Questo semplice schema tornerà utile, come mappa dei concetti che più ricorrono in questo libro: «io piccolo», «mondo degli altri», «adulti», «energia», «Bambino».

Lo si interpreta così:
– il cerchio più piccolo rappresenta l’io di un adulto, e cioè tutto quello che un adulto sa di sapere (e non quel che sa davvero), e quello che sa di essere (non quel che è davvero) e quello che sa di poter fare, e di poter essere, e di poter sapere (e che è poco, rispetto a ciò che potrebbe veramente);
– il cerchio più grande rappresenta invece l’io di un bambino, cioè quello che un bambino sapeva di poter sapere ed essere e fare, prima che lo facessero diventare adulto;
– il fitto groviglio di linee oblique rappresenta ciò che Dante chiama la «selva oscura» in cui la diritta via è smarrita: e sono i condizionamenti, i traumi, le illusioni, gli inganni che si imprimono nell’io di un bambino durante la sua trasformazione in adulto; raramente gli adulti riescono a considerare quelle linee una per una, o a ricordare quando precisamente e quanto una qualsiasi di quelle linee ha diminuito l’estensione del loro io-bambino: le vedono nel loro insieme, e si sono rassegnati a chiamarle «il mondo» («così va il mondo»), «la gente» («la gente dice che…»), e soprattutto «gli altri»: e intendono con questi termini qualcosa che non saprebbero spiegare con precisione, ma di cui avvertono nettamente il potere – come una sorta di pressione esercitata dall’esterno su tutte le loro opinioni e su tutte le scelte principali della loro vita;
– l’area circolare intorno all’io adulto rappresenta il «tu», ovvero ciò che chiunque chiamerebbe «tu», parlando con un adulto: l’immagine che riusciamo a dare di noi stessi agli «altri», per proteggerci da loro; ed è costituita sia da ciò che noi vogliamo mostrare di noi stessi, sia da ciò che crediamo che gli «altri» (così come noi li immaginiamo) sappiano, pensino e vogliano vedere di noi;
e infine
– fuori dal cerchio grande, nel bianco della pagina, c’è l’Aldilà: e nell’Aldilà colloco l’«Io grande», cioè quel che ognuno di noi può scoprire di sapere, di essere e di poter fare, se riesce ad aprirsi un varco nel tu e nella selva dei suoi condizionamenti. E rispetto a questo «Io grande» chiamo «io piccolo» l’io di un adulto, nella speranza che cresca.