Italiano
index_italian_m Gelsomino Ïåñíè Treccani
Òåêñòû Il conformista Pinocchio


Giovanni Verga
Novelle
1887
LE STORIE
DEL CASTELLO DI TREZZA.
XII.

La storia aveva divertito tutti, anche quelli che la conoscevano diggià, e che la commentavano ai nuovi venuti colla leggenda degli spiriti che avevano abitato il castello. La sera era venuta, l’ora e il racconto aiutavano le vagabonde fantasticherie dell’eccellente digestione. Luciano e la signora Matilde avevano impallidito qualche volta durante quel racconto che conoscevano.

— Badate, le sussurrò egli sottovoce. Vostro marito vi osserva!

Ella si fece rossa, poi impallidì, guardò il mare che imbruniva, e s’avviò la prima. Scesero le scale crollanti, e giunti al basso era quasi buio. La grossa tavola che faceva da ponte levatoio sull’abisso spaventoso il quale spalancavasi sotto la rocca, a quell’ora era un passaggio pericoloso. I più prudenti si fermarono prima di metterci piede, e proposero di mandare al villaggio per cercar dei lumi.

— Avete paura? esclamò il signor Giordano con un sorrisetto sardonico.

E si mise arditamente sullo strettissimo ponte. Sua moglie lo seguì tranquilla e un po’ pallida, Luciano le tenne dietro e le strinse la mano.

In quel momento, a cento cinquanta metri sul precipizio, accanto a quel marito di cui s’erano svegliati i sospetti, quella stretta di mano, di furto, fra le tenebre avea qualcosa di sovrumano. L’altro li vide forse nell’ombra, lo indovinò, avea calcolato su di ciò... Si volse bruscamente e la chiamò per nome. Si udì un grido, un grido supremo, ella vacillò, afferrandosi a quella mano che l’avea perduta per aiutarla, e cadde con lui nell’abisso.



A Trezza si dice che nelle notti di temporale si odano di nuovo dei gemiti, e si vedano dei fantasmi fra le rovine del castello.


FINE.
 

Le storie del castello di Trezza

Italiano  Giovanni Verga
Novelle

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