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Donato Carrisi
Il maestro delle ombre
L’ALBA
9

Il Tevere aveva superato il livello di guardia.
Era l’ultima novità dell’emergenza. Da qualche ora, il fiume
era costantemente monitorato nel timore di un’improvvisa
esondazione. Era impossibile prevedere quanta pioggia sarebbe
ancora caduta su Roma e se gli argini sarebbero riusciti a
contenere una piena.
Il personale della protezione civile era stato incaricato di
spostare le opere d’arte, che arricchivano musei e palazzi, ai piani
alti degli edifici. Si mettevano in sicurezza i monumenti erigendo
muri di sacchi di sabbia, simili a trincee. Piazza Navona, l’Ara
Pacis, il Colosseo, il Pantheon e tutte le chiese e i siti
archeologici sembravano campi di battaglia.
Nonostante non avvenisse un’esondazione da più di
quarant’anni, era sempre vivo nella gente il ricordo dei capricci
del grande fiume che, in passato, aveva più volte invaso il centro
storico. Il Tevere ribadiva ancora una volta chi fosse il vero
padrone di Roma, chi per secoli le aveva donato bellezza e
prosperità, e chi avrebbe potuto riprendersi tutto in pochi minuti.
Anche per questo i locali dell’archivio della questura erano deserti.
Il personale addetto infatti era stato dislocato dove era più
utile. Sandra ci sperava, perché non voleva spiegare ai colleghi il
motivo per cui si trovava lì. La grande stanza affrescata,
nell’antico palazzo che era sede della polizia di Roma, la accolse
con la sua quiete intatta. Somigliava alla sala di consultazione di
un’immensa biblioteca. Però sui lunghi tavoli di legno, al posto
dei tomi secolari, c’erano moderni computer che in quel momento
funzionavano grazie all’energia dei generatori.
Sandra si sedette davanti a uno dei terminali e iniziò a
inserire gli estremi della ricerca incentrata sul nome di Vitali.
Partì dallo stato di servizio e vide che l’ispettore aveva
peregrinato parecchio negli ultimi anni. Prima di approdare
all’ufficio statistiche su crimine e criminalità, aveva diretto
l’ufficio pensionamenti, quindi aveva sovrainteso la gestione del
parco automezzi. Si era occupato di comunicazione, della rivista
del corpo e così via. Tutti incarichi modesti, che non prevedevano
alcun ruolo operativo e non contemplavano, perciò, alcun rischio.
Tuttavia quella mattina al formicaio, nell’ufficio del questore,
Vitali aveva rivelato un’assoluta padronanza della situazione. Si
era espresso come un profiler nel descrivere l’assassino del
filmato rinvenuto nel telefono. «C’è un essere umano là fuori
capace di fare cose indicibili ai propri simili… Non commetta
l’errore di pensare che si tratti solo di un avvertimento o di una
minaccia. È una dichiarazione d’intenti. Vuole dirci: questo è
solo l’inizio.»
Qualcosa non quadrava in quel poliziotto, Sandra ne era
convinta. Cercò di risalire ai vecchi fascicoli dell’ispettore, per
capire chi fosse davvero. La risposta degli archivi fu un blocco
insormontabile.
«File di quarto livello» recitava la dicitura sul monitor.
Ufficio statistiche un cazzo, si disse Sandra. Il quarto livello
di riservatezza era destinato ai casi in cui erano in gioco
questioni di sicurezza. Vi rientravano le indagini su cellule
terroristiche, gruppi eversivi, serial killer.
In quali di queste categorie rientrava l’omicidio a cui aveva
assistito nel filmato? Un drogato che parlava aramaico dopo
essere stato comunicato con un’ostia nera. L’acido che era stato
costretto a bere e che gli aveva bruciato le carni dall’interno. Il
cerchio azzurro sulla pelle. L’assassino che aveva ripreso tutto
con un telefonino, lasciandolo poi di proposito su un taxi per
farlo pervenire alla polizia.
Perché su quel cellulare c’era una macchia di sangue da
epistassi? Marcus era davvero coinvolto in quella storia, oppure
Sandra si era fatta solo condizionare perché non riusciva a
togliersi quell’uomo dalla testa?
Rammentò la traduzione fatta da Vitali delle parole del
condannato prima di morire: «Il Signore delle ombre cammina
con me. Lui è il maestro della verità. Lui è la nuova vita…»
Era una preghiera, e ciò avvalorava il coinvolgimento del
prete penitenziere. Ma, nello stesso tempo, quella supplica non
era come le altre. Qualcosa stonava.
Per questo decise di approfondire la questione con l’uomo
più religioso che conosceva.
La porta tagliafuoco che immetteva sulla scala d’emergenza al
terzo piano della questura era scollegata dall’allarme antincendio.
Eppure la manutenzione dell’impianto era costante. Ogni volta
che il sensore veniva riparato, trascorreva qualche giorno e si
rompeva di nuovo. Nessuno dei tecnici riusciva a spiegarsi il
mistero. Tuttavia, per svelare l’arcano, sarebbe bastato andare lì
verso le undici del mattino, allorché il commissario Crespi si
serviva dell’uscita per accedere al ballatoio e fumare la sua unica
sigaretta della giornata. Solo Sandra era al corrente del fatto che
era proprio lui a disattivare il sensore, perché si era ritagliato
un’oasi privata di piacere e non voleva assolutamente rinunciarvi.
Anche a discapito della sicurezza dei colleghi.
Forse era l’unico, vero peccato di un uomo irreprensibile
come Crespi, pensò Sandra.
Era convinta che nemmeno l’allerta meteo e il blackout
avrebbero impedito al commissario di concedersi quei pochi
minuti di solitaria beatitudine. Perciò, quando andò a cercarlo, lo
trovò esattamente dove si aspettava di trovarlo.
«Vega, che ci fai qui? Non avevi il resto della giornata libero?»
Il commissario aveva appena acceso la sigaretta. «Dobbiamo parlare.»
«Di cosa?»
«Chi è Vitali?»
Crespi sbuffò il fumo, non sapeva dove guardare. «Che razza
di domanda è?»
«Pretendo di sapere chi è veramente Vitali…»
«Perché non te ne torni a casa? Hai sentito che il Tevere
potrebbe esondare?»
A Sandra, però, non importava nulla del Tevere. Si avvicinò e
lo fissò dritto nei piccoli occhi verdi. «Tu, lui, il questore, il capo
della polizia: avete messo su una bella recita per me stamattina.
Cosa c’è sotto? Ho il diritto di saperlo.»
«Te l’abbiamo detto. Che altro c’è da sapere?»
«Non mi importa che mi abbiate messo in mezzo. Fa più male
che ci sia anche tu dietro questo schifo.»
Crespi tacque per un istante di troppo. Sembrava mortificato.
Sandra capì che non si era sbagliata. Fece calare i toni. «Ho
sempre pensato che fossi diverso dagli altri, migliore. E mi sono
sempre fidata di te. Anche adesso mi fido di te, altrimenti non
sarei qui.» Era un brav’uomo. E lei conosceva il suo posticino
segreto solo perché era stato lui a portarla lì, un giorno che era
scoppiata a piangere per il troppo stress accumulato. Era stato ai
tempi dei terribili fatti del mostro di Roma, dopo che aveva detto
addio a Marcus. Crespi non voleva che gli altri poliziotti la
vedessero in lacrime, così le aveva offerto un rifugio e una spalla
su cui sfogarsi. «Avanti, commissario, dimmi che sta succedendo.
Ti prego.»
L’uomo trasse un profondo respiro, il suo stomaco
prominente sobbalzò. Si passò una mano fra i capelli, grattandosi
la nuca alla ricerca di un motivo valido per rompere gli indugi.
Alla fine lo trovò. «Di questa cosa non si parla mai. Certi
argomenti possono generare equivoci, imbarazzi… E poi ai
contribuenti non piace che le tasse siano spese per cose del
genere, specie se ci sono un sacco di delinquenti comuni a cui
dare la caccia. E la stampa è sempre brava a fomentare l’opinione
pubblica. Ecco perché Vitali gode di uno status particolare
all’interno del corpo di polizia, e si preferisce mantenere un
profilo basso riguardo alla questione.»
Sandra non riusciva a seguire il senso del discorso. Il
superiore tergiversava, le sembrava impazzito. «Crespi, ma di che
parli? Quale questione? Non capisco…»
L’altro deglutì e la fissò. «Sezione crimini esoterici.»
Sandra comprese in un istante le remore del commissario. «Di
che si tratta?»
«In verità, il solo componente è Vitali» disse a bassa voce.
«La sezione si occupa di reati che hanno a che fare con la
religione: predicatori che plagiano ragazzi indifesi e li
schiavizzano nelle loro comunità, fanatici invasati che uccidono
per mondare la società dalle proprie colpe, sette sataniche…»
Sandra ripensò al video nel telefonino. A cosa aveva assistito,
esattamente? L’impressione di trovarsi davanti a una specie di
sacrificio umano non era svanita. Ora Crespi le forniva quasi la
certezza. «Parlami di Vitali.»
«È uno stronzo, ma questo l’avrai capito anche tu.»
Era strano sentire un simile linguaggio uscire dalle labbra di
uno come Crespi, sempre attento alle parole, mai volgare. Se
aveva usato un simile frasario, allora c’era da credergli. «Non
piace neanche a me.»
«Sì, ma non dirlo troppo in giro. Tratta materie delicate ed è
abituato a muoversi in una zona grigia. Quando indaga gode di
ampi poteri e ha orecchie dappertutto. È un uomo influente,
anche i capi lo temono. Gira voce che sia a conoscenza di svariati
segreti con cui si è garantito una specie di ’immunità di servizio’.»
«Che intendi dire?»
«Che è autorizzato a ricorrere a metodi non convenzionali,
che spesso rasentano il limite del codice penale senza però
violare palesemente alcuna legge. Nei casi di cui si occupa, più
del risultato conta la discrezione.»
Sandra lo scrutò bene negli occhi. «Anche tu hai paura di lui, vero?»
Crespi gettò via il mozzicone di sigaretta e, contravvenendo
alla regola che si era imposto, quel giorno ne accese una seconda.
Diede una profonda boccata e puntò un dito contro Sandra.
«Ascoltami bene: stagli lontano, hai capito? Non ti impicciare dei
suoi affari, lascialo perdere.»
«Allora spiegami tu cos’è quel video…»
«Cazzo, non mi stai ascoltando.» Crespi aveva superato anche
la dose massima di parolacce. «Tornatene a casa e goditi il giorno
di ferie che ti ha regalato Vitali.»
«Il video» ribadì lei.
L’anziano poliziotto la fissò, fumando, poi proseguì
controvoglia. «Probabilmente l’assassino ha fatto bere alla
vittima un composto a base di soda caustica, diluita per
rallentarne l’efficacia e rendere tutto molto più doloroso. Ecco, il
dolore è un elemento molto importante in questa storia.»
«Perché? Spiegamelo.»
«Perché si tratta di un omicidio rituale.»
Sandra ci aveva visto giusto, anche se in presenza di Vitali
non aveva detto nulla.
«Non si sa chi sia il poveretto che è morto in quel modo
orribile. Ciò che sappiamo è che l’ostia nera fa parte di un
cerimoniale molto antico. Era in uso presso la Chiesa
dell’eclissi.» Crespi si guardò intorno, preoccupato. «Cristo
santo, non dovrei parlarti di questo.»
Se il commissario nominava invano Nostro Signore, allora la
cosa era seria.
«Prima che tu fossi coinvolta, c’è stata un’altra riunione col
questore e il capo della polizia. Questo ieri sera, subito dopo il
ritrovamento del filmato nel telefonino. È stato allora che Vitali
ci ha spiegato che la setta risale all’epoca di papa Leone X. I
membri approfittavano delle notti di eclissi di luna per compiere
uccisioni a Roma. Vittime innocenti.»
«A che scopo?»
«Non lo so, Vitali non ce l’ha detto. Ha aggiunto solo che i
seguaci si tatuavano un piccolo cerchio azzurro sulla pelle.»
Sandra l’aveva notato sull’avambraccio della vittima. «E
l’uomo del video? Se era un adepto, perché è stato ammazzato?»
«Mi chiedi troppo, non ne ho idea» sospirò Crespi. «Forse
solo Vitali lo sa. Sembra a proprio agio con queste stronzate.
Dice che l’ostia nera simboleggia l’ombra della terra che si
riflette sulla luna, che, grazie all’assunzione, i membri della setta
raggiungono ’l’estasi della conoscenza’» affermò con enfasi.
«E tu che ne pensi?»
«Che fino a ieri mi sarei messo a ridere per una cosa del
genere. Ma poi ho visto lo stesso filmato che hai guardato tu… E
quel tizio parlava in aramaico – Cristo santo.»
«Non credi che il blackout e l’emergenza ci stiano giocando
un brutto scherzo? Voglio dire: la situazione che stiamo vivendo
in queste ore è assolutamente inedita, potrebbe condizionare la
nostra capacità di giudizio.»
Crespi ci pensò un momento. «Forse hai ragione. Siamo come
i nostri antenati davanti a un evento naturale che non riuscivano a
spiegare. La paura influisce sulla nostra lucidità.»
Sandra, però, aveva ancora un’ultima domanda. «Perché sono
stata coinvolta? Perché io? E non rifilarmi la balla che sono la
fotorilevatrice più brava di Roma.»
Crespi si arrese. «Su quel cellulare, oltre al filmato, c’era una tua foto.»
La rivelazione scosse Sandra Vega più della scoperta che
sull’apparecchio probabilmente ci fosse traccia del sangue di Marcus.
«Vitali è in dubbio sul fatto che tu possa essere coinvolta.
Anzi, ritiene che l’assassino abbia voluto annunciarci chi è la
prossima vittima… Per questo ti ha dato il resto della giornata libera.
Quel bastardo vuole usarti come esca.»

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