratta di due >>>omonimi.
• Se, senza accento (dal latino si), è una congiunzione con valore ipotetico
- Se avessi un po’ di pazienza, lo capiresti
- Se fossi venuto ieri, mi avresti trovato
• Sé, con l’accento acuto (dal latino se), è il pronome personale riflessivo di terza persona
- Pensa solo a sé
- Di per sé sarebbe una buona idea.
DUBBI
Una diffusa consuetudine vuole che il pronome personale sé perda l’accento davanti all’aggettivo dimostrativo stesso, perché verrebbe meno la possibilità di confonderlo con la congiunzione se.
Tuttavia, non c’è ragione per cui una medesima forma debba essere scritta in un caso con l’accento e in un altro senza; inoltre, il problema della confusione potrebbe sorgere al plurale (se stessi e se stesse sono sequenze nelle quali se può essere congiunzione, in frasi come: se stessi male, ti chiamerei; se stesse a casa, risponderebbe).
È dunque consigliabile, perché più logica ed economica, la forma sé stesso.
SEPARAZIONE, COMPLEMENTO DI vedi ALLONTANAMENTO O SEPARAZIONE, COMPLEMENTO DI
SEPPURE O SE PURE?
Sono corrette entrambe le grafie di questa congiunzione usata per introdurre una proposizione >>>concessiva o >>>condizionale, anche se oggi la forma seppure con >>>univerbazione e >>>raddoppiamento sintattico è nettamente la più diffusa.
SEROTINO: SERÒTINO O SEROTÌNO?
La pronuncia corretta di questo aggettivo che significa ‘relativo alla sera, serale’ è seròtino, con la stessa accentazione >>>sdrucciola della parola latina da cui deriva (seròtinum).
La pronuncia serotìno, diffusa ma sconsigliabile, è dovuta a un avanzamento dell’accento sul modello degli aggettivi in -ino come cristallino, salino, saturnino ecc.
VERBI SERVILI
I verbi servili (detti anche modali) sono verbi che si combinano con un altro verbo di modo infinito per definire una particolare modalità dell’azione, che può essere:
• la possibilità, con il verbo potere
- Finalmente posso sedermi a tavola
• la volontà, con il verbo volere
- Vuole andare a Roma
• la necessità, con il verbo dovere o, meno frequentemente, avere da
- Dobbiamo stare più attenti
- Non ho da rimproverarmi niente.
DUBBI
Di solito l’ausiliare è lo stesso del verbo all’infinito
- Ho potuto mangiare molto (= ho mangiato)
- Sono dovuto tornare (= sono tornato)
Se però l’infinito è un verbo intransitivo, l’ausiliare può anche essere avere
- Era potuto andare / Aveva potuto andare (= ero andato)
Se l’infinito è essere, l’ausiliare è avere
- Hai dovuto essere bravo
Se l’infinito è passivo, l’ausiliare è avere
- Avete voluto essere segnalati
Con i pronomi >>>personali atoni mi, ti, si, ci, vi l’ausiliare è essere se il pronome atono si trova davanti al verbo
- Ci siamo potuti sentire
l’ausiliare è avere, se il pronome atono si trova dopo il verbo
- Non abbiamo potuto sentirci
I pronomi personali atoni possono essere collocati sia davanti al verbo servile, sia uniti al verbo infinito
- lo posso tenere / posso tenerlo
Però se si tratta di un gruppo pronominale, non può essere separato
- glieli posso tenere e non gli posso tenerli o li posso tenergli
Se il verbo servile regge due infiniti, si può collocare il pronome davanti al verbo servile
- lo devo poter dire
unito al primo verbo infinito
- devo poterlo dire
oppure, meno frequentemente, unito al secondo verbo infinito
- devo potere dirlo.
USI
Alcune grammatiche considerano verbi servili anche solere (‘essere solito’), sapere (nel significato di ‘essere capace di’), desiderare, osare
- Soleva rispondere di no
- So risolvere ogni problema.
VEDI ANCHE
avere o essere?
transitivi e intransitivi, verbi
forma attiva, passiva e riflessiva
SETTIMANA PROSSIMA
Negli ultimi anni, si sta diffondendo sempre di più l’espressione settimana prossima, senza articolo
- D’accordo, allora ci sentiamo settimana prossima
Originario del Nord Italia, quest’uso – sconsigliabile nello scritto e nel parlato di una certa formalità – nasce probabilmente sul modello di domenica prossima, giovedì scorso, locuzioni >>>avverbiali di tempo che non richiedono l’uso dell’articolo.
SHOCK O CHOC?
Entrambe le grafie di questo >>>prestito dalla lingua inglese sono accettabili.
• Shock mantiene la grafia originaria inglese, ed è la variante più diffusa in italiano
- Invece ci si deve lavorare insieme, e lo shock è grande (S. Veronesi, Caos calmo)
• Choc è fedele alla grafia francese (in cui la parola è giunta dall’inglese)
- Ho fatto dire dal medico che ero ancora sotto choc (A. Moravia, Boh)
Nello scritto informale, sono diffuse numerose altre varianti, come scioc, shoc o chock, che però sono sconsigliabili
- Servizio scioc sugli emo (www.solobari.it).
USI
Mentre per il sostantivo è possibile mantenere le grafie originarie, per i suoi derivati è consigliabile adottare soltanto la grafia adattata al sistema italiano: scioccare, scioccante, scioccato ecc.
- Da scioccante denuncia delle mode a sua volta in una moda non più scioccante (R. Ceserani, Raccontare il postmoderno).
VEDI ANCHE
calco
SIA… SIA O SIA… CHE? vedi CORRELATIVE, CONGIUNZIONI
SICCHÉ O SÌ CHE?
La grafia corretta di questa congiunzione è sicché, con >>>univerbazione e >>>raddoppiamento sintattico
- Andò verso le librerie e la vastità delle vetrine lo trattenne un momento sicché poté recuperare per decidere qualcosa (P. Volponi, La strada per Roma)
La grafia separata sì che è da considerarsi di uso antiquato, con un’ampia presenza nella tradizione letteraria dei secoli scorsi
- Tu ci hai dotati del funesto istinto della vita sì che il mortale non cada (U. Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis)
Sì che con grafia separata può corrispondere anche all’unione dell’avverbio sì e della congiunzione che, con il valore di ‘è certo che’
E lì sì che l’ho riconosciuta (S. Veronesi, Caos calmo).
SICCOME O SICCOME CHE?
La forma corretta di questa congiunzione subordinativa >>>causale è siccome
- Siccome ho il raffreddore, resto a casa
La forma siccome che, di uso regionale e popolare, ma sconsigliabile nei testi scritti e nel parlato sorvegliato, è modellata su forme come visto che, dato che, considerato che.
SIGLE vedi ACRONIMI
SIGMATICO, PASSATO REMOTO vedi PASSATO REMOTO, INDICATIVO