T

 

 

 

TALORA O TAL’ORA?

 

La grafia corrente nell’italiano contemporaneo è talora (‘a volte’), con >>>univerbazione

Ragazzi, quasi ancora bambini, molto difficili, con famiglie ancora più difficili, talora con precedenti penali («La Repubblica»)

Anticamente era diffusa anche la forma talor, con >>>troncamento

Talor risponde e talor non fa motto (F. Petrarca, Canzoniere).

 

 

TAVOLO O TAVOLA?

 

Sono due parole di genere diverso che derivano dallo stesso etimo latino tabulam ‘asse di legno’.

• Il maschile tavolo è la forma più comune, e spesso esclusiva, per tavola nel significato generico di ‘mobile’

tavolo da lavoro 

tavolo da gioco

tavolo da disegno

Nel linguaggio giornalistico si usa tavolo per indicare un incontro tra rappresentanti di organismi istituzionali o sindacali con lo scopo di cercare un accordo risolutivo su questioni della massima importanza

Siamo pronti a tornare al tavolo del negoziato sulla base della legalità internazionale e della fine dell’attività degli insediamenti («La Repubblica»).

• Il femminile tavola invece può indicare un’asse di legno o di un altro materiale, di forma perlopiù rettangolare e di spessore limitato, che può avere differenti usi

Il falegname sta piallando una tavola

Senza ulteriori determinazioni indica la tavola attorno alla quale ci si siede per consumare i pasti

Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più (P. Garinei e S. Giovannini, Aggiungi un posto a tavola)

Il plurale tavole è spesso usato per indicare un tavolato, cioè un insieme di tavole tra loro connesse in piano

Calcare le tavole del palcoscenico (= in senso figurato, recitare a teatro).

 

VEDI ANCHE

alternanza di genere e di significato

genere dei nomi

 

 

-TECA

 

È un >>>suffissoide derivato dal greco theke ‘ripostiglio, deposito’ e usato con il significato di ‘collezione, raccolta, custodia’ in parole derivate direttamente dal greco

biblioteca (‘raccolta di libri per consultazione, lettura, studio’)

pinacoteca (‘galleria in cui sono raccolte ed esposte opere di pittura’)

o formate modernamente 

emeroteca (‘raccolta di giornali e periodici per consultazione e lettura’)

enoteca (‘raccolta di bottiglie di vini pregiati di vario tipo’)

ludoteca (‘locale attrezzato per raccogliere e conservare giocattoli e altri mezzi ricreativi’)

videoteca (‘collezione, raccolta di videocassette e DVD’)

Infine in alcuni composti della terminologia scientifica, -teca compare anche con il significato che ha in zoologia e in botanica, e cioè ‘rivestimento di varia natura che circonda un organo o un intero organismo’

idroteca

sporoteca.

 

 

TELE-

 

È un >>>prefissoide derivato dal greco tele ‘lontano’ che ha come primo significato ‘da lontano’ e si riferisce a operazioni che avvengono a distanza. È usato soprattutto in parole di formazione moderna, del linguaggio scientifico e tecnico

telescopio (‘strumento per l’osservazione di oggetti distanti’)

telelavoro (‘lavoro effettuato a distanza grazie all’utilizzo di sistemi di comunicazione’)

telecomunicazione (‘procedimento che permette di far pervenire a un destinatario un’informazione utilizzando un sistema di trasmissione’)

Due composti di tele- hanno avuto particolare importanza e diffusione, dando vita a loro volta a composti in cui tele- ha assunto un nuovo significato, indipendente da quello originario:

telefono, con composti in cui tele- significa ‘relativo al telefono o in generale al servizio telefonico’; oggi con questo significato tele- è poco usato, ma fino a pochi decenni fa è stato molto produttivo

teleselezione

telespia

telesportello (‘sportello telefonico’)

televisione, con nuovi composti in cui tele- significa ‘relativo alla televisione’

telecronista

telediffusione

telefilm

telegiornale 

telespettatore

teleschermo

Nella terminologia medica più recente, il prefissoide tele- si riferisce soprattutto alla telemedicina (cioè alla medicina realizzata dal medico lontano dal paziente grazie a strumenti di comunicazione), in cui tele- ritorna all’originario significato di ‘a distanza’

telechirurgia

teledialisi. 

 

VEDI ANCHE

prefissi

 

 

TELEFONARE

 

Il verbo telefonare ha diversi significati, a cui corrispondono proprietà sintattiche diverse:

• con il significato di ‘comunicare, parlare per mezzo del telefono’ è un verbo intransitivo, con ausiliare avere

A che ora posso telefonarti?

Mi ha telefonato mio fratello per dirmi che Gianni e Roberta si sposano

• detto di due persone, con il significato di ‘chiamarsi e parlare per telefono l’una con l’altra’ è un verbo >>>riflessivo reciproco 

Io e mia madre ci telefoniamo spesso

• nel linguaggio colloquiale può essere usato anche come verbo transitivo con il significato di ‘comunicare qualcosa a qualcuno per telefono’

Cos’è che mi volevi telefonare?

Appena puoi, telefonami l’esito dell’esame.

 

VEDI ANCHE

transitivi e intransitivi, verbi

 

 

TELEVISIONE: ALLA O IN?

 

La forma alla televisione è più corretta, poiché fa riferimento alla visione e all’ascolto delle trasmissioni televisive attraverso un apparecchio televisore

È probabile che l’inaugurazione delle Olimpiadi la vedrò comodamente seduto a casa alla televisione («La Repubblica»)

Va ormai ritenuta accettabile, tuttavia, anche la forma in televisione, molto più comune nell’uso odierno e dovuta probabilmente all’influsso di frasi simili costruite con il verbo vedere (ad esempio L’ho visto in vetrina), in cui è normale l’uso della preposizione in

Credevo che certe cose si vedessero solo in televisione («La Repubblica»).

 

VEDI ANCHE

preposizioni

giornale: nel o sul?

 

 

TEMPI COMPOSTI

 

I tempi composti dei verbi si formano unendo una voce dei verbi ausiliari essere e avere con il participio passato dei verbi stessi

Andrea ha vissuto in Spagna

Il palloncino è volato in cielo

L’ausiliare segnala i tempi dell’azione, mentre il participio passato indica il numero e, in alcuni casi, il genere del soggetto

L’estate scorsa Carla ed io siamo stati in vacanza in Sicilia

Ti ho vista uscire di casa prima dell’una

I tempi composti nei vari >>>modi sono:

 

 

 

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predicato verbale

 

 

TEMPI SEMPLICI

 

I tempi semplici dei verbi si formano unendo la >>>radice del verbo con la >>>desinenza. La radice porta il significato vero e proprio, mentre la desinenza porta le informazioni grammaticali, e cioè il genere e il numero del soggetto

Giovanni abita davanti a casa mia

Da piccola mia sorella si ruppe un braccio

I tempi semplici nei vari >>>modi sono:

 

 

 

VEDI ANCHE

predicato verbale

 

 

TEMPI VERBALI

 

I tempi verbali indicano il momento in cui si realizza l’azione espressa dal verbo. Generalmente la variazione del tempo è segnalata dalla variazione della >>>desinenza

io corr-o

lui / lei corr-eva

io cor-si

tu corr-essi

io corr-a

voi corr-erete

A partire dal momento dell’enunciazione, l’evento descritto dal verbo può essere anteriore, contemporaneo o posteriore. Pertanto i verbi hanno tre tempi fondamentali:

• il passato, che indica un evento anteriore;

• il presente, che indica un evento contemporaneo;

• il futuro, che indica un evento posteriore.

Questi tre tempi fondamentali si articolano in vari tempi che consentono di esprimere i rapporti tra diversi momenti temporali e diversi aspetti dell’azione verbale.

 

VEDI ANCHE

tempi composti

tempi semplici

predicato verbale

consecutio temporum

 

 

TEMPLI O TEMPI?

 

La forma corretta del plurale di tempio è templi, che si rifà all’etimologia latina templum.

La forma tempi, meno comune, è sconsigliabile perché ingenera ambiguità con la parola tempi, plurale di tempo.

 

VEDI ANCHE

latinismi

 

 

TEMPO, AVVERBI DI

 

Gli avverbi di tempo indicano la circostanza o il periodo in cui avviene un fatto espresso da un verbo, un aggettivo o un altro avverbio. I più usati sono ora, adesso, ormai, subito, prima, dopo, sempre, spesso, talora, ancora, tuttora, già, mai, presto, tardi, oggi, domani, stamani, recentemente, successivamente

Spero che riusciremo a vederci prima della fine dell’anno

Siamo già arrivati in aeroporto

Questa sera faresti meglio a non andare a letto tardi.

 

 STORIA 

Nell’uso letterario del passato era frequente anche l’avverbio mo ‘ora, tra poco’, che sopravvive oggi nei dialetti centromeridionali e in Lombardia 

E io: “Buon duca, non tegno riposto / a te mio cuor se non per dicer poco, / e tu m’hai non pur mo a ciò disposto (D. Alighieri, Inferno)

E mo t’ammazzo! (= e ora ti uccido).

 

 

TEMPO CONTINUATO, COMPLEMENTO DI

 

Nell’analisi logica, il complemento di tempo continuato è un complemento indiretto che indica la durata nel tempo dell’evento descritto dal verbo.

Il complemento di tempo continuato può essere introdotto dalla preposizione per, che in alcuni casi può essere omessa, e dalle preposizioni in, da, durante e oltre

La zia si fermerà a casa nostra (per) qualche giorno

Durante tutta la mattina il telefono non ha mai squillato

Ho aspettato il treno oltre mezz’ora

Sono da considerare complementi di tempo continuato anche costruzioni introdotte da >>>locuzioni e >>>preposizioni come in due ore, da dieci giorni, in pochi minuti, da tre mesi

Mio fratello abita a Londra da tre mesi

Sapevamo tutta la verità fin dall’inizio

Sistemo tutto io in un attimo!

 

VEDI ANCHE

per

in (preposizione)

da (preposizione)

 

 

TEMPO DETERMINATO, COMPLEMENTO DI

 

Nell’analisi logica, il complemento di tempo determinato è un complemento indiretto che indica il momento o l’epoca in cui avviene l’evento descritto dal verbo.

Il complemento di tempo determinato può essere introdotto dalle preposizioni in, di, a, fra, per

Quest’anno la Pasqua cade in aprile

Di lunedì mattina i negozi di parrucchiere sono chiusi

Filippo mi ha telefonato all’ora di pranzo

Atterreremo a Roma fra due ore

o da locuzioni >>>preposizionali come al tempo di, all’epoca di, prima di

Ho letto un interessante saggio su Roma al tempo di Caravaggio

All’epoca dei fatti, tuo padre aveva appena cinque anni

Ti farò uno squillo prima di partire di casa

Molto spesso il complemento di tempo determinato si trova senza preposizione, in particolare con le date

L’estate prossima andremo in Croazia

Il cantante Tony Bennett è nato il 3 agosto 1926

Quando l’indicazione di tempo è poco precisa, il complemento di tempo determinato è introdotto dalle preposizioni >>>su, verso o dalla locuzione preposizionale intorno a

Il tecnico della caldaia dovrebbe arrivare verso le undici di domani mattina

Incontriamoci domani sul tardi

Direi che potremmo incontrarci intorno alle cinque.

 

VEDI ANCHE

in (preposizione)

di (preposizione)

a (preposizione)

per

tra o fra?

 

 

TEMPO, ESPRESSIONI DI

 

Sono espressioni di tempo alcune locuzioni >>>avverbiali costruite con varie >>>preposizioni, come ad esempio sul presto, sul tardi, di quando in quando, in tempo, tutt’a un tratto, nel frattempo, alla fine

La mattina dopo il calendario prevedeva sul tardi una riunione dei capigruppo al Senato («La Repubblica»)

Arisa: “Sogno di tornare a Sanremo e nel frattempo pubblico un libro” (www.musickr.it)

Noia, noia da morire per 85’, poi, tutt’a un tratto, i gol e i fuochi delle polemiche («La Repubblica»).

 

 

TEMPORALI, CONGIUNZIONI

 

Le congiunzioni temporali sono >>>congiunzioni subordinative usate per introdurre una frase che specifica il momento in cui si verifica l’evento descritto nella proposizione reggente (proposizioni >>>temporali).

Le più frequenti sono le congiunzioni quando, mentre, come, prima, appena, finché, che

Prima di frequentare Antonella, Stefano detestava andare a ballare

È arrivata la polizia e ci hanno presi tutti appena scesi dal treno (www.fanpage.it)

Finché la barca va, lasciala andare (O. Berti, Finché la barca va)

Le proposizioni temporali possono essere introdotte anche da una serie di locuzioni >>>congiuntive come dopo che, prima che, ogni volta che, fino a che, fin quando, da che, intanto che, ora che

Mi accorsi del disastro solo dopo che l’arrosto si era bruciato.

E ogni volta che torna sera mi prende la paura (V. Rossi, Ogni volta)

Ma ora che la stagione dell’attaccante della Nazionale è stata chiusa dai medici, il ricorso ai due brasiliani è fondamentale («La Repubblica»).

 

VEDI ANCHE

coniugazione

 

 

TEMPORALI, PROPOSIZIONI

 

Nell’analisi del periodo, le proposizioni temporali sono proposizioni >>>subordinate che indicano il momento in cui si svolge quanto è detto nella proposizione reggente.

Le proposizioni temporali possono esprimere anteriorità, contemporaneità o posteriorità rispetto alla reggente e si costruiscono in maniera diversa a seconda che siano esplicite o implicite.

• Le proposizioni temporali esplicite:

- se esprimono anteriorità sono introdotte da prima che e hanno il verbo al congiuntivo

Prima che tu parta, ricordati di passare a salutare la nonna

L’importante è che il lavoro sia concluso prima che arrivi Natale

- se esprimono contemporaneità sono introdotte da mentre, quando, allorché, nel momento che, al tempo in cui, finché. Hanno il verbo all’indicativo e, in alcuni casi, al congiuntivo

Mentre eravamo in vacanza, i ladri hanno svaligiato la casa

Quando andavo all’asilo, mi veniva sempre a prendere mio padre

Aspetta finché non sia arrivata

- se esprimono posteriorità sono introdotte da dopo che e hanno il verbo all’indicativo e, in alcuni casi, al congiuntivo

Potrai alzarti da tavola solo dopo che avrai finito di mangiare

La libertà condizionale può essere concessa anche ai condannati all’ergastolo dopo che abbiano trascorso in carcere almeno 26 anni (www.studiocataldi.it)

• Le proposizioni temporali implicite si costruiscono in modi diversi a seconda del significato che esprimono:

- se esprimono anteriorità si costruiscono con prima di e il verbo all’infinito

Prima di pretendere qualcosa prova a pensare a quello che dai tu (I. Grandi, Prima di partire per un lungo viaggio)

«Negozi aperti, prima di dire no vediamo come va» («Corriere della Sera»)

- se esprimono contemporaneità si costruiscono con il gerundio presente, o con al, col, nel, sul e l’infinito

Nel salutare i parenti, a volte confondo i loro nomi

È la stessa spiacevole sensazione che ci investe al risuonare mozartiano o beethoveniano dei molti cellulari che ci circondano («Avvenire»)

- se esprimono posteriorità si costruiscono con dopo e l’infinito passato, o con il participio passato, spesso preceduto da una volta

I primi giorni dopo aver smesso di fumare rappresentano il periodo più difficile, durante il quale si verifica il maggior numero di ricadute (www.stop.tabac.ch)

Una volta arrivati sul luogo, capiremo meglio di cosa si tratta

In alcuni casi, il participio passato può essere seguito dalla congiunzione che e da una voce dei verbi avere e essere, dando vita a un costrutto molto diffuso nel toscano letterario

Finito che ebbe di dire il Cardinale, io risposi che quelle erono offerte da quel Re che gli era (B. Cellini, La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze).

 

VEDI ANCHE

congiuntivo

indicativo

infinito

gerundio

participio

 

 

TÈ O TE?

 

Si tratta di due >>>omofoni

con l’accento grafico (dal francese thé, a sua volta dal cinese t’e) indica la bevanda aromatica preparata per infusione delle foglie essiccate di una pianta di origine asiatica

la coltivazione del

in foglie

una tazza di

Te senza accento grafico corrisponde al pronome tonico singolare maschile e femminile usato in funzione di complemento

Lasciami stare, te lo chiedo per favore

Da solo non riuscivo a dormire perché di notte ho ancor bisogno di te (L. Battisti, Fiori rosa fiori di pesco).

 

 DUBBI 

Per indicare la bevanda sono diffuse anche le grafie tea (che coincide con la parola inglese) e the

Sapevo quanto valevi dopo poche chiacchiere scambiate davanti a un tea freddo alla pesca (www.blusubianco.it)

Li vedi di sera, mentre aspettano un the caldo («Corriere della Sera»).

 

VEDI ANCHE

monosillabi accentati e non accentati

personali, pronomi

 

 

TERMINE, COMPLEMENTO DI

 

Nell’analisi logica, il complemento di termine è un complemento indiretto che indica la persona, l’animale o la cosa su cui ricade l’azione espressa dal verbo.

Il complemento di termine può essere introdotto dalla preposizione a

Bisogna dare da mangiare al cane

Devo restituire la falciatrice a Riccardo

La maestra ha detto a Filippo di non parlare

La preposizione a si deve omettere se il complemento di termine è uno dei pronomi >>>personali atoni mi, ti, gli, le, si, ci, vi, loro

E al nonno? Gli regaleremo un dopobarba

Fabio e Daniela ci hanno mandato una cartolina dalla Grecia

oppure, si può omettere davanti al pronome >>>relativo cui

Lo specialista (a) cui ci siamo rivolti è molto competente

Il complemento di termine può dipendere da:

• un verbo transitivo o intransitivo

Quand’ero piccolo ho rotto un dito a mia sorella

Il compito di risolvere la questione spetta al giudice

• aggettivi come grato, caro, fedele, pronto, contrario, utile, idoneo, dannoso, uguale, o un nome da essi derivato

Ti siamo grati per tutto quello che fai per noi

«La fedeltà a Dio è la migliore risposta agli ingiusti attacchi contro la Chiesa» (www.loccidentale.it).

 

VEDI ANCHE

transitivi e intransitivi, verbi

 

 

TÈRMITE O TERMÌTE?

 

La pronuncia corretta di questo sostantivo, che designa un tipo di insetto, è tèrmite, con accentazione >>>sdrucciola, come nella parola tardo-latina da cui deriva: tèrmitem.

La pronuncia termìte, con accentazione >>>piana, è dovuta a un errato avanzamento dell’accento.

In italiano esiste anche la parola termìte, con accentazione piana, che indica una particolare miscela di metalli. La parola è stata formata modernamente a partire dal greco therme ‘calore’.

 

 

TERZA CONIUGAZIONE

 

La terza coniugazione comprende tutti i verbi il cui infinito termina in -ire

Appartengono a questo gruppo molti verbi della IV coniugazione latina, e anche molti della II e della III, oltre a verbi di recente e nuova formazione.

• Molti verbi della III coniugazione, come capire, finire, guarire, punire, agire, costruire, ferire, finire, fornire, impedire, preferire, rapire, tradire, inseriscono l’>>>interfisso -isc- tra la >>>radice e la >>>desinenza della 1a, 2a e 3a persone singolari e della 3a persona plurale del presente indicativo e congiuntivo

io capiscoio guarisca

tu capiscitu guarisca

lui / lei capiscelui / lei guarisca

loro capisconoloro guariscano

Questi verbi inseriscono l’interfisso -isc- anche tra la radice e la desinenza della 2a persona singolare dell’imperativo

(tu) capisci!

(tu) finisci!

(tu) punisci!

• Alcuni verbi, come applaudire, mentire, inghiottire, assorbire, nutrire, ammettono sia la forma con l’infisso -isc-, sia quella senza

io mento / io mentisco

tu inghiotti / tu inghiottisci

• I verbi che terminano in -gnire, conservano di regola la i delle desinenze nella 1a persona plurale del presente indicativo e congiuntivo, e nella 2a persona plurale del congiuntivo presente. È diffusa anche la grafia senza -i, che, pur giustificata dal punto di vista della pronuncia, è sconsigliabile

lo stesso monarca dice noi vi insigniamo del Toson d’Oro o noi dichiariamo oggi guerra alla Ruritania (U. Eco, Kant e l’ornitorinco)

Anche noi insignamo così il nostro cannoniere di un titolo che ricorda il nostro più grande bomber (www.brembat.it)

• Il participio presente è formato in alcuni casi con la desinenza -ente

bollente

divertente

seguente

in altri, con la desinenza -iente

nutriente

obbediente

proveniente

In alcuni verbi, però, la t si trasforma in z

patire> paziente

consentire > consenziente.

 

VEDI ANCHE

coniugazione

indicativo

congiuntivo

imperativo

vocale tematica

 

 

TIENIMI, TIENMI O TIEMMI?

 

Nella lingua scritta contemporanea la grafia più diffusa di questa 2a persona dell’imperativo seguita dal pronome personale atono è tienimi

tienimi con te / dentro questa vita (C. Baglioni, Tienimi con te

Nella lingua orale tutte e tre le pronunce sono accettabili e trovano spazio anche la forma tienmi (con >>>troncamento della vocale finale del verbo), e soprattutto la forma tiemmi.

 

 STORIA 

Tienmi e tiemmi erano comuni nell’uso letterario del passato

la donna ch’io avea trovata sola / sopra me vidi, e dicea: Tiemmi dunque per compagna di pudicizia, e più ama l’anima mia che lo corpo (D. Cavalca, Vite di eremiti)

Tu che sai poetar servimi d’aio, / E tiemmi per le maniche del saio. (A. Tassoni, La secchia rapita).

 

 

TONICI, PRONOMI vedi PERSONALI, PRONOMI

 

 

TO’ O TOH?

 

Entrambe le grafie sono accettabili. 

Questa >>>interiezione deriva dalla 2a persona singolare dell’imperativo presente di togliere (togli) con >>>troncamento, e si usa per:

• invitare qualcuno a prendere qualcosa che si offre

To’, ecco qui la maglietta che mi hai prestato ieri!

• nel fare un incontro non previsto

To’, guarda un po’ chi si rivede in giro!

• per accompagnare con la voce pugni, calci, schiaffi o altri tipi di colpo

To’, prendi questo!

 

 

TOPO-

 

È un >>>prefissoide derivato dal greco topos ‘luogo’ e usato in parole della lingua scientifica derivate direttamente dal greco o formate modernamente con il significato generico, anche figurato, di ‘luogo, posto, spazio’

topografia (‘disciplina che studia gli strumenti e i metodi per la misurazione e la rappresentazione di parti della Terra’)

toponimo (‘nome proprio di luogo’)

topofilia (‘attaccamento profondo per un luogo’).

 

VEDI ANCHE

prefissi

 

 

-TORA, FEMMINILE IN

 

Quando il suffisso maschile -tore è preceduto da una consonante diversa da t, è possibile, anche se non frequentissimo, il femminile in -tora

pastore > pastora

gestore > gestora

impostore > impostora

tintore > tintora

In molti casi le forme in -tora suonano popolari o antiquate

Entrò la stiratora, una donnicciuola sui cinquant’anni, con un’aria di vittima, col cappellino e lo scialle messi per traverso (E. De Amicis, Roma capitale).

 

 USI 

Il suffisso -tora, a differenza di -trice, si riferisce esclusivamente a una persona.

Nell’italiano contemporaneo è spesso usato con intenti ironici

Entro e trovo la lavatora davanti alla lavatrice (www.ilmezza.com).

 

 

TRALÌCE O TRÀLICE?

 

La pronuncia corretta di questa parola, che si usa quasi esclusivamente nella locuzione guardare in tralice ‘guardare di sottecchi, di traverso’ è tralìce, con accentazione >>>piana, come nella parola latina dalla quale deriva, trilìcem.

La pronuncia tràlice, con accentazione >>>sdrucciola, è dovuta a un’errata >>>ritrazione dell’accento.

 

 

TRANSITIVI E INTRANSITIVI, VERBI

 

I verbi si possono distinguere in transitivi e intransitivi in base al rapporto che stabiliscono con il soggetto e con gli altri elementi della frase.

• Il verbo si dice transitivo quando l’azione passa direttamente dal soggetto che la compie all’oggetto (persona, animale o cosa) che la riceve o subisce. Pertanto, i verbi transitivi ammettono il complemento oggetto

Giovanna stira una camicia

Il Papa benedice la folla di fedeli

Fabio ha rotto la bicicletta

• Il verbo si dice intransitivo quando invece l’azione non passa direttamente dal soggetto all’oggetto, ma si esaurisce nel soggetto che la compie o passa a un altro elemento della frase, costituito da un complemento indiretto. Pertanto, i verbi intransitivi non ammettono il complemento oggetto

Francesco arrossisce ogni volta che qualcuno lo fissa

Quest’inverno rinunceremo alla settimana bianca

Finalmente è nato il figlio di Anna e Filippo

Alcuni verbi intransitivi possono reggere un oggetto diretto, diventando così transitivi, quando il complemento oggetto presenta la stessa radice del verbo (si parla allora di complemento dell’oggetto interno)

Ognuno vive la sua vita come può

A seconda del contesto, molti verbi possono funzionare sia come transitivi che come intransitivi

Lara mangia una mela / A che ora mangiamo?

Gli attori reciteranno una commedia / Gli attori recitano malissimo

Molti verbi transitivi possono essere usati con un complemento oggetto non espresso; in questi casi il verbo rimane transitivo, dal momento che un complemento oggetto, anche se non viene espresso, esiste necessariamente ed è di norma desumibile dal contesto

Marco scrive (una e-mail) alla sua fidanzata.

 

VEDI ANCHE

complementi

 

 

TRA O FRA?

 

Le >>>preposizioni semplici tra e fra possono essere considerate del tutto identiche per significato e funzioni.

Introducono diversi tipi di complementi indiretti

 

 

Tra e fra sono intercambiabili. Tuttavia, sia nello scritto, sia nell’orale si può scegliere tra l’una e l’altra per evitare sgradevoli accumulazioni di suoni, come in fra fratelli e in tra treni

Nella nostra famiglia tra fratelli siamo sempre andati molto d’accordo

Arriverò fra trenta secondi.

 

 

TRAPASSATO, CONGIUNTIVO

 

Il tempo verbale trapassato del modo >>>congiuntivo si forma combinando le forme del congiuntivo imperfetto degli ausiliari avere o essere con il participio passato del verbo da coniugare 

io avessi temutoio fossi andato

tu avessi temutotu fosti andato

lui / lei avesse temuto lui / lei fosse andato

noi avessimo temutonoi fossimo andati

voi aveste temutovoi foste andati

loro avessero temutoloro fossero andati

Nelle proposizioni indipendenti, il trapassato congiuntivo si usa per esprimere una possibilità o una necessità riferita al passato che non si è realizzata

Con te ci sono stato ma in un’altra misura / se solo avessi avuto un po’ meno paura (Tre allegri ragazzi morti, Puoi dirlo a tutti)

E tu cosa ne pensi? E se fossimo stati creati da una civiltà aliena?

Nelle proposizioni dipendenti, il trapassato congiuntivo si usa per esprimere anteriorità rispetto a un tempo passato che si trova nella proposizione reggente

Pensavo che tua sorella fosse già andata a vivere da sola.

 

VEDI ANCHE

consecutio temporum

 

 

TRAPASSATO PROSSIMO, INDICATIVO

 

Il trapassato prossimo è un tempo verbale dell’>>>indicativo e si usa per indicare un fatto avvenuto prima di un altro nel passato o comunque a esso collegato

Steve l’ha saputo e si è sprecato in complimenti: avevo fatto la cosa giusta (S. Agnello Hornby, Vento scomposto)

Questa forma verbale si coniuga combinando le forme dell’imperfetto indicativo degli ausiliari avere o essere con il >>>participio passato del verbo da coniugare.

Il termine di riferimento nel passato a partire dal quale l’avvenimento viene osservato è contenuto all’interno della frase stessa o in una frase dipendente. Può essere costituito da un >>>imperfetto, un >>>passato prossimo, un >>>passato remoto o da un >>>presente storico

Non volevo mangiare l’arrosto di coniglio che la nonna aveva preparato per l’occasione

Non ho voluto mangiare l’arrosto di coniglio che la nonna aveva preparato per l’occasione

Non volli mangiare l’arrosto di coniglio che la nonna aveva preparato per l’occasione.

 

VEDI ANCHE

avere o essere?

 

 

TRAPASSATO REMOTO, INDICATIVO

 

Il trapassato remoto è un tempo verbale dell’>>>indicativo e si usa per indicare un fatto avvenuto prima di un altro nel passato, definitivamente concluso e senza riflessi sul presente

Quando ebbe finito feci la domanda che mi bruciava, a quel punto. «Perché proprio io?» (G. Carofiglio, Il passato è una terra straniera)

Questa forma verbale si coniuga combinando le forme del passato remoto indicativo degli ausiliari avere o essere con il >>>participio passato del verbo da coniugare.

Il trapassato remoto si usa soltanto nelle proposizioni >>>subordinate introdotte da congiunzioni come dopo che, finché, non appena

Quando ebbe scoperto di aver perso, lasciò tutto

Non appena ebbe finito di piovere, l’orso uscì dalla sua tana.

 

 USI 

Il trapassato remoto ha ormai un uso molto raro e limitato ai registri alti della lingua scritta. 

Nell’uso comune, molto spesso il trapassato remoto è sostituito dal passato remoto o dal trapassato prossimo

Non appena finì di mangiare, se ne andò

Dopo che mia sorella aveva sentito la notizia, è corsa a spifferarla in giro

Non è possibile costruire la forma passiva del trapassato remoto dell’indicativo.

 

VEDI ANCHE

avere o essere?

forma attiva, passiva e riflessiva

 

 

TRASGRESSORE / TRASGREDITRICE vedi -TRICE, FEMMINILE IN 

 

 

TRATTINO

 

Il trattino (-) si usa nei testi a stampa: 

• per unire due parole accostate tra loro che non formano un composto soggetto a stabile >>>univerbazione, come una coppia di aggettivi, di sostantivi, di nomi propri

linguaggio burocratico-amministrativo

la regista cino-canadese

le leggi-truffa

la partita Torino-Inter

• con >>>prefissi o >>>prefissoidi, se usati in composti occasionali

mine anti-carro

terapia anti-aids

• con numeri e date, per indicare un intervallo

i giorni 14-15 gennaio 2012

In Mozambico sarebbe necessario curare subito 9.000 persone nei prossimi tre-cinque anni

Il trattino non va confuso con la lineetta (–), più lunga, usata nei testi a stampa con funzioni diverse. 

 

VEDI ANCHE

composte, parole

punteggiatura

 

 

TRE O TRÉ?

 

La grafia corretta è tre, senza accento. 

L’accento va invece sempre segnato nei composti con tre, che sono parole polisillabiche accentate sull’ultima sillaba

ventitré, trentatré, novecentoquarantatré.

 

VEDI ANCHE   

accento

 

 

TRI-

 

È un >>>prefissoide derivato dal latino tri- (affine a tres ‘tre’) e usato in parole derivate direttamente dal latino e dal greco o formate modernamente con il significato di ‘che ha tre, di tre, composto di tre’

tricolore (= di tre colori, quasi sempre con riferimento a bandiere nazionali)

tridente (= forcone a tre denti)

trisillabo (= verso formato da tre sillabe)

In chimica, indica la presenza, in una molecola, di tre atomi o radicali di una data specie o il ripetersi, per tre volte, di una certa proprietà

tricloroetilene

trimetilammina

trivalente.

 

VEDI ANCHE

prefissi

 

 

-TRICE, FEMMINILE IN

 

I nomi maschili in -tore (detti anche nomi d’agente, poiché designano chi compie un’azione) nella maggior parte dei casi hanno il femminile in -trice

attore > attrice

scrittore > scrittrice

pittore > pittrice

allevatore > allevatrice

Quando il suffisso -tore è preceduto da una consonante diversa da t, sequenze come -strice e -ntrice che ne derivano risultano difficili da pronunciare e forme del tipo *tintrice e *impostrice non sono ammesse. In questi casi si ricorre al suffisso -tora (>>>-tora, femminile in).

 

 USI 

Il femminile -trice, a differenza di -tora, può essere usato anche per indicare un nome di macchina, oltre che un nome d’agente

mitragliatrice (‘arma da fuoco automatica’)

affettatrice (‘macchina usata per tagliare a fette i salumi’)

stiratrice (‘macchina impiegata per la stiratura / operaia addetta alla stiratura’)

fresatrice (‘macchina utensile per la lavorazione dei metalli / operaia addetta alla fresa’).

 

VEDI ANCHE

femminile dei nomi

 

 

TRISDRUCCIOLA, ACCENTAZIONE

 

Hanno accentazione trisdrucciola le parole accentante sulla quintultima sillaba. Nella lingua italiana le parole trisdrucciole sono molto poche e corrispondono tutte a forme di 2a persona singolare dell’imperativo composte con l’aggiunta di due pronomi atoni

àuguraglielo, òrdinaglielo, rècitamelo, òccupatene, comùnicamelo.

 

VEDI ANCHE   

accento

piana, accentazione

tronca, accentazione

sdrucciola, accentazione

bisdrucciola, accentazione

 

 

TRITTONGO

 

Il trittongo (dal greco trìphthongos ‘suono triplo’) è un gruppo di tre vocali consecutive all’interno di una stessa sillaba. Nell’incontro di tre suoni vocalici all’interno di una sola sillaba, due di essi diventano >>>semivocali o >>>semiconsonanti.

• Una semiconsonante + una vocale + una semivocale:

- -iei, -iai,-ioi

miei

scambiai

- -uai, -uei,-uoi

guai

suoi

• Due semiconsonanti + una vocale:

- -iuo

aiuola.

 

VEDI ANCHE

dittongo

iato

 

 

TRONCA, ACCENTAZIONE

 

Hanno accentazione tronca (detta anche ossitona) le parole accentate sull’ultima sillaba. Quando la parola ha più di una sillaba, l’accento è segnalato graficamente

caffè, virtù, mercoledì, gioventù, città, università 

Le forme della 3a persona singolare del passato remoto e del futuro semplice dell’>>>indicativo, in genere, sono tronche

mangiò, poté, punì, avrà, capirà.

 

 DUBBI 

Nelle parole tronche l’accento finale può essere acuto o grave a seconda dei casi:

• l’accento è acuto con parole la cui vocale finale è e chiusa

poté, finché, perché, giacché

• l’accento è grave con parole la cui vocale finale è e aperta, o, a, i, u

caffè, è, mangerò, dormì, sarà, virtù.

 

VEDI ANCHE

accento, acuto o grave 

piana, accentazione

sdrucciola, accentazione

bisdrucciola, accentazione

trisdrucciola, accentazione

 

 

TRONCAMENTO

 

Il troncamento (o apocope) è la soppressione di una vocale, di una consonante o di una sillaba alla fine di una parola

gran ciambellano (anziché grande ciambellano)

amor proprio (anziché amore proprio)

A differenza dell’elisione, il troncamento non richiede la presenza dell’apostrofo (tranne in casi particolari, come po’, mo’ e altri, per i quali si veda la sezione Usi).

Si ricorre al troncamento con diversi tipi di parole.

• Con gli >>>aggettivi:

- il troncamento è obbligatorio con gli aggettivi maschili bello, buono, santo riferiti a nomi che iniziano per consonante e introdotti dagli articoli il e un

*un bello tramonto > un bel tramonto

*il Santo Raffaele > il San Raffaele

*un buono giorno > un buon giorno

- il troncamento è possibile ma non obbligatorio in altri casi

grande giorno > gran giorno

un poco di vino > un po’ di vino

- il troncamento è molto frequente nei composti di due aggettivi (e anche aggettivo + sostantivo), in cui il primo termina in -re o -le

elettoral-politico

struttural-funzionalismo

popolar-televisivo

• Con gli articoli >>>indeterminativi e gli indefiniti derivati da uno (alcuno, ciascuno, nessuno)

*uno piatto > un piatto

*nessuno testimone > nessun testimone

• Con alcuni sostantivi:

- frate e suora seguiti da nome proprio

fra Paolo Sarpi

suor Teresina

- nei toponimi costruiti con valle, torre, colle, piano, casa e altri

Valsugana

Pian del Voglio

Ca’ del Sole

- nei sostantivi usati come titoli, seguiti da nome proprio

il professor Mario Monti

il dottor Rossi.

 

 USI 

Di regola il troncamento non va mai segnalato con l’apostrofo, tuttavia l’apostrofo è obbligatorio:

• nelle forme po’ ‘poco’, e a mo’ di ‘alla maniera di’

un po’ di soldi

a mo’ di esempio

• con la 2a persona singolare del presente >>>imperativo dei verbi andare, dare, dire, fare, stare

va’ per vai 

da’ per dai

di’ per dici 

fa’ per fai 

sta’ per stai 

• in alcune interiezioni 

be’ per bene 

to’ per togli!

 

VEDI ANCHE

apostrofo

elisione

 

 

TU O TE?

 

Il pronome personale tu si usa sempre con funzione di >>>soggetto

Non sarai certo tu a impedirmi di esprimere la mia opinione

«Sei tu che ti lamenti, io mi accetto» (M. Mazzantini, Venuto al mondo)

In certi casi può essere usato con questa funzione anche il pronome obliquo te:

• in espressioni esclamative formate con un aggettivo

Com’è bella la tua auto nuova! Beato te!

Te fortunata! Invidino altre la tua fortuna (L. Savioli, Amori)

• nelle comparazioni di uguaglianza, dopo come e quanto

Ne so quanto te

Cosa ridi? Non è colpa mia se sono imbranato come te!

• in coordinazione con un altro soggetto

A quanto pare siamo rimasti soltanto io e te

• quando svolge la funzione di complemento >>>predicativo del soggetto, con verbi come essere, sembrare, parere

Io non solo te, io non sono te, non sono solo te (E. Marrone, Non sono solo te)

• con un participio assoluto 

senti di aver deluso tutti, te compresa (www.amiciobesi.forumfree.it).

 

 USI 

L’uso di te come soggetto, ampiamente diffuso in molte regioni italiane, è ammissibile nel parlato informale, ma deve essere evitato nel parlato di tono sostenuto e nell’uso scritto

Ti scriverò prima di venire. E te non vieni mai a Firenze? (Lettera di G. Papini a G. Prezzolini)

come non è vero, sei te (V. Rossi, Una canzone per te).

 

VEDI ANCHE

io e te o io e tu? 

personali, pronomi

participio

 

 

TUTT’ALTRO O TUTTALTRO?

 

La forma corretta è tutt’altro, con il pronome indefinito tutto soggetto a >>>elisione prima del pronome indefinito altro

Non che fosse divenuto un donnaiolo, tutt’altro (C. Magris, Microcosmi)

La forma tuttaltro, risultato di una >>>univerbazione, è oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati

ebbe una vita familiare assai poco equilibrata e tuttaltro che degna di un uomo saggio (www.rss-notizie.it).

 

 STORIA 

Come in molti casi simili, la grafia univerbata tuttaltro era comune nell’italiano antico e fino all’Ottocento

Si fa, e si disfà; e disfacendo non si finisce per nulla ciò che s’era fatto: tuttaltro! (I. Nievo, Le confessioni di un italiano).

 

 

TUTTAVIA vedi AVVERSATIVE, CONGIUNZIONI

 

 

TUTTI E DUE, TUTTE E DUE

 

I pronomi indefiniti tutti e tutte, seguiti dalla congiunzione e e da un numerale cardinale, indicano un determinato numero di persone, animali o cose considerate nel loro complesso

Tutti e due i familiari hanno scelto di essergli vicino («La Repubblica»)

È stata una gara difficile per tutte e due le squadre («Il Mattino di Padova»)

Frequente è anche la forma tutt’e due, con >>>elisione

Tutt’e due, allora, gridando, prendono a inseguirsi, girando attorno a Ferrante (L. Pirandello, La signora Morli, una e due)

allora forse abbiamo capito male tutt’e due (S. Veronesi, Caos calmo).

 

 

TUTT’OGGI O TUTTOGGI?

 

La forma corretta è tutt’oggi, con il pronome indefinito tutto soggetto a >>>elisione prima dell’avverbio oggi

a tutt’oggi non è stata fatta una riforma degli studi di medicina (I. Cavicchi, Medicina e sanità: snodi cruciali)

La forma tuttoggi, risultato di una >>>univerbazione, è oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati

il complesso venne trasformato nel palazzo signorile che tuttoggi si presenta al  visitatore (Touring club italiano, Puglia).

 

 

TUTT’ORA O TUTTORA?

 

Nell’italiano contemporaneo la grafia corrente è tuttora, con >>>univerbazione

La lapide si vede tuttora sulla facciata del palazzo

Risento tuttora di quella caduta

È ormai antiquata la grafia separata tutt’ora, oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati

Come scrivere nel curriculum che tutt’ora lavoro? (it.answers.yahoo.com).

 

 STORIA 

Come in molti casi simili, la grafia separata tutt’ora era normale nell’italiano antico e fino all’Ottocento

con la varietà e con l’eccellenza delle opere loro hanno nobilitata e nobilitan tutt’ora la toscana favella (G. Rezasco, Della lingua toscana).

 

 

TUTT’UNO O TUTTUNO?

 

La forma corretta è tutt’uno, con il pronome indefinito tutto soggetto a >>>elisione prima del pronome indefinito altro

come se il colbacco facesse tutt’uno con il resto del corpo (E. Ferrero, N.)

La forma tuttuno, risultato di una >>>univerbazione, è oggi poco diffusa e legata soprattutto a usi scarsamente sorvegliati, anche se non priva di attestazioni letterarie

Invece lui voleva stare con i cosacchi e sentirsi tuttuno con loro (C. Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti).