NOVANTATREESIMA LEZIONE La locandiera (1)
1 MIRANDOLINA : M'inchino a questi cavalieri. Chi mi domanda di lor signori? MARCHESE
: lo vi domando, ma non qui. M. : Dove mi vuole, eccellenza?
MARC. : Nella mia camera.
2 MIR. : Nella sua camera? Se ha bisogno di qualche cosa, verrà il cameriere a
servirla. MARC. : (Che dite di quel contegno?) (AL CAVALIERE)
CAVALIERE : (Quello che voi chiamate contegno, io lo chiamerei temerità, impertinenza)
(AL MARCHESE)
3 CONTE : Cara Mirandolina, io vi parlerò in pubblico, non vi darò l’incomodo di
venire nella mia camera. Osservate questi orecchini. Vi piacciono?
MIR. : Belli.
CONTE : Sono diamanti, sapete?
4 MIR. : Oh, li conosco. Me ne intendo anch’io dei diamanti.
CONTE : E sono al vostro comando.
CAV. : (Caro amico, voi li buttate via) (PIANO AL CONTE)
5 MIR. : Perchè mi vuol ella donare quegli orecchini?
MARC. : Veramente sarebbe un gran regalo! Ella ne ha de’ più belli al doppio. CONTE :
Questi sono legati alla moda. Vi prego riceverli per amor mio.
CAV. : (Oh che pazzo!) (DA SÈ) (2)
6 No, davvero, signore...
CONTE : Se non li prendete, mi disgustate. MIR. : Non so che dire... mi preme tenermi
amici gli avventori della mia locanda. Per non disgustare il signor conte, li prenderò.
(3)
7 CAV. : (Oh che forza!) (DA SE)
CONTE : (Che dite di quella prontezza di spirito?) (AL CAVALIERE)
CAV. : (Bella prontezza! Ve li mangia, e non vi ringrazia nemmeno) (AL CONTE)
8 MARC. : Veramente, signor Conte, vi siete acquistato un gran merito. Regalare una
donna in pubblico, per vanità! Mirandolina, vi ho da parlare a quattr’occhi, fra voi e
me : son cavaliere.
MIR. : (Che arsura! Non gliene cascano) (DA SÈ) Se altro non mi comandano, io me ne
anderò. (3)
9 CAV. : Ehi! Padrona. La biancheria che mi avete dato, non mi gusta. Se non ne avete
di meglio, mi provvederò. (CON DISPREZZO)
MIR. : Signore, ve ne sarà di meglio. Sarà servita, ma mi pare che la potrebbe
chiedere con un poco di gentilezza. (3)
10 CAV. : Dove spendo il mio denaro, non ho bisogno di far complimenti.
CONTE : Compatitelo. Egli è nemico capitale delle donne. (A MIRANDOLINA)
11 MIR. (SOLA) : Uh, che mai ha detto! L'eccellentissimo signor marchese Arsura mi
sposerebbe? Eppure, se mi volesse sposare, vi sarebbe una piccola difficoltà.
10 non lo vorrei. Mi piace l’arrosto, e del fumo non so che farne.
12 Se avessi sposati tutti quelli che hanno detto volermi, oh, avrei pure tanti
mariti! Quanti arrivano a questa locanda, tutti di me s’innamorano, tutti mi fanno i
cascamorti ; e tanti e tanti mi esibiscono di sposarmi a dirittura. (3)
13 E questo signor cavaliere, rustico come un orso, mi tratta sì bruscamente? Questi è
il primo forestiere capitato alla mia locanda,
11 quale non abbia avuto piacere di trattare con me.
14 Non dico che tutti in un salto s’abbiano a innamorare : ma disprezzarmi così? è una
cosa che mi muove la bile terribilmente.
15 È nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato
quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà.
16 E chi sa che non labbia trovata? Con questi per l’appunto mi ci metto di picca.
Quei che mi corrono dietro, presto presto mi annoiano.
17 La nobiltà non fa per me. La ricchezza la stimo e non la stimo. Tutto il mio
piacere consiste in vedermi servita, vagheggiata, adorata. Questa è la mia debolezza,
e questa è la debolezza di quasi tutte le donne.
18 A maritarmi non ci penso nemmeno ; non ho bisogno di nessuno ; vivo onestamente, e
godo la mia libertà.
19 Tratto con tutti, ma non m’innamoro mai di nessuno. Voglio burlarmi di tante
caricature di amanti spasimati ; e voglio usar tutta l’arte per vincere, abbattere e
sconquassare quei cuori barbari e duri che son nemici di noi,
20 che siamo la miglior cosa che abbia prodotto al mondo la bella madre natura.
{tratto da : Carlo Goldoni, "La Locandiera”, Atto I, Scene 5 e 9).
ESERCIZI : 1. "CAVALIERE : Ella mi ha vinto con tanta civiltà, che mi trovo obbligato
quasi ad amarla. Ma è donna : non me ne voglio fidare. Voglio andar via. - 2. Eppur è
vero, lo sento nel partire di qui una dispiacenza nuova, che non ho mai provata. Tanto
più presto mi convien partire. - 3. Sì, donne, sempre più dirò male di voi ; sì, voi
ci fate del male, ancora quando ci volete fare del bene. - 4. MIRANDOLINA : L'impresa
è fatta. Il di lui cuore è in fuoco, in fiamma, in cenere. - 5. Restami solo, per
compiere la mia vittoria, che si renda pubblico il mio trionfo, a scorno degli uomini
presuntuosi, e ad onore del nostro sesso".
(tratto da : C. Goldoni, "La locandiera", Atto II. Scene 14 e 19).