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Unità 7

ESERCIZI

21. TRADIZIONI NATALIZIE ITALIANE
Trova i participi nelle frasi seguenti e inseriscili nella tabella a seconda del loro valore.
Es. Sostantivi: Aggettivi: Verbi:

1. I passanti girano per la strade guardando le vetrine decorate alla ricerca di regali per parenti e amici.

2. I bambini si preparano al Natale facendo il presepe. Si tratta di una rappresentazione della nascita di Gesù Bambino che può raggiungere forme artistiche molto elevate, di cui ne sono esempio le opere degli artigiani delle botteghe di via San Gregorio Armeno a Napoli.

3. Una volta addobbato l'albero, le famiglie vi mettono sotto i regali.

4. I suonatori ambulanti vanno in giro per le vie eseguendo musiche tradizionali con le zampogne.

5. La sera della vigilia molte famiglie del centro e sud Italia mangiano baccalà e verdure fritti.

6. A mezzanotte, stappato lo spumante, si fa un brindisi e ci si scambia gli auguri.

7. In molti paesi e città italiani la notte di Natale permane la tradizione del presepe vivente, inaugurata da San Francesco d'Assisi nel 1223 a Greccio.

8. La mattina del 25 dicembre, riunite intorno all'albero, le famiglie scartano i regali.

9. I genitori più tradizionalisti raccontano ai bambini che i regali li ha portati Gesù Bambino, quelli più "americanizzati", invece, dicono che è passato Babbo Natale.

10. Le persone credenti partecipano alla messa solenne della Natività.

11. Spesso le famiglie hanno molti invitati a pranzo il giorno di Natale, per questo il cibo è abbondante e ci sono molte portate.

12. Conclusa la grande mangiata, si gioca a tombola e a carte. Di tanto in tanto si fa una pausa per offrire agli ospiti panettone, pandoro, pezzi di torrone e croccante.

13. Il giorno di Santo Stefano si cucina un brodino per digerire le grandi abbuffate dei giorni precedenti.
 

26. CHICHIBIO E LA GRU
Sottolinea i participi passati e trasformali come nell'esempio.
Esempio:
avendo preso -> dopo aver preso

Viveva a Firenze un nobile cittadino, chiamato messer Corrado, generoso con tutti, il quale, buon cavaliere, si dedicava ai cani e alla caccia. Un giorno, nei pressi di Peretola, presa col falcone una bella gru, la mandò al suo cuoco Chichibio, con l'ordine di arrostirla e di servirgliela a cena. Cotta la gru, si diffuse attorno un odore gradevolissimo e una ragazzetta della contrada, di cui il buon Chichibio era innamoratissimo, entrò nella cucina e pregò il cuoco di dargliene una coscia.

L’uomo ovviamente rifiutò ma, considerate le insistenze della fanciulla, per non vederla adirata, tagliò una coscia alla gru e gliela diede. Portatala in tavola, Corrado si accorse che mancava una zampa e mandò a chiamare Chichibio, a cui chiese che cosa fosse accaduto. Il cuoco rispose subito:

- Signore, che le gru abbiano una sola zampa è cosa risaputa.

- Cosa dici? Questa non è la prima gru che vedo!

- Messere, insisté il cuoco, è proprio come vi dico. E ve lo dimostrerò.

Corrado rispose:-Va bene, lo vedremo domattina. Ma ti giuro che, se non sarà come dici tu, ti farò conciare in maniera tale da ricordarti di me finché campi.

Il mattino dopo, Corrado, a cui non era affatto sbollita l’ira durante la notte, preparatosi in fretta comandò di sellare i cavalli. Fatto montare Chichibio, lo condusse sulle rive di un fiume dove si vedevano sempre delle gru. Arrivati nelle vicinanze del fiume, videro ben dodici gru che se ne stavano tutte su una zampa sola come sogliono fare quando dormono.

Il cuoco le mostrò al padrone dicendo:

- Messere, potete vedere che ieri non vi ho mentito.

Corrado, guardati gli uccelli, si avvicinò e gridò:

- Oh! Oh!

A quel grido le gru tirarono giù l’altra zampa e, fatto qualche passo, volarono via. Il padrone si rivolse allora a Chichibio dicendo:

- Che ti pare furfante? Non ti sembra che ne abbiano due?

Il cuoco, vistosi perso, tentò di cavarsela rispondendo:

- Messere, voi non avete gridato "oh, oh” a quella di ieri sera: se glielo aveste gridato, lei avrebbe tirato giù l’altra zampa come hanno fatto queste.

Corrado, divertitosi con questa risposta, mutò la sua ira in riso e allegria e disse:

- Hai ragione, Chichibio, dovevo fare cosi.

In questo modo, con la sua pronta risposta, il cuoco sfuggì al pericolo e si rappacificò col suo padrone.

(G. Boccaccio, Decamerone)



30. I CENTO GIORNI
Inserisci nella tabella i verbi, distinguendo tra servili, causativi e aspettuali.
Es. Aspettuali - Servili - Causativi

Oggi è sabato e i ragazzi stanno già pensando al tanto atteso fine settimana. Malgrado debbano svolgere una difficile verifica, la loro mente è rivolta altrove e non smettono di fare programmi per i fatidici “cento giorni" che mancano all’esame di maturità. Si accingono a raccogliere offerte in giro per la scuola con in mano la cassetta di classe: infatti, per poter organizzare una grande cena e festeggiare il poco tempo che rimane prima di finire le superiori, sono necessari un bel po’ di soldi.

L’insegnante non vuole che gli alunni si distraggano e continua a richiamare la loro attenzione sul lavoro da svolgere ma è difficile far fare un compito quando la testa insegue tutt’altri pensieri. Non ce niente da fare, i ragazzi non si lasciano convincere dai rimproveri della professoressa che, esausta, alla fine cede e sposta la verifica alla settimana successiva. Liberatisi finalmente dall’incubo del compito, gli allievi si mettono a stilare la lista degli acquisti da fare: panini, bibite, posate, piatti, bicchieri e tovaglioli. C’è, ovviamente, chi pensa alla musica: Gerry, che ha una grande quantità di canzoni in mp3, si è già accordato con Christian per andare a casa sua nel pomeriggio e fargli masterizzare su CD i brani delle sue compilation. I ragazzi sono eccitatissimi: vogliono passare una serata indimenticabile e curano ogni minimo dettaglio. Sarà una festa da sballo!

Chissà se lunedì, dopo un fine settimana così movimentato, l’insegnante terrà conto che gli studenti saranno troppo stanchi per potersi concentrare oppure, intransigente, farà recuperare a tutti i costi il compito saltato...