T (3)


TRASGRESSORE / TRASGREDITRICE vedi -TRICE, FEMMINILE IN 

 

 

TRATTINO

 

Il trattino (-) si usa nei testi a stampa: 

• per unire due parole accostate tra loro che non formano un composto soggetto a stabile >>>univerbazione, come una coppia di aggettivi, di sostantivi, di nomi propri

linguaggio burocratico-amministrativo

la regista cino-canadese

le leggi-truffa

la partita Torino-Inter

• con >>>prefissi o >>>prefissoidi, se usati in composti occasionali

mine anti-carro

terapia anti-aids

• con numeri e date, per indicare un intervallo

i giorni 14-15 gennaio 2012

In Mozambico sarebbe necessario curare subito 9.000 persone nei prossimi tre-cinque anni

Il trattino non va confuso con la lineetta (–), più lunga, usata nei testi a stampa con funzioni diverse. 

 

VEDI ANCHE

composte, parole

punteggiatura

 

 

TRE O TRÉ?

 

La grafia corretta è tre, senza accento. 

L’accento va invece sempre segnato nei composti con tre, che sono parole polisillabiche accentate sull’ultima sillaba

ventitré, trentatré, novecentoquarantatré.

 

VEDI ANCHE   

accento

 

 

TRI-

 

È un >>>prefissoide derivato dal latino tri- (affine a tres ‘tre’) e usato in parole derivate direttamente dal latino e dal greco o formate modernamente con il significato di ‘che ha tre, di tre, composto di tre’

tricolore (= di tre colori, quasi sempre con riferimento a bandiere nazionali)

tridente (= forcone a tre denti)

trisillabo (= verso formato da tre sillabe)

In chimica, indica la presenza, in una molecola, di tre atomi o radicali di una data specie o il ripetersi, per tre volte, di una certa proprietà

tricloroetilene

trimetilammina

trivalente.

 

VEDI ANCHE

prefissi

 

 

-TRICE, FEMMINILE IN

 

I nomi maschili in -tore (detti anche nomi d’agente, poiché designano chi compie un’azione) nella maggior parte dei casi hanno il femminile in -trice

attore > attrice

scrittore > scrittrice

pittore > pittrice

allevatore > allevatrice

Quando il suffisso -tore è preceduto da una consonante diversa da t, sequenze come -strice e -ntrice che ne derivano risultano difficili da pronunciare e forme del tipo *tintrice e *impostrice non sono ammesse. In questi casi si ricorre al suffisso -tora (>>>-tora, femminile in).

 

 USI 

Il femminile -trice, a differenza di -tora, può essere usato anche per indicare un nome di macchina, oltre che un nome d’agente

mitragliatrice (‘arma da fuoco automatica’)

affettatrice (‘macchina usata per tagliare a fette i salumi’)

stiratrice (‘macchina impiegata per la stiratura / operaia addetta alla stiratura’)

fresatrice (‘macchina utensile per la lavorazione dei metalli / operaia addetta alla fresa’).

 

VEDI ANCHE

femminile dei nomi

 

 

TRISDRUCCIOLA, ACCENTAZIONE

 

Hanno accentazione trisdrucciola le parole accentante sulla quintultima sillaba. Nella lingua italiana le parole trisdrucciole sono molto poche e corrispondono tutte a forme di 2a persona singolare dell’imperativo composte con l’aggiunta di due pronomi atoni

àuguraglielo, òrdinaglielo, rècitamelo, òccupatene, comùnicamelo.

 

VEDI ANCHE   

accento

piana, accentazione

tronca, accentazione

sdrucciola, accentazione

bisdrucciola, accentazione

 

 

TRITTONGO

 

Il trittongo (dal greco trìphthongos ‘suono triplo’) è un gruppo di tre vocali consecutive all’interno di una stessa sillaba. Nell’incontro di tre suoni vocalici all’interno di una sola sillaba, due di essi diventano >>>semivocali o >>>semiconsonanti.

• Una semiconsonante + una vocale + una semivocale:

- -iei, -iai,-ioi

miei

scambiai

- -uai, -uei,-uoi

guai

suoi

• Due semiconsonanti + una vocale:

- -iuo

aiuola.

 

VEDI ANCHE

dittongo

iato

 

 

TRONCA, ACCENTAZIONE

 

Hanno accentazione tronca (detta anche ossitona) le parole accentate sull’ultima sillaba. Quando la parola ha più di una sillaba, l’accento è segnalato graficamente

caffè, virtù, mercoledì, gioventù, città, università 

Le forme della 3a persona singolare del passato remoto e del futuro semplice dell’>>>indicativo, in genere, sono tronche

mangiò, poté, punì, avrà, capirà.

 

 DUBBI 

Nelle parole tronche l’accento finale può essere acuto o grave a seconda dei casi:

• l’accento è acuto con parole la cui vocale finale è e chiusa

poté, finché, perché, giacché

• l’accento è grave con parole la cui vocale finale è e aperta, o, a, i, u

caffè, è, mangerò, dormì, sarà, virtù.

 

VEDI ANCHE

accento, acuto o grave 

piana, accentazione

sdrucciola, accentazione

bisdrucciola, accentazione

trisdrucciola, accentazione

 

 

TRONCAMENTO

 

Il troncamento (o apocope) è la soppressione di una vocale, di una consonante o di una sillaba alla fine di una parola

gran ciambellano (anziché grande ciambellano)

amor proprio (anziché amore proprio)

A differenza dell’elisione, il troncamento non richiede la presenza dell’apostrofo (tranne in casi particolari, come po’, mo’ e altri, per i quali si veda la sezione Usi).

Si ricorre al troncamento con diversi tipi di parole.

• Con gli >>>aggettivi:

- il troncamento è obbligatorio con gli aggettivi maschili bello, buono, santo riferiti a nomi che iniziano per consonante e introdotti dagli articoli il e un

*un bello tramonto > un bel tramonto

*il Santo Raffaele > il San Raffaele

*un buono giorno > un buon giorno

- il troncamento è possibile ma non obbligatorio in altri casi

grande giorno > gran giorno

un poco di vino > un po’ di vino

- il troncamento è molto frequente nei composti di due aggettivi (e anche aggettivo + sostantivo), in cui il primo termina in -re o -le

elettoral-politico

struttural-funzionalismo

popolar-televisivo

• Con gli articoli >>>indeterminativi e gli indefiniti derivati da uno (alcuno, ciascuno, nessuno)

*uno piatto > un piatto

*nessuno testimone > nessun testimone

• Con alcuni sostantivi:

- frate e suora seguiti da nome proprio

fra Paolo Sarpi

suor Teresina

- nei toponimi costruiti con valle, torre, colle, piano, casa e altri

Valsugana

Pian del Voglio

Ca’ del Sole

- nei sostantivi usati come titoli, seguiti da nome proprio

il professor Mario Monti

il dottor Rossi.

 

 USI 

Di regola il troncamento non va mai segnalato con l’apostrofo, tuttavia l’apostrofo è obbligatorio:

• nelle forme po’ ‘poco’, e a mo’ di ‘alla maniera di’

un po’ di soldi

a mo’ di esempio

• con la 2a persona singolare del presente >>>imperativo dei verbi andare, dare, dire, fare, stare

va’ per vai 

da’ per dai

di’ per dici 

fa’ per fai 

sta’ per stai 

• in alcune interiezioni 

be’ per bene 

to’ per togli!

 

VEDI ANCHE

apostrofo

elisione

 

 

TU O TE?

 

Il pronome personale tu si usa sempre con funzione di >>>soggetto

Non sarai certo tu a impedirmi di esprimere la mia opinione

«Sei tu che ti lamenti, io mi accetto» (M. Mazzantini, Venuto al mondo)

In certi casi può essere usato con questa funzione anche il pronome obliquo te:

• in espressioni esclamative formate con un aggettivo

Com’è bella la tua auto nuova! Beato te!

Te fortunata! Invidino altre la tua fortuna (L. Savioli, Amori)

• nelle comparazioni di uguaglianza, dopo come e quanto

Ne so quanto te

Cosa ridi? Non è colpa mia se sono imbranato come te!

• in coordinazione con un altro soggetto

A quanto pare siamo rimasti soltanto io e te

• quando svolge la funzione di complemento >>>predicativo del soggetto, con verbi come essere, sembrare, parere

Io non solo te, io non sono te, non sono solo te (E. Marrone, Non sono solo te)

• con un participio assoluto 

senti di aver deluso tutti, te compresa (www.amiciobesi.forumfree.it).

 

 USI 

L’uso di te come soggetto, ampiamente diffuso in molte regioni italiane, è ammissibile nel parlato informale, ma deve essere evitato nel parlato di tono sostenuto e nell’uso scritto

Ti scriverò prima di venire. E te non vieni mai a Firenze? (Lettera di G. Papini a G. Prezzolini)

come non è vero, sei te (V. Rossi, Una canzone per te).

 

VEDI ANCHE

io e te o io e tu? 

personali, pronomi

participio

 

 

TUTT’ALTRO O TUTTALTRO?

 

La forma corretta è tutt’altro, con il pronome indefinito tutto soggetto a >>>elisione prima del pronome indefinito altro

Non che fosse divenuto un donnaiolo, tutt’altro (C. Magris, Microcosmi)

La forma tuttaltro, risultato di una >>>univerbazione, è oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati

ebbe una vita familiare assai poco equilibrata e tuttaltro che degna di un uomo saggio (www.rss-notizie.it).

 

 STORIA 

Come in molti casi simili, la grafia univerbata tuttaltro era comune nell’italiano antico e fino all’Ottocento

Si fa, e si disfà; e disfacendo non si finisce per nulla ciò che s’era fatto: tuttaltro! (I. Nievo, Le confessioni di un italiano).

 

 

TUTTAVIA vedi AVVERSATIVE, CONGIUNZIONI

 

 

TUTTI E DUE, TUTTE E DUE

 

I pronomi indefiniti tutti e tutte, seguiti dalla congiunzione e e da un numerale cardinale, indicano un determinato numero di persone, animali o cose considerate nel loro complesso

Tutti e due i familiari hanno scelto di essergli vicino («La Repubblica»)

È stata una gara difficile per tutte e due le squadre («Il Mattino di Padova»)

Frequente è anche la forma tutt’e due, con >>>elisione

Tutt’e due, allora, gridando, prendono a inseguirsi, girando attorno a Ferrante (L. Pirandello, La signora Morli, una e due)

allora forse abbiamo capito male tutt’e due (S. Veronesi, Caos calmo).

 

 

TUTT’OGGI O TUTTOGGI?

 

La forma corretta è tutt’oggi, con il pronome indefinito tutto soggetto a >>>elisione prima dell’avverbio oggi

a tutt’oggi non è stata fatta una riforma degli studi di medicina (I. Cavicchi, Medicina e sanità: snodi cruciali)

La forma tuttoggi, risultato di una >>>univerbazione, è oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati

il complesso venne trasformato nel palazzo signorile che tuttoggi si presenta al  visitatore (Touring club italiano, Puglia).

 

 

TUTT’ORA O TUTTORA?

 

Nell’italiano contemporaneo la grafia corrente è tuttora, con >>>univerbazione

La lapide si vede tuttora sulla facciata del palazzo

Risento tuttora di quella caduta

È ormai antiquata la grafia separata tutt’ora, oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati

Come scrivere nel curriculum che tutt’ora lavoro? (it.answers.yahoo.com).

 

 STORIA 

Come in molti casi simili, la grafia separata tutt’ora era normale nell’italiano antico e fino all’Ottocento

con la varietà e con l’eccellenza delle opere loro hanno nobilitata e nobilitan tutt’ora la toscana favella (G. Rezasco, Della lingua toscana).

 

 

TUTT’UNO O TUTTUNO?

 

La forma corretta è tutt’uno, con il pronome indefinito tutto soggetto a >>>elisione prima del pronome indefinito altro

come se il colbacco facesse tutt’uno con il resto del corpo (E. Ferrero, N.)

La forma tuttuno, risultato di una >>>univerbazione, è oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati, anche se non priva di attestazioni letterarie

Invece lui voleva stare con i cosacchi e sentirsi tuttuno con loro (C. Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti).