Gianni Rodari - Le avventure di Cipollino
Gianni
Rodari - Le avventure di Cipollino Capitolo XIV Sor Pisello viene impiccato, ma in Paradiso non è arrivato |
In mezzo alla piazza del villaggio fu alzata una bella forca, con la sua
brava botola che si apriva quando il boia schiacciava il bottone e
quando il boia schiacciava il bottone il sor Pisello cadeva nella buca e
ci restava finché era morto. Quando lo andarono a chiamare per impiccarlo il sor Pisello fece di tutto per guadagnare tempo: prima disse che non si era ancora fatta la barba, poi volle lavarsi la testa, poi trovò che gli erano cresciute troppo le unghie e disse che le voleva tagliare. Il boia protestava perché si perdeva tempo ma il desiderio di un condannato a morte è sacro, e così bisognò cercare un paio di forbicine: il sor Pisèllo ci mise due ore a tagliarsi le unghie delle mani e dei piedi ma alla fine dovette rassegnarsi a partire. Mentre saliva i gradini della forca gli venne una grande paura. Doveva morire. Così piccolo, così grasso, così verde, con la testa lavata e le unghie tagliate, e doveva morire. Difatti cominciarono a rullare i tamburi. Il boia mise il cappio al collo dell'avvocato, contò fino a tredici perché era superstizioso, poi schiacciò il bottone. La botola si aprì, il sor Pisello precipitò nel buio pensando: "Stavolta sono morto davvero. Sento già le voci del Paradiso". Una delle voci diceva: — Tagli lei, signor Cipollino. Con questa luce io ci vedo troppo poco. Qualcuno tagliò il laccio che stringeva il collo del sor Pisello e la voce disse di nuovo: — Gli dia un sorso di questo ottimo sciroppo di patate: noi talpe non andiamo mai in giro senza la nostra bottiglietta di medicinale. Cosa diavolo era successo? |