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16. IL LIBRO E LA CREAZIONE
LETTERARIA
A. «C’era una volta un ...» Quante volte da bambini abbiamo
sentito o letto questa frase che ci immergeva immediatamente
nel mondo fantastico e magico della fi aba. Facevano parte della
nostra vita tanto i re, i principi, le principesse, le fate quanto i
draghi, i nani, gli orchi, le streghe e altri mostri raccapriccianti.
Credevamo nelle fi abe e sognavamo di esserne i personaggi.
Certo, per calmare e intrattenere un bambino è un «rimedio»
giusto. Ma è comunque un’opera artistica, pur essendo
una narrazione originaria della tradizione popolare. I tratti
caratteristici della fi aba sono: i personaggi e gli avvenimenti
fantastici, il tempo e il luogo non precisati, la presenza di
personaggi buoni e cattivi, il lieto fi ne. Cappuccetto Rosso,
Barbablù, Pollicino, Biancaneve e i sette nani, Mignolina,
La sirenetta, La regina delle nevi, La principessa sul pisello
sono le fi abe più celebri. Alcune di loro sono la trascrizione
o l’invenzione di scrittori come i fratelli Grimm, Perrault
e Andersen. Alice nel Paese delle Meraviglie, Pinocchio,
Cipollino sono tra i personaggi più amati e conosciuti che
hanno inoltre ricevuto una trasposizione cinematografica.
 
B. – Signor Pascoletti, Lei è un editore rinomato. Secondo Lei,
cos’è più importante in un’opera letteraria o poetica? La personalità
dello scrittore o del poeta, il genere del libro o il suo titolo? O la
scrittura, il lessico, la punteggiatura o probababilmente l’edizione
del libro, la sua rilegatura o la copertina?
– Sarebbe strano dirlo ma tutto ciò che Lei ha supposto non
è di grande importanza. Il fatto è che mi piace il profumo della
carta. Essendo in una libreria prima dell’acquisto sfoglio il libro
e perfi no lo annuso. Se scelgo un libro non ci do mai una scorsa
veloce ma lo leggo da cima a fondo. Posso annotare qualcosa a
margine. Quanto a cosa scrive la critica, cerco di non prestarci
attenzione. Dal mio punto di vista, i critici e le loro recensioni
non sempre corrispondono al livello dello scrittore e della sua
opera. Alle volte elogiano qualcosa che non è degno di essere letto
o stroncano un romanzo eccellente, magistrale che magari ha
vinto un premio internazionale. La cosa sostanziale e decisiva che
Lei non ha menzionato è il tema, l’idea dell’opera e poi l’impatto
sociale, l’infl uenza che avrà.
– Quali opere hanno segnato la Sua vita?
– «Splendori e miserie delle cortigiane» di Balzac, «La
peste» di Camus, «L’urlo e il furore» di Faulkner, «Corpi vili»
di Waugh, «L’incarico» di Dürrenmatt, «La cantatrice calva»
di Ionesco, «Cent’anni di solitudine» e «Nessuno scrive al
colonello» di Márquez, «L’insostenibile leggerezza dell’essere»
di Kundera. In generale apprezzo molto quelle opere dove si
intrecciano generi diversi.
– Quali libri L’hanno colpita o L’hanno delusa negli ultimi
20–25 anni?
– Se parliamo della scena nazionale si distinguono
«Gomorra» di Saviano, «Il cimitero di Praga» di Eco, «Il treno
dell’ultima notte» di Maraini. Sono autentici capolavori! Se
guardiamo quella europea scelgo «Cecità» e «Le intermittenze
della morte» del Nobel portoghese Saramago, «Sottomissione»
del francese Houellebecq, «Avventure della ragazza cattiva» e «I
cuccioli» del peruviano-spagnolo Vargas Llosa e anche le opere
di Pamuk, Müller, Jelinek, Modiano e di altri scrittori europei.
Quanto alle delusioni non ne voglio parlare. Potrei solo dire che
mi ha stupito l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura
nel 2016.
– Secondo Lei, quale futuro spetta al libro?
– Non so ma sono sicuro che l’era digitale rappresenti una
sfi da molto seria per la lettura e il futuro del libro. L’importanza
della letteratura diminuisce, lo dobbiamo ammettere ma l’unica
cosa che possiamo fare è lottare! Auguro a tutti noi di avere la
fermezza e il coraggio necessari!

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