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Il maestro delle ombre
| Donato Carrisi Il maestro delle ombre |
| IL TRAMONTO |
| 23 57 minuti all’alba Lo sorprese di fronte al grande camino di travertino rosa. Esattamente nello stesso punto in cui si trovava quando si erano visti l’ultima volta, quasi ventiquattro ore prima. Solo che adesso il cardinale non l’aveva sentito entrare nell’attico con affaccio esclusivo sui Fori Imperiali. Quando si accorse di lui, impallidì. Come un vivo che ha appena visto un morto. Marcus non poteva sapere quanto fosse vero quel paragone. Erriaga conosceva il contenuto del taccuino – la confessione di un moribondo. «È stato lei a incaricarmi d’indagare» disse. «Mi ha affidato il caso della scomparsa di Tobia Frai, ma purtroppo l’ho dimenticato.» «E non è meglio per tutti?» ribatté con calma l’alto porporato. «Quando è successo?» domandò il penitenziere. «Qualche settimana fa.» Il pensiero di aver perso il ricordo di così tanti giorni sconvolse Marcus. «Perché? Che interesse poteva avere per lei un bambino scomparso nove anni fa?» Erriaga sospirò. «Quando ieri sono venuto a cercarti nella soffitta di via dei Serpenti, mentre aspettavo che tornassi a casa, ho trovato una foto in bianco e nero sotto il cuscino del tuo letto… Lei non sa che la stai fotografando, si capisce dallo sguardo. Ma dall’immagine emergono tante verità. Non potendola toccare come uomo, ti accontenti che la luce vada ad accarezzarla e poi torni da te, per imprimersi sulla pellicola.» Sospirò di nuovo. «Sono convinto che non pensi al tuo sentimento come a un peccato, qualcosa per cui ci si deve confessare e che richiede il perdono di Dio.» «Non più» ammise il penitenziere. «Allora mi puoi capire.» Marcus si accorse che Erriaga stringeva in una mano un taccuino. «Chi poteva immaginare che quella giovane novizia fosse stata inviata da un turpe assassino per sedurmi?» proseguì il cardinale. «Il padre è lei.» Anche se lo sapeva già, Marcus aveva bisogno di dirlo proprio allora, in quella stanza. «Per nove anni, Van Buren ha provato a ricattarla usando il bambino.» «E intanto si preparava a fuggire.» Il cardinale era già stato raggiunto dalla notizia dell’eccidio nel convento. «Mi ha distratto, è stato abile e anche molto furbo.» «Sapeva che non avrebbe ceduto, la conosceva bene.» «A quanto pare, sì.» Sorrise, ma durò poco. «Cosa c’è sul taccuino, cardinale?» domandò Marcus perentoriamente. Erriaga lo fissò. «La tua memoria.» La rivelazione lo scosse. «Ho il diritto di sapere.» «Hai scritto il tuo peccato e l’hai lasciato sull’inginocchiatoio di un confessionale.» Brandì il libriccino. «Ciò che è riportato in queste pagine è stato giudicato dal Tribunale delle Anime.» «Qual è la mia colpa? Me lo dica.» Erriaga gli riservò uno sguardo compassionevole. «Credimi, non ti piacerebbe sapere ciò che c’è scritto.» Marcus sentì lacrime calde affiorargli negli occhi. Era rabbia, ma anche stanchezza, frustrazione. «Mi dica almeno se sono riuscito a salvare la vita del bambino.» Erriaga annuì. Il penitenziere si mise a piangere. «Se cado io, cade anche il Tribunale delle Anime» affermò il cardinale inaspettatamente. «L’Avvocato del Diavolo non può avere macchie nel proprio passato.» Marcus sollevò lo sguardo su di lui. «Cosa sta cercando di dirmi?» «Che siamo entrambi peccatori, che meriteremmo di essere condannati. Ma siamo anche indispensabili per la Chiesa. Cosa accadrebbe se, a causa della nostra fragilità di esseri umani, fossimo costretti ad abdicare alle nostre funzioni? Cosa succederebbe se smettessimo di vigilare contro il male? Abbiamo un compito da svolgere, non possiamo permetterci di chiedere perdono.» Finalmente Marcus comprese. E ne fu nauseato. «La loro paura più grande è morire privati del proprio potere» ripeté citando le parole di Van Buren. Ma il cardinale non aveva finito. «Hai portato il bambino in un posto sicuro, poi l’hai lasciato solo ma con la promessa che qualcuno sarebbe andato presto a riprenderlo.» «Perché avrei fatto una cosa del genere?» «Perché sapevi di dover morire.» «E l’ho scritto sul taccuino, vero? Lì sopra rivelo dov’è il nascondiglio di Tobia Frai. Lasciandolo nel confessionale, ero sicuro che l’informazione sarebbe giunta fino a lei… Suo padre.» «Mi hai dato la possibilità di salvare il mio unico figlio» confermò Erriaga. «E ti ringrazio. È stato molto nobile da parte tua.» Marcus lo vide avvicinarsi di nuovo al camino di travertino rosa e fissare la fiamma. «Non lo farà, vero? Non andrà a salvare il sangue del suo sangue…» «Alcune colpe devono rimanere segrete» disse il cardinale guardando il taccuino. «Alcuni peccati non vanno perdonati.» E lo gettò nel fuoco. |
Italiano index_italian_m Il maestro delle ombre p277