Il verbo

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verbi in italiano si coniugano per persona (1ª, 2ª o 3ª) e per numero (singolare o plurale) del soggetto, per tempo (presente, passato, futuro), per modo (indicativocongiuntivocondizionaleimperativoinfinitogerundio e participio) e talvolta per genere (maschile o femminile) del soggetto o dell'oggetto. A differenza di altre lingue (ad esempio dell'inglese o del francese) non è obbligatorio porre prima del verbo il pronome personale soggetto dato che le desinenze tra le diverse persone utilizzate nella coniugazione solo raramente permettono ambiguità.

I verbi italiani si raggruppano in tre gruppi principali per quanto riguarda la coniugazione.

I tempi possono essere semplici o composti, questi ultimi sono tempi formati da un verbo ausiliare (coniugato per persona, numero e modo) seguito dal participio passato del verbo.

Nel caso di tempi composti, il participio può essere accordato:

mentre è invariante negli altri casi (es. Hanno servito la cena alle otto in punto).

La forma di cortesia è quella della 3ª persona singolare; la stessa forma è usata per il pronome impersonale si.

Modo infinito

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L'infinito è la forma del verbo che si trova nei dizionari, e ne distingue l'appartenenza ad una delle tre coniugazioni a seconda della desinenza:

I verbi fare dire, benché uscenti rispettivamente in -are -ire, vengono spesso considerati facenti parte della 2coniugazione perché derivano dal latino facĕre e dicĕre.

Questo modo è impersonale, cioè non si coniuga per persona o numero.

Ha due tempi:

È usato in forma sostantivata per esprimere l'azione descritta dal verbo: "leggere è bello"

È spesso usato nelle proposizioni subordinate (causalifinalirelative) quando il soggetto è lo stesso della proposizione principale: "ho corso per arrivare in tempo" = ho corso affinché io arrivassi in tempo (non usata), ma "ho corso affinché tu arrivassi in tempo".

Si può usare per sostituire una proposizione relativa con un'oggettiva: "vedo gli uccelli volare" = "vedo gli uccelli che volano"; in tal caso il soggetto della subordinata viene declinato all'accusativo "vedo lui che vola" = "lo vedo volare".

In tutti questi casi, il tempo utilizzato dipende se si vuole esprimere un'azione contemporanea (infinito presente) o anteriore (infinito passato) rispetto alla proposizione principale.

Si usa inoltre come alternativa all'imperativo nel dare istruzioni.

Si usa infine, preceduto da non, come negazione della seconda persona singolare dell'imperativo presente.

Modo indicativo

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L'indicativo si usa per esprimere condizioni oggettive, stati di fatto, affermazioni. Consta di quattro tempi semplici:

ciascuno dei quali dà vita ad un tempo composto mediante ausiliare coniugato + participio passato (pp):

Tempo presente

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire*
io -o -o -o / -isco
tu -i -i -i / -isci
egli, ella, esso, essa -a -e -e / -isce
noi -iamo -iamo -iamo
voi -ate -ete -ite
essi, esse -ano -ono -ono / -iscono

* I verbi delle terza coniugazione che ammettono, tra radice e desinenza, l'interfisso -isc- vengono detti, forse impropriamente, verbi incoativi per analogia coi verbi latini che ammettevano il suffisso -sco con, invece, effettivo valore incoativo, ovvero d'indicare lo stato d'inizio o d'avvio dell'azione suggerita dalla radice verbale. Nei verbi italiani che ammettono l'aggiunta di -isc-, tale infisso non ha alcun valore semantico, e non modifica quindi il significato originario del verbo che rimane sempre lo stesso, anche quando ammette entrambe le forme con e senza; io nutro e io nutrisco sono equivalenti, e la forma io nutrisco non assume il valore incoativo di "io inizio a nutrire".

Tempo imperfetto

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire
io -avo -evo -ivo
tu -avi -evi -ivi
egli, ella, esso, essa -ava -eva -iva
noi -avamo -evamo -ivamo
voi -avate -evate -ivate
essi, esse -avano -evano -ivano

Tempo passato remoto

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire
io -ai -ei, -etti(1) -ii
tu -asti -esti -isti
egli, ella, esso, essa -é, -ette(2)
noi -ammo -emmo -immo
voi -aste -este -iste
essi, esse -arono -erono, -ettero(3) -irono

(1) per molti verbi della seconda coniugazione la desinenza è -i, ma cambia la radice del verbo. (cadere > caddiscrivere > scrissitenere > tenni; etc.)
(2) per molti verbi della seconda coniugazione la desinenza è -e, ma cambia la radice del verbo. (cadere > caddescrivere > scrissetenere > tenne; etc.)
(3) per molti verbi della seconda coniugazione la desinenza è -ero, ma cambia la radice del verbo. (cadere > cadderoscrivere > scrisserotenere > tennero; etc.)

Tempo futuro semplice

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire
io -erò -(e) rò -irò
tu -erai -(e) rai -irai
egli, ella, esso, essa -erà -(e) rà -irà
noi -eremo -(e) remo -iremo
voi -erete -(e) rete -irete
essi, esse -eranno -(e) ranno -iranno

Modo condizionale

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Il condizionale si usa per esprimere eventi e situazioni subordinate a condizioni e a seguito di proposizioni ipotetiche introdotte da se + congiuntivo. Ha due tempi: uno semplice, il condizionale presente, e uno composto, il condizionale passato, formato dal condizionale presente del verbo ausiliare unito al participio passato del verbo; ad esempio, "io avrei parlatoio sarei caduto".

Tempo presente

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire
io -erei -erei -irei
tu -eresti -eresti -iresti
egli, ella, esso, essa -erebbe -erebbe -irebbe
noi -eremmo -eremmo -iremmo
voi -ereste -ereste -ireste
essi, esse -erebbero -erebbero -irebbero

Modo congiuntivo

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Il congiuntivo si usa solitamente nelle proposizioni subordinate per esprimere ipotesi o dubbi nei casi in cui la subordinata è retta da congiunzioni quali "che", "se", "perché", "affinché".
Ci sono due forme semplici di tempo:

che danno forma a due ulteriori tempi composti con l'ausiliare coniugato e il participio passato:

Nei casi in cui il congiuntivo manca, si usa:

Tempo presente

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire
io -i -a -a / -isca
tu -i -a -a / -isca
egli, ella, esso, essa -i -a -a / -isca
noi -iamo -iamo -iamo
voi -iate -iate -iate
essi, esse -ino -ano -ano / -iscano

Tempo imperfetto

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire
io -assi -essi -issi
tu -assi -essi -issi
egli, ella, esso, essa -asse -esse -isse
noi -assimo -essimo -issimo
voi -aste -este -iste
essi, esse -assero -essero -issero

Uso dei tempi del congiuntivo

Lo stesso argomento in dettaglio: Concordanza dei tempi.

La grammatica ha ereditato dalla grammatica latina, sia pure con delle differenze, la consecùtio tèmporum, cioè un insieme di norme che regolano il rapporto tra i tempi e i modi di una frase principale (o sovraordinata) e della frase subordinata per esprimere il rapporto di contemporaneità, anteriorità, e posteriorità. Questo sistema di regole viene descritto qui con l'esempio della subordinata al congiuntivo.

Per esprimere contemporaneità nel presente (la frase principale usa un tempo presente o futuro) si usa il congiuntivo presente:[8]

Per esprimere contemporaneità nel passato (la frase principale usa il tempo imperfetto o passato remoto) si usa il congiuntivo imperfetto:

Per esprimere anteriorità al presente la frase subordinata deve avere il verbo al congiuntivo passato:

Per esprimere anteriorità al passato la frase subordinata deve avere il verbo al congiuntivo trapassato:

Per esprimere posteriorità, dato che il congiuntivo non ha tempo futuro, si utilizza il futuro dell'indicativo:

La posteriorità può essere indicata anche con il condizionale passato nel caso che il tempo principale sia all'imperfetto:

Analoghe regole valgono per la scelta dei tempi dell'indicativo nella frase subordinata.

Modo imperativo

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L'imperativo si usa per formulare esortazioni. Rifiuta sempre il pronome personale soggetto.

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. partire / capire
tu -a -i -i /-isci
egli, ella, esso, essa -i -a -a/ -isca
noi -iamo -iamo -iamo
voi -ate -ete -ite
essi, esse -ino -ano -ano / -iscano

Per la prima e seconda persona plurale (noi e voi), le forme coincidono con quelle del presente indicativo e vengono di solito considerate a tutti gli effetti come forme dell'imperativo.[3] Per la terza persona, invece, viene usata la corrispondente voce del congiuntivo (congiuntivo esortativo).

Quando è seguito da pronome atono (-mi-ti-lo-la-ci-vi-li-le-ne es. "guardami!" = "guarda me!") il pronome è in genere posposto.

La forma atona del pronome è però sempre proclitica (anteposta) con le voci di terza persona, sia singolare che plurale (es. "Signora, mi guardi!"; "Signori, mi guardino!"; oppure: "signora, mi dica la verità!"; "Signori, mi dicano la verità!"). Il procedimento si realizza concordemente alle regole sulle forme del congiuntivo presente, con le quali l'imperativo della terza persona coincide perfettamente.

Modo gerundio

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Il gerundio si usa con il verbo "stare" per la costruzione di frasi progressive ("sto andando a Roma", quindi sono in viaggio), oppure al posto di una frase subordinata temporale o causale ("vedendo il sole, uscì). Esiste il gerundio presente, un tempo semplice, e il gerundio passato, tempo composto formato dal gerundio presente dell'ausiliare e dal participio passato del verbo: "avendo parlato - essendo caduto".
A volte nel gerundio passato l'ausiliare è omesso, e rimane il solo participio passato con la stessa funzione del gerundio, ed è impersonale come l'infinito.

-are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. partire / capire
-ando -endo -endo

Modo participio

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Il participio presente è la forma che esprime un soggetto nell'atto o nella qualifica di chi compie l'azione: "il quorum è raggiunto se si recano a votare la maggioranza degli aventi diritto al voto". È variabile per numero.

È indicata come participio passato la forma usata principalmente per la costruzione dei tempi composti.[3] Viene inoltre usato come aggettivo per descrivere la persona o la cosa avente ricevuto un'azione: "i piatti lavati vengono quindi asciugati" = "i piatti che sono stati lavati vengono quindi asciugati" o "i piatti, dopo essere stati lavati, vengono quindi asciugati"; in quest'ultimo caso è declinato come un aggettivo.

  -are
es. parlare
-ere
es. vendere
-ire
es. dormire / capire
presente -ante -ente -ente / -iente
passato -ato -uto -ito

L'avverbio

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Lo stesso argomento in dettaglio: Avverbio (lingua italiana).

Gli avverbi hanno la stessa funzione degli aggettivi ma non si riferiscono ai nomi. Sono legati primariamente ai verbi (di qui il loro nome), ma possono riferirsi anche ad un aggettivo oppure ad un altro avverbio. Gli avverbi sono invariabili rispetto al genere ed al numero: (esempi: presto, prima, male).

Molti avverbi vengono derivati dagli aggettivi (strano→stranamente). Altri costituiscono parole a sé stanti (presto, qui, adesso, avanti, poco, forse). Alcuni avverbi hanno la stessa funzione sintattica delle preposizioni: durante la cena; davanti all'automobile; prima di pranzo).