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Il maestro delle ombre
| Donato Carrisi Il maestro delle ombre |
| Nota dell’autore |
| Un proverbio usato in tutto il mondo, ma di cui s’ignora la paternità, recita che «Roma non è stata fatta in un giorno». Tuttavia ho scoperto che per distruggerla ci vuole anche molto meno. Ho sempre saputo che Roma ha subito diverse devastazioni. La più famosa resta l’incendio che viene attribuito alla volontà dell’imperatore Nerone, ma è un falso storico. Più spesso il responsabile è stato il Tevere. Eppure l’idea di questa storia mi è venuta il 19 febbraio 2015 quando, in occasione della partita di calcio Roma-Feyenoord, gli hooligans olandesi (che siano maledetti!) in pochi minuti devastarono piazza di Spagna danneggiando irrimediabilmente la fontana della Barcaccia. Il giorno successivo, ancora infuriato e indignato, andai a sedermi nello studio del mio amico professore Massimo Parisi e gli domandai, candidamente, come avrei potuto distruggere la Città Eterna in meno di ventiquattro ore. Lui non si scompose e mi disse: «Semplice, fai piovere incessantemente per due giorni e manda in tilt una centrale elettrica: dopo poche ore sarà il caos». Poi impiegò un intero pomeriggio a spiegarmi le conseguenze catastrofiche che una così banale combinazione di eventi avrebbe avuto sulla vita di ogni romano. Però c’è voluto almeno un altro anno di ricerche per approfondire la fattibilità della cosa nonché gli effetti a breve termine. Ho dovuto consultare diversi esperti – e alcuni erano vere autorità in materia – per giungere al risultato finale. Geologi, archeologi, ingegneri, urbanisti e meteorologi si sono divertiti a fornirmi la propria versione dell’Apocalisse. Ho dovuto imparare molte cose che non conoscevo (e che non avrei mai pensato di dover conoscere!). Alla fine, però, ero davvero in grado di distruggere Roma. Devo ammettere che, scrivendo questa storia, mi sono sentito come l’eroe cattivo di una graphic novel. Il dettaglio del Captagon, aggiunto al mio personalissimo piano per annientare la città, però lo devo a Marta Serafini e a un illuminante articolo apparso sul Corriere della Sera. Inoltre ho un debito con le forze di polizia italiane che, negli anni, non mi hanno mai fatto mancare consulenze e supporti. In questa circostanza, oltre a illustrarmi i piani di sicurezza previsti in caso di calamità, hanno avuto la pazienza di rispondere a tutte le mie più assurde domande. Siccome volevo che le pagine trasmettessero un senso di smarrimento e di claustrofobia, ho deciso di accettare l’offerta di Francesco Orfino di farmi da guida nel sottosuolo di Roma. La villa patrizia visitata da Marcus e Sandra esiste realmente e lo sguardo felice dei due sposi padroni di casa è tutt’ora protetto dall’oscurità. Come sempre, non posso dimenticare l’apporto del mio amico padre Jonathan, ispiratore della saga dei penitenzieri. Ma il ringraziamento più sentito va alla Penitenzieria Apostolica – il vero Tribunale delle Anime – e a tutte le persone che lavorano da secoli per la conservazione del prezioso archivio dei peccati. Conoscerli ed essere ammesso al palazzo della Cancelleria è stato un privilegio che non potrò mai dimenticare. Donato Carrisi |
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