P

 

 

 

PARAGONE, COMPLEMENTO DI

 

Nell’analisi logica, il complemento di paragone è un complemento indiretto che indica il secondo termine del confronto tra due cose o esseri animati, o tra due qualità appartenenti a una stessa cosa o a uno stesso essere animato.

• Con il comparativo di maggioranza e di minoranza, il complemento di paragone è introdotto per lo più dalla >>>preposizione di

Laura è più estroversa di Roberta

Queste pesche sono più mature di quelle

Quando il confronto riguarda due qualità diverse di una stessa entità, animata o inanimata, il complemento di paragone è introdotto dalla >>>congiunzione che

Questa torta è più buona che bella

Negli spinaci c’è meno ferro che nella rucola

• Con il comparativo di uguaglianza, il complemento di paragone è introdotto dalla congiunzione come o dall’>>>avverbio quanto

Il mio skateboard è rosso come il tuo

Mio padre è alto quanto me.

 

 

PARAGRAFO

 

Con il termine paragrafo si fa riferimento a due concetti diversi.

• Il paragrafo (o capoverso) è innanzitutto una porzione di testo formata da uno o più periodi e isolata da ciò che precede e ciò che segue. All’interno del paragrafo sono raggruppate porzioni di informazione omogenee, perciò il passaggio a un nuovo capoverso (il cosiddetto a capo) implica una pausa molto forte nel testo. 

Nell’editoria e nella scrittura con il computer il paragrafo è messo in evidenza con un breve rientro della riga di inizio del primo periodo del paragrafo o con una riga vuota tra un paragrafo e l’altro (paragrafo all’inglese).

• Con il termine paragrafo si intende anche una suddivisione interna a un capitolo, spesso dotata di titolo e isolata con soluzioni grafiche.

 

 

PARASINTETICI, VERBI

 

I verbi parasintetici sono verbi che si formano a partire da un sostantivo o da un aggettivo, combinando simultaneamente alcuni prefissi e il suffisso verbale in -are o -ire.

I prefissi possono essere:

• >>>a-, che indica un’azione o un cambiamento di condizione

a + latt(e) + are> allattare

a + bell(o)+ ire> abbellire

• >>>de-, >>>di-, dis- con valore negativo e sottrattivo

de + tass(a) + are> detassare

di + rozz(o) + are > dirozzare

dis + amor(e) + are> disamorare

• >>>in-, che indica un’azione

in + aspr(o) + ire> inasprire

• >>>s-, con valore intensivo o privativo

s + ferragli(a) + are > sferragliare

s + vi(a) + are> sviare

tra- (e le varianti più letterarie tras-, trans-), che indica un passaggio

tra + vas(o) + are> travasare.

 

 

PARATASSI

 

La paratassi (detta anche coordinazione) è la relazione per cui due o più >>>proposizioni di un >>>periodo sono collegate tra loro pur restando autonome dal punto di vista semantico e sintattico.

Le proposizioni possono essere coordinate:

• per mezzo di una >>>congiunzione coordinativa

Sei venuto in macchina o hai preso il treno?

Ormai è tardi e non saprei come fare

• per >>>polisindeto, cioè replicando la stessa congiunzione davanti a ciascuna delle proposizioni che vengono coordinate

Paolo non ha telefonato, scritto, si è fatto sentire in altro modo

Fido è irrequieto: abbaia e si gratta e non sta fermo un minuto

• per >>>giustapposizione (o asindeto), senza legami formali tra le proposizioni oltre alla >>>punteggiatura

Il professore arrivò in aula, vide la situazione, chiese aiuto al suo collaboratore

Il farmacista ha abbassato la serranda. Ormai ha chiuso

Si distinguono diversi tipi di coordinazione:

copulativa, quando due o più proposizioni di significato omologo uniscono il loro contenuto; le principali congiunzioni >>>copulative sono e e

Luigi uscì di casa in fretta e andò a lavorare

Non so da dove provenga quale religione professi

disgiuntiva, quando due o più proposizioni si escludono reciprocamente; le principali congiunzioni >>>disgiuntive sono o e oppure

Festeggeremo da soli o con pochi amici

Partite anche voi per il mare oppure rimanete in città?

avversativa, quando due o più proposizioni sono contrapposte in parte o del tutto; le principali congiunzioni >>>avversative sono ma, però e bensì

Ho provato a cercare i calzini nel cassetto, ma non li ho trovati

La casa di Riccardo è molto grande, però è senza giardino

Io non voglio far apparire il gruppo nella legenda, bensì voglio aggiungerlo nella lista staff! (www.phpbbitalia.net)

esplicativa, quando una proposizione spiega o precisa ciò che è stato detto in precedenza; le principali congiunzioni >>>dichiarative sono cioè, ossia, ovvero e infatti

Ho fatto quello che dovevo, cioè ho detto la verità

Questa casa è mia, ossia dei miei genitori

Questa è la mia strada, ovvero è la strada in cui abito

Mi sento meglio, infatti non ho più la febbre

conclusiva, quando una proposizione è conseguenza di ciò che è stato detto in precedenza; le principali congiunzioni >>>conclusive sono dunque, perciò e quindi

Sei maggiorenne, dunque puoi prendere la patente 

Hai fatto una sciocchezza, perciò adesso ne paghi le conseguenze

Ho trovato il messaggio, quindi ho richiamato

correlativa, quando una proposizione richiama direttamente l’altra; i principali nessi correlativi (>>>correlative, congiunzioni) sono e…e, o…o, sia…sia e né…né

Non mi dai mai ascolto: e quando non hai tempo, e quando sei stanco

O ti decidi a farlo o lasciamo perdere 

Filippo è sempre stato antipatico, sia quand’era piccolo sia adesso che ha quasi trent’anni

Non ho voglia tempo di starti a sentire.

 

VEDI ANCHE   

ipotassi

 

 

PARENTESI QUADRE

 

Le parentesi quadre [ ] si utilizzano per:

• racchiudere nel testo un commento dell’autore o una spiegazione tecnica

Arrivò Raúl, sorridente, con indosso una camiciola celestina regalo del Gabo [García Márquez] («La Repubblica»)

Mi fecero entrare in un ufficio dove c’erano coca-cola, shawarma [i tipici panini arabi: pane pita con sottili fettine di agnello ndr] e dolciumi («La Repubblica»)

• racchiudere i puntini di sospensione nelle indicazioni delle parti omesse di una citazione

Giovanni pensò alla città nel crepuscolo, [...]. Tutti in un modo o nell’altro avevano qualche motivo, anche piccolo, per sperare, tutti fuori che lui (D. Buzzati, Il deserto dei Tartari)

• introdurre una parentesi all’interno di una frase già contenuta tra parentesi tonde

(la città di Sant’Ambrogio [Milano] era avvolta nella nebbia).

 

 

PARENTESI TONDE

 

Le parentesi tonde ( ) si utilizzano per:

• racchiudere un inciso, un commento, un ampliamento del discorso

Abbiamo preso nota del fatto che Washington incoraggia i topi a ruggire (è il caso della Georgia), ma non è in grado di liberarli dalla trappola in cui si sono cacciati («Corriere della Sera»)

• racchiudere un periodo indipendente dal testo

Quando perse i suoi risparmi a seguito del crollo di borsa del 1929, mio nonno scoprì che il mercato azionario può essere una gigantesca casa da gioco. (La mia generazione ha fatto una analoga scoperta, su scala più piccola, quando nel 2000 è scoppiata la bolla speculativa delle società telematiche.) («L’Unità»)

• aggiungere un’informazione o una precisazione

Oggi molte similitudini fra particelle sono state ricondotte a particolari tipi di simmetria: di carica (tra elettroni e positroni), di scambio (tra protoni e neutroni), interne (tra quark di diverso colore) e super (tra bosoni e fermioni) («La Repubblica»).

 

 USI 

Il punto >>>interrogativo e il punto >>>esclamativo si devono mettere prima della parentesi di chiusura 

Devo necessariamente vederla (dove troverò il tempo per farlo?) per restituirle il suo portachiavi

Sono venuto a sapere (non mi pare vero!) che sei stato in televisione

a meno che non riguardino l’intero periodo e non solo quanto detto tra parentesi

Credete davvero che questo succeda solo da noi (in Italia, intendo)?

Sono davvero insopportabili, questi giornali scandalistici (quotidiani compresi)!

Il >>>punto, invece, si mette di norma dopo la parentesi di chiusura

In spagnolo la -s- seguita da una consonante fa sillaba con la precedente (nessuna parola comincia per -s- impura, cioè seguita da consonante).

 

 

PAROSSINTONA, ACCENTAZIONE vedi PIANA, ACCENTAZIONE

 

 

PARTICIPIO

 

Il participio è un modo verbale non finito che partecipa da un lato alla categoria dei nomi, di cui segue la flessione distinguendo numero, genere e caso; dall’altro alla categoria dei verbi, in quanto può distinguere >>>diatesi, tempo e aspetto e averne la reggenza. Il nome di questo modo verbale deriva infatti dal latino participium ‘partecipante’.

Il participio ha due tempi, presente e passato.

• Il participio presente (o semplice) è sempre di forma attiva e oggi è usato soprattutto come aggettivo o sostantivo 

l’affascinante storia dell’Isola d’Elba 

i dipendenti del settore metalmeccanico 

ma si può usare anche come verbo

i problemi derivanti (= che derivano) dalla crisi economica

• Il participio passato (o composto) può avere, a seconda dei verbi, forma attiva o passiva (>>>forma attiva, passiva e riflessiva). 

È usato:

• come aggettivo e sostantivo

I soli parenti invitati sono stati più di cento

Il concorso è riservato ai laureati in Economia

• come >>>predicato verbale di proposizioni subordinate implicite, con valori diversi (temporale, relativo, causale ecc.)

Allertati da un’anomala fuoriuscita di liquido, i tecnici cercarono di individuarne la causa

Raggiunta la cima del monte, finalmente potremo riposarci

• come verbo, insieme agli ausiliari avere ed essere per formare i tempi composti dei verbi

ho mangiato una bistecca

è arrivato in ufficio

hanno creduto alle sue parole

sono corsi all’ospedale

Si usa inoltre per rendere la forma passiva nei tempi semplici e composti

Mio fratello è ammirato da tutti

Ieri la madre di Federica è stata ricoverata d’urgenza.

 

VEDI ANCHE   

concordanza

 

 

PARTITIVO, ARTICOLO

 

L’articolo partitivo indica una parte indeterminata di un insieme, una quantità imprecisata. Si tratta di una funzione particolare delle preposizioni articolate create con la >>>preposizione semplice di.

• Al singolare è poco frequente e si usa per indicare una quantità imprecisata in riferimento a un sostantivo che indica una materia non numerabile; può essere parafrasato con un po’

ricevere del denaro (= un po’ di denaro)

acquistare della pasta (= un po’ di pasta)

• Al plurale si usa per indicare una quantità non precisata di un elemento numerabile; in questo caso funziona come plurale dell’articolo indeterminativo e può essere parafrasato con alcuni / alcune

ho raggiunto un buon risultato> ho raggiunto dei buoni risultati (= alcuni buoni risultati)

ho incontrato un’attrice> ho incontrato delle attrici (= alcune attrici)

Al plurale, gli articoli partitivi non possono essere preceduti dalle preposizioni di e da. In questo caso occorre sostituirli con l’aggettivo alcuno

Ho comprato dei chiodi ma Ho bisogno di alcuni chiodi

Ho visto delle amiche ma Sono andata da alcune amiche 

Quando sono preceduti da altre preposizioni, l’uso dei partitivi è sconsigliato 

Vado con alcuni amici è meglio di vado con degli amici 

Ci ospitano in alcune tende è meglio di ci ospitano in delle tende.

 

 

PARTITIVO, COMPLEMENTO

 

Nell’analisi logica, il complemento partitivo è un complemento indiretto che indica l’insieme all’interno del quale si trova l’elemento di cui si parla. 

È introdotto dalle preposizioni >>>di, >>>tra o fra.

Può dipendere da diversi elementi:

• da un sostantivo o da un avverbio che indica quantità

Un etto di prosciutto

Se solo potessi avere un po’ dei tuoi soldi!

• da un pronome interrogativo

Quale tra quelle è la tua automobile?

• da un pronome indefinito

Ho appena finito di stirare alcune delle camicie di tuo padre

• da un pronome numerale

Ventotto dei pazienti ricoverati 

• da un aggettivo al grado superlativo relativo

Nicola è il meno simpatico della sua compagnia di amici.

 

 DUBBI 

Non si deve confondere il complemento partitivo con il soggetto o il complemento oggetto di una frase introdotti da un articolo >>>partitivo

Per attaccare quest’etichetta mi serve della colla (= soggetto)

Ho assaggiato dei tagliolini (= complemento oggetto, detto anche complemento oggetto partitivo) veramente squisiti.

 

 

PASSATO, CONGIUNTIVO

 

Il tempo verbale passato del modo >>>congiuntivo si forma combinando le forme del congiuntivo presente degli ausiliari avere o essere con il participio passato del verbo da coniugare 

 

 

Si usa per esprimere l’anteriorità di un evento nelle proposizioni dipendenti rette da verbi come sperare, credere, supporre al presente o futuro indicativo

Credo che Riccardo non abbia capito a che ora raggiungerci

Nicola spererà che l’avvocato si sia dimenticato dell’appuntamento

Suppongo che abbiano avvertito la mia presenza

Si usa anche per esprimere un dubbio riferito al passato nelle proposizioni >>>principali, specie in forma di domanda

Che siano già stati pubblicati i nomi dei candidati alla prova pratica?

 

 

PASSATO PROSSIMO, INDICATIVO

 

Il passato prossimo (o perfetto composto) è un tempo verbale dell’indicativo che esprime un’azione avvenuta in un passato, recente o lontano, che tende ad avere effetti percepiti ancora nel presente da parte di chi parla o scrive. La vicinanza al presente è di carattere psicologico e corrisponde a un coinvolgimento emotivo rispetto all’evento raccontato.

Il passato prossimo si forma combinando le forme dell’indicativo presente degli ausiliari avere o essere con il >>>participio passato del verbo da coniugare

L’altro giorno ho conosciuto la figlia di Michele

Giulio mi ha presentato Chiara cinque anni fa

Da giovane ho fatto il militare a Cuneo

In particolare:

• tutti i verbi transitivi formano il passato prossimo con l’ausiliare avere

ho mangiato un biscotto

hai chiesto scusa

hanno rivolto un appello

• la maggior parte dei verbi intransitivi forma il passato prossimo con l’ausiliare essere e il participio passato concorda in genere e numero con il soggetto

Gli amici sono capitati qui per caso

Mauro è partito di corsa

Le ragazze sono arrivate.

 

 USI 

Il passato prossimo è preferito nel parlato o nello scritto meno controllato, mentre il >>>passato remoto si incontra più spesso nella lingua scritta e nei registri più elevati. Tuttavia, il passato prossimo, nel corso dei secoli, ha mostrato una certa tendenza a sostituire il passato remoto anche nei livelli formali di lingua. 

 

Nell’italiano d’oggi tende a estendere i suoi ambiti d’uso. Nel parlato informale, il passato prossimo è usato spesso al posto del >>>futuro anteriore per esprimere un’azione futura che è anteriore a un’altra azione futura (a sua volta spesso espressa da un >>>presente indicativo usato per esprimere un’azione futura)

Appena abbiamo finito (= avremo finito) la scuola, andiamo (= andremo) tutti in vacanza

Nel parlato dell’Italia centrale e meridionale il passato prossimo tende a essere sostituito dal passato remoto anche per eventi vicini

Stamattina andai dal barbiere

Nel parlato dell’Italia settentrionale, al contrario, il passato prossimo tende a essere usato anche al posto del passato remoto

Nel 1964 sono andato a un concerto dei Beatles.

 

VEDI ANCHE

indicativo

concordanza

transitivi e intransitivi, verbi

 

 

PASSATO REMOTO, INDICATIVO

 

Il passato remoto (o perfetto semplice) è un tempo verbale dell’indicativo e si usa per indicare un fatto avvenuto nel passato, concluso e senza legami di nessun tipo con il presente; la lontananza è di carattere sia cronologico, sia psicologico.

Nell’uso comune può corrispondere a un distacco emotivo rispetto all’evento raccontato, mentre nello scritto letterario l’uso del passato remoto risponde a una scelta stilistica

Il cantante Carlo Broschi, detto Farinelli, nacque ad Andria il 24 gennaio 1705

Le antiche mura perimetrali di Padova furono demolite durante la guerra contro la Lega di Cambrai

Alice trattenne il fiato mentre si sfilava la canottiera e non poté fare a meno di strizzare gli occhi per un momento (P. Giordano, La solitudine dei numeri primi)

Dal punto di vista della forma, alcuni verbi formano il passato remoto in modo regolare (passato remoto debole) aggiungendo alla radice verbale le desinenze proprie di questo tempo

 

 

Altri verbi presentano una forma del passato remoto con una radice diversa da quella dell’infinito per la 1a e 3a persona singolare e per la 3a plurale (passato remoto forte), come ad esempio

avere > io ebbi, tu avesti, lui / lei ebbe, noi avemmo, voi aveste, loro ebbero

fare > io feci, tu facesti, lui / lei fece, noi facemmo, voi faceste, loro fecero

rispondere > io risposi, tu rispondesti, lui / lei rispose, noi rispondemmo, voi rispondeste, loro risposero

dire > io dissi, tu dicesti, lui / lei disse, noi dicemmo, voi diceste, loro dissero

Nel caso di risposi e dissi si parla di passato remoto sigmatico, dalla lettera dell’alfabeto greco sigma (che corrisponde alla nostra s), perché il passato remoto di questi verbi si forma aggiungendo una -s- tra la >>>radice e la >>>desinenza.

Il passato remoto del verbo essere è completamente irregolare

essere> io fui, tu fosti, lui / lei fu, noi fummo, voi foste, loro furono.

 

 USI 

Mentre il >>>passato prossimo si riferisce in genere a eventi considerati psicologicamente vicini, il passato remoto è la forma del passato percepito come psicologicamente lontano.

 

VEDI ANCHE   

indicativo

 

 

PASSIVI, VERBI vedi FORMA ATTIVA, PASSIVA E RIFLESSIVA

 

 

PASTORE / PASTORA vedi -TORA, FEMMINILE IN

 

 

-PATÌA

 

-patìa è un >>>suffissoide (derivato dal tema pat- del verbo greco pàtein ‘soffrire’) usato in molte parole composte derivate soprattutto dal greco.

A seconda dei casi, può assumere diversi significati:

• comunemente indica sentimenti e passioni

simpatia

antipatia

apatia

• nel linguaggio medico indica affezioni diverse che fanno riferimento a un organo o a un apparato

angiopatia (‘malattia del sistema vascolare’)

cardiopatia (‘malattia del cuore’)

nefropatia (‘malattia dei reni’)

• in qualche caso, indica particolari metodi di cura

omeopatia

naturopatia.

 

 

PEGGIORATIVI, SUFFISSI

 

I suffissi peggiorativi (detti anche spregiativi) indicano un peggioramento di tipo quantitativo o qualitativo.

Possono essere aggiunti a:

• >>>nomi carattere> caratteraccio

• >>>aggettivi giovane > giovinastro

• >>>avverbi male> malaccio

I suffissi spregiativi più comuni sono -accio e -astro

donna > donnaccia

campo > campaccio 

poeta > poetastro 

ricco> riccastro

Il suffisso -accio presenta anche la forma alternativa -azzo

amore > amorazzo

Alcuni nomi in -astro hanno ormai perduto il loro originario valore spregiativo

figlio > figliastro (‘figlio avuto da altra moglie o marito’)

fratello> fratellastro (‘fratello avuto da altra moglie o marito’)

pollo> pollastro (‘pollo giovane’)

Con gli aggettivi, il suffisso -astro indica di solito un’attenuazione della qualità

bianco > biancastro (‘leggermente bianco’)

Valore spregiativo hanno anche alcuni suffissi meno comuni come -aglia, -icchio, -iciattolo, -otto, -onzolo, -uccio, -ucolo

gente > gentaglia

governo > governicchio

uomo> omiciattolo

provinciale > provincialotto

medico > mediconzolo

impiegato > impiegatuccio

poeta > poetucolo. 

 

 USI 

Spesso i suffissi -accio e -astro, soprattutto nel parlato, assumono un valore affettivo o ironico, per nulla spregiativo

Wojtylaccio! (R. Benigni durante il Festival di Sanremo del 1980)

Cuginastro, come stai?

 

VEDI ANCHE

alterazione

 

 

PEGGIORE O PEGGIO?

 

L’uso dell’avverbio peggio come aggettivo con il valore di ‘peggiore’ è tipico del parlato, e dunque sconsigliabile nello scritto e nel parlato di una certa formalità

le peggiori sconfitte e non le peggio sconfitte

Non mancano, tuttavia, esempi di quest’uso anche nei secoli scorsi

Le peggio di tutte erano quelle di Niccolò d’Arezzo (G. Vasari, Le vite).

 

 

PELLEROSSA O PELLIROSSE?

 

Il sostantivo pellerossa, ‘indiano d’America’, ha due plurali, entrambi corretti.

• Il plurale invariabile pellerossa è la forma di gran lunga più comune

gli accampamenti dei pellerossa

• Il plurale regolare pellirosse si forma mutando la desinenza di entrambi i termini che formano il composto

le riserve dei pellirosse

La forma potrebbe essere un >>>calco dal francese peaux-rouges (al plurale) o più probabilmente dalla locuzione inglese red skin, attestata già nel Seicento; è entrata in italiano nel corso dell’Ottocento attraverso le traduzioni di narrativa americana. 

 

VEDI ANCHE

composte, parole

 

 

PENA, COMPLEMENTO DI

 

Nell’analisi logica, il complemento di pena è un complemento indiretto che indica la condanna o il castigo che vengono inflitti a qualcuno.

Si usa con i verbi condannare, multare, punire ed è introdotto dalle preposizioni di, per, a, con

La Commissione Disciplinare Nazionale della Figc ha multato di 30.000 euro il presidente della Lazio («La Repubblica»)

Investe un gatto, multato per 389 euro («La Stampa»)

L’ex dg della Juventus è stato condannato a quattro mesi di reclusione dal tribunale di Roma («Il Corriere dello Sport»)

Chiunque, essendo legato da matrimonio avente effetti civili, ne contrae un altro, pure avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni (Codice penale, art. 556)

 

 

PENTA-

 

Penta- è un >>>prefissoide che deriva dal greco penta ‘cinque’ e si trova in parole composte derivate dal greco o formate modernamente

pentacordo (‘strumento musicale a cinque corde’)

pentametro (‘verso di cinque metri’)

pentapartito (‘unione di cinque partiti’)

È molto usato nelle terminologie scientifiche, in particolare della chimica

pentavalente (‘atomo con valenza cinque’)

pentaclorofenolo (‘molecola composta con cinque atomi di cloro’).

 

VEDI ANCHE

numerali, aggettivi

 

 

PER

 

La preposizione semplice per può svolgere diverse funzioni:

• collegare due elementi della stessa frase, introducendo diversi tipi di >>>complementi indiretti

 

 

• collegare due frasi distinte, introducendo diversi tipi di >>>proposizioni

 

 

 USI 

Il pronome ciascuno con valore distributivo (>>>distributivi, pronomi) può essere usato senza preposizioni oppure, meno di frequente, può essere introdotto da per

Ha consegnato ai due ispettori 5.000 euro ciascuno (www.ilmessaggero.it)

Multe, 40 euro per ciascuno (www.ilrestodelcarlino.it).

 

 

PERALTRO O PER ALTRO?

 

Entrambe le grafie di questo avverbio sono accettabili, anche se quella più diffusa nell’italiano contemporaneo è peraltro, con >>>univerbazione

L’incidenza delle spese del personale sul totale del costi, peraltro, si è ridotta progressivamente («La Repubblica»)

L’accordo prevede per altro termini stringenti («La Repubblica»).

 

 

PERCHÉ vedi ACCENTO, ACUTO O GRAVE

 

 

PERCIÒ O PER CIÒ?

 

La grafia corretta di questa congiunzione nell’italiano contemporaneo è perciò, con >>> univerbazione

una gondola in arrivo non fa rumore, perciò quando sono vicini a una svolta a gomito avvertono gridando (T. Scarpa, Venezia è un pesce)

il problema è politico e perciò esige una politica che se ne assuma la responsabilità («Corriere della Sera»)

La grafia separata per ciò può essere usata con valori diversi

Quest’anno siamo stati competitivi per ciò (= per quello) che riguarda la meccanica della vettura («La Repubblica»)

Amo la vita per ciò (= per le cose) che mi regala ogni giorno

Ti ringrazio per ciò (= per quello) che hai detto su di me davanti a tutti.

 

 

PER CUI

 

Nell’italiano contemporaneo per cui può essere usato con il significato di ‘e perciò, e per questo’

Stasera sono proprio stanco, per cui vado a letto presto

Se ne ricordò all’improvviso, quando la pioggia e la tramontana lo sorpresero di nuovo in cammino verso la parrocchia, per cui ritornò sui suoi passi nel modo più veloce che le gambe malferme per l’età e il vino gli permettevano (U. Riccarelli, Il dolore perfetto).

 

 DUBBI 

Qualche dubbio può nascere dal fatto che il pronome cui, di regola, si riferisce a una cosa, a un animale o a una persona, e dunque non potrebbe assumere il valore neutro di che. In realtà, per cui sottintende un’espressione più estesa come ragion per cui o motivo per cui e il pronome in alcune frasi può avere quindi una funzione corrispondente a ciò.

 

 

PERFETTO COMPOSTO vedi PASSATO PROSSIMO, INDICATIVO

 

 

PERFETTO SEMPLICE vedi PASSATO REMOTO, INDICATIVO

 

 

PERIFRASI CON GERUNDIO vedi GERUNDIO

 

 

PERIODO

 

Il periodo è l’insieme di due o più >>>proposizioni che unendosi formano un’unità indipendente dal punto di vista logico e grammaticale. 

In ogni periodo c’è sempre una proposizione autonoma sul piano semantico e sintattico, la proposizione >>>principale

Sono tornato a casa a piedi perché l’autobus si è fermato per la strada

Alla proposizione principale si possono collegare una o più proposizioni dipendenti, in base a un rapporto che può essere di:

• coordinazione (>>>paratassi)

Luca lavora e studia tutti i giorni

• >>>giustapposizione

Andiamo via, non voglio rimanere qui un minuto di più

• subordinazione (>>>ipotassi)

Tuo padre è stanco perché ha guidato tutto il giorno.

Esistono inoltre periodi uniproposizionali, formati cioè dalla sola proposizione principale non legata ad altre proposizioni.

 

 

PERIODO, ANALISI DEL vedi ANALISI DEL PERIODO

 

 

PERIODO IPOTETICO

 

Il periodo ipotetico è un periodo attraverso il quale si esprime un’ipotesi da cui può derivare una conseguenza. È formato dall’unione di una proposizione reggente, o >>>apodosi, con una subordinata condizionale, o >>>protasi. La reggente esprime la conseguenza che deriva o deriverebbe dal realizzarsi della condizione indicata nella subordinata

Se avessi tempo (protasi), verrei volentieri (apodosi)

A seconda del grado di probabilità dell’ipotesi indicata nella protasi, il periodo ipotetico può essere di tre tipi.

• Periodo ipotetico della realtà, quando l’ipotesi è reale o molto probabile. Nella protasi il verbo è all’indicativo, nell’apodosi il verbo è all’indicativo o all’imperativo

Se arriviamo in tempo andremo a giocare a tennis insieme

Se c’è forte vento, copriti la bocca con la sciarpa

Se volete incontrarmi, / cercatemi dove non mi trovo (G. Caproni, Indicazione)

• Periodo ipotetico della possibilità, quando l’ipotesi è possibile, ma non sicura. Nella protasi il verbo è al congiuntivo imperfetto, nell’apodosi il verbo è al condizionale presente o all’imperativo

Se me lo domandassi tu, verrei a lavorare anche la domenica

Se Paolo ti chiedesse qualcosa, digli che non ne sai nulla

• Periodo ipotetico dell’irrealtà, quando l’ipotesi è impossibile e irrealizzabile:

- se l’ipotesi è riferita al presente, nella protasi il verbo è al congiuntivo imperfetto, nell’apodosi il verbo è al condizionale presente o all’imperativo

Se fossi nei tuoi panni, mi licenzierei

- se l’ipotesi è riferita al passato, nella protasi il verbo è al congiuntivo trapassato, nell’apodosi il verbo è al condizionale passato

Se fossi stato nei tuoi panni, mi sarei licenziato

Si può avere inoltre un periodo ipotetico misto, quando nella protasi il verbo è al congiuntivo e nell’apodosi all’indicativo, o nella protasi all’indicativo e nell’apodosi al condizionale. Si tratta di uso comune nel parlato, ma da evitare nell’uso scritto

Se ce lo avessero detto prima, non venivamo

Se lo sapevamo, non saremmo venuti.

 

 USI 

Nella lingua parlata è molto comune l’uso dell’>>>imperfetto indicativo sia nella protasi, sia nell’apodosi del periodo ipotetico dell’irrealtà nel passato, al posto di congiuntivo imperfetto e condizionale

Se me lo dicevi per tempo, venivo anch’io alla tua festa

L’uso di questa forma è sconsigliabile, almeno nella lingua scritta, anche se vanta attestazioni già nell’italiano antico

se potuto aveste veder tutto, /mestier non era parturir Maria (D. Alighieri, Purgatorio

se io giovine ancora avea contro alla tua deità commessa alcuna cosa, l’età semplice mi dovea rendere scusata (G. Boccaccio, Elegia di Madonna Fiammetta).

 

 

PERLOMENO O PER LO MENO?

 

Entrambe le grafie di questo avverbio sono accettabili, anche se la grafia più diffusa nell’italiano contemporaneo è perlomeno, con >>>univerbazione

Diego vuole farle una foto, non ha il flash, forse basta il cono di luce del lampione, lui perlomeno ci prova (M. Mazzantini, Venuto al mondo

Solo nei dintorni di via Tuscolana negli ultimi anni hanno aperto otto centri commerciali e per lo meno altre dieci grandi superfici destinate al commercio («La Repubblica»).

 

 

PERÒ vedi AVVERSATIVE, CONGIUNZIONI

 

 

PÈRONE O PERÓNE?

 

Entrambe le pronunce di questa parola, che indica un osso della gamba, sono accettabili. 

• La pronuncia pèrone, con accentazione >>>sdrucciola, segue il modello della parola latina pèronem, attraverso la quale il vocabolo greco è entrato nell’italiano.

• La pronuncia peróne, con accentazione >>>piana, si rifà direttamente all’etimo greco, il sostantivo femminile perone ‘spilla, fibula’.

 

VEDI ANCHE

accento

 

 

PERSONALI, PRONOMI

 

I pronomi personali sono pronomi che indicano chi o che cosa è coinvolto in una comunicazione linguistica, tralasciando di ripetere l’elemento grammaticale (soggetto o complemento) a cui si riferiscono.

A seconda della funzione che svolgono nella frase, hanno forme diverse. 

• I pronomi personali soggetto hanno funzione di soggetto della frase. Sono

 

 

I pronomi personali soggetto di 1a e 2a persona (io, tu, noi, voi) sono invariabili al maschile e al femminile

Noi siamo italiani

Noi siamo tedesche

I pronomi personali soggetto di 3a persona hanno forme diverse per il maschile (lui, egli, esso, essi) e per il femminile (lei, ella, essa, esse); loro, 3a persona plurale, non si distingue invece per genere.

• I pronomi personali complemento hanno le seguenti forme

 

 

Questi pronomi possono svolgere tre funzioni:

complemento >>>oggetto

Rino è innamorato di Teresa. Vede solo lei

La vuole sposare

Vuole sposarla

complemento di >>>termine

Dai a me le chiavi di casa

Mi dai le chiavi di casa?

Dammi le chiavi

• altri complementi indiretti

E tua sorella? Parlami di lei

Scusa, non riesco proprio a venire da te stasera

Per me è lo stesso

Non è la prima volta che usciamo con loro

Le forme forti sono toniche e hanno un ruolo di rilievo nella frase, attirando l’attenzione di chi legge o ascolta

Per ricoprire il ruolo di supervisore ai lavori hanno scelto me

Le forme deboli sono atone e nella pronuncia si appoggiano al verbo che le segue. La forma debole del pronome dà alla frase un tono puramente informativo

Mi hanno scelto per ricoprire il ruolo di supervisore ai lavori

Se il pronome svolge la funzione di complemento oggetto o di complemento di termine, la scelta tra la forma forte e quella debole dipende dallo scopo di chi parla o scrive. Ad esempio

hanno chiamato te pone l’attenzione sulla persona

ti hanno chiamato pone l’attenzione sul verbo 

Se invece il pronome svolge la funzione di un qualsiasi altro complemento indiretto, è obbligatorio l’uso della forma forte

È arrivata una lettera per te

Mi piacerebbe andare in vacanza con loro

Sono arrivato un attimo dopo di lui

Quando due forme atone dei pronomi personali sono usate di seguito, il primo pronome (che corrisponde al complemento di termine) è sostituito dalla forma tonica, mentre il secondo (che corrisponde al complemento oggetto, tranne che per ne) mantiene la forma atona

c’è una vecchia tana di talpe, là sotto, ve lo giuro (I. Calvino, Ultimo viene il corvo)

Non te lo scrissi che aveva un piano? (A. Camilleri, Il nipote del Negus)

Nel caso della 3a persona singolare si ricorre invece alle forme univerbate glielo, gliela, gliele, glieni, gliene, che valgono sia per il maschile (gli), sia per il femminile (le)

“È Fiocco, il mio cavallo!” gridava, come se fosse veramente di sua proprietà e glielo avessero rubato (D. Buzzati, Il deserto dei Tartari)

Tutte queste cose gliele ripeterò il giorno prima dell’udienza in cui verrà esaminata (G. Carofiglio, Ad occhi chiusi)

Per la 3a persona plurale, tradizionalmente è ritenuta scorretta la forma atona del pronome personale complemento di termine glielo, ma la combinazione si può considerare accettabile nel parlato.

Lo schema è il seguente

 

 

La coppia di pronomi di norma precede il verbo; segue invece il verbo e assume in tutti i casi la forma univerbata con i verbi di modo:

• >>>gerundio

giocandomelo / avendomelo giocato

cantandoglieli / avendoglieli cantati

parlandocene /avendocene parlato

• >>>infinito, con la caduta della consonante finale del verbo

mangiarmeli /avermeli mangiati

cantarvela / avervela cantata

giocarcela / avercela giocata

• più raramente, >>>participio passato, quando introduce una proposizione >>>subordinata

giocatomela 

mangiatovelo

• >>>imperativo

cantamelo!

giocatela!

Nel caso degli imperativi con >>>troncamento di’, fa’, va’, sta’, da’ l’unione dei pronomi porta al raddoppiamento della consonante iniziale del primo pronome, eccetto il caso della 3a persona singolare

dimmelo!

vammene!

diccelo!

diglielo!

Con i verbi >>>servili seguiti da infinito la coppia di pronomi può unirsi sia al verbo servile, sia all’infinito

ce lo puoi dire? / puoi dircelo?

dovendovelo dire / dovendo dirvelo

• I pronomi personali riflessivi sono usati con i verbi >>>riflessivi, quando cioè l’azione compiuta dal soggetto ricade sul soggetto stesso

Federica si pettina

I pronomi personali riflessivi hanno le seguenti forme

 

 

Quando si vuole dare al pronome un rilievo particolare all’interno della frase, si può sostituire il pronome atono si con la forma tonica sé:

• come complemento oggetto

Alberto sta difendendo e tutta la sua famiglia dal pettegolezzo

• come complemento indiretto preceduto da una preposizione

Luca ha portato con una pistola.

 

 USI 

A differenza di altre lingue (come l’inglese e il francese), in italiano l’espressione del pronome personale soggetto è quasi sempre facoltativa e non obbligatoria. È indispensabile, però, quando serve a evitare le ambiguità, oppure in espressioni enfatiche

Pensi veramente che io ti stia prendendo in giro? / Pensi veramente che lei ti stia prendendo in giro?

Facciamo così: io vado al mercato e tu vai dal dottore

È stato lui a rompere il vaso! Lui, non io!

Tradizionalmente esso ed essa indicano in modo preferenziale animali o cose, anche se nell’uso contemporaneo sono rari e lui e lei tendono a prevalere indipendentemente dal referente indicato. 

Nell’uso comune i pronomi soggetto egli (singolare maschile), ella (singolare femminile), essi (plurale maschile) ed esse (plurale femminile) appaiono di uso limitato; in particolare, ella è ormai desueto e usato solo in contesti molto formali, perlopiù burocratici (>>>allocutivi, pronomi). In funzione di soggetto lui (singolare maschile), lei (singolare femminile) e loro (plurale sia maschile, sia femminile) sono nettamente prevalenti e il loro uso, a lungo avversato dalla grammatica normativa, è ormai pienamente accettato anche in contesti formali (>>>egli / lui).

Per quanto riguarda i pronomi complemento di termine, nell’uso comune il pronome gli tende a essere usato anche al posto del femminile le (>>>gli o le?) e del plurale loro (>>>gli o loro?). Le e loro sono comunque da preferire nello scritto formale più sorvegliato.

 

 

PERSUADÉRE O PERSUÀDERE?

 

La pronuncia corretta dell’infinito è persuadére, con accentazione >>>piana. La parola deriva infatti dal latino persuadère, formato dal verbo suadère ‘convincere’ unito al prefisso per, che esprime i concetti della continuità e dell’insistenza dell’azione.

È dunque da evitare la pronuncia persuàdere, con accentazione >>>sdrucciola dovuta all’influsso delle prime persone del presente indicativo, nelle quali l’accento cade sulla a: persuàdo, persuàdi, persuàde

 

VEDI ANCHE   

accento

 

 

PERTANTO O PER TANTO?

 

La grafia corrente nell’italiano contemporaneo è pertanto, con >>>univerbazione

Pertanto è necessario che tutti i componenti abbiano le carte in regola per ricoprire un ruolo così delicato («La Repubblica»).

 

 

PÈSCA O PÉSCA?

 

Si tratta di una coppia di >>>omografi:

pèsca, con la e aperta, deriva dal latino persicam (malum) ‘(melo) di Persia’, e indica il frutto dell’albero del pesco

la buccia della pesca

Hai mai assaggiato il gelato alla pesca e basilico?

pésca, con la e chiusa, indica l’attività della pesca in generale e anche il risultato della pesca, il pesce e gli altri animali acquatici pescati

licenza di pesca

canna da pesca

Oggi Andrea e Stefano hanno fatto proprio una buona pesca.

 

VEDI ANCHE

accento

 

 

PESO O MISURA, COMPLEMENTO DI

 

Nell’analisi logica, il complemento di peso o misura è un complemento indiretto che indica il peso o le misure spaziali di qualcuno o qualcosa.

Può essere retto dai verbi pesare e misurare oppure da aggettivi come lungo, largo, corto ecc. e di solito non è preceduto da preposizioni

Il pacco che ho spedito ieri pesava circa 20 chili

La più lunga limousine al mondo misura più di 35 metri

Quel serpente è lungo un metro e mezzo

Può anche essere introdotto dalle preposizioni di e per

un capannone di 300 metri quadrati

un uomo di novanta chili

La città si estende per chilometri

oppure, per indicare pesi e misure approssimativi, dalla preposizione su

un sacco sui quindici chili

un appartamento sui cento metri quadri

Spesso la misura e il peso sono espressi genericamente da avverbi come molto, poco, troppo.

 

 

PIANA, ACCENTAZIONE

 

Hanno accentazione piana (detta anche parossitona) le parole accentate sulla penultima sillaba. È piana la maggior parte delle parole italiane; in particolare:

• le parole di due sillabe che terminano per vocale e non sono accentate sull’ultima sillaba (>>>tronca, accentazione)

càne

sàldi

vìta

sòle

• le parole di tre o più sillabe in cui la vocale della penultima sillaba è seguita da due o più consonanti, la seconda delle quali non è né r, né l

tristézza

canòtto

montàgna

forèsta.

 

VEDI ANCHE

sdrucciola, accentazione

bisdrucciola, accentazione

trisdrucciola, accentazione

 

 

PIOVERE

 

Come tutti i verbi verbi >>>atmosferici, il verbo piovere è un verbo >>>impersonale

Piove da due giorni

Se usato metaforicamente, ammette un costrutto personale, con soggetto espresso

Le bombe piovevano sulle casematte mentre noi facevamo un brindisi col Malaga alla fortuna di Bonaparte e alla costanza di Massena (I. Nievo, Le confessioni d’un italiano)

Nei tempi composti il verbo piovere può essere usato sia con l’ausiliare essere, sia con l’ausiliare avere

• Quando il verbo è usato in senso proprio, la scelta è indifferente

Ha piovuto molto / È piovuto molto

• Se il verbo è usato in senso figurato, si usa sempre l’ausiliare essere

Al ministro sono piovute addosso diverse critiche.

 

VEDI ANCHE

avere o essere?

 

 

PIUCCHEPERFETTO, CONGIUNTIVO vedi TRAPASSATO, CONGIUNTIVO

 

 

PIUCCHEPERFETTO, INDICATIVO vedi TRAPASSATO PROSSIMO, INDICATIVO

 

 

PIUTTOSTO CHE

 

Piuttosto che si usa correttamente davanti a proposizioni >>>avversative e >>>comparative e significa ‘anziché’, indica cioè una preferenza accordata a un elemento rispetto a un altro 

Piuttosto che dire sciocchezze, rimani in silenzio

Preferisco andare in bicicletta piuttosto che usare l’automobile.

 

 USI 

Da qualche decennio si è diffuso l’uso di piuttosto che con il significato disgiuntivo di o, oppure, a indicare un’alternativa equivalente. Il fenomeno probabilmente ha avuto origine nel parlato del Nord Italia e ben presto la novità è stata accolta dai conduttori televisivi, dai giornalisti, dai pubblicitari e in seguito anche dalle riviste e dai quotidiani, contribuendo a diffondere un uso improprio

Questa sera, se vogliamo uscire, possiamo andare al cinema piuttosto che (= oppure) a teatro

Parallelamente a quest’uso si osserva quello, altrettanto improprio, di piuttosto che col significato aggiuntivo di oltre che

Al mercato potete trovare ogni tipo di verdura: pomodori piuttosto che (= oltre che) peperoni, piuttosto che melanzane

Si tratta di usi decisamente sconsigliabili non solo nello scritto, ma anche nel parlato.

 

 

PLASMA: IL O LA?

 

Il sostantivo plasma è di genere maschile.

Il dubbio nell’attribuzione del genere deriva dalla presenza della -a finale, che di solito in italiano è propria dei nomi femminili. Ma plasma è una di quelle parole in -a che conserva il genere maschile dell’etimo greco

il campione di 10 cc di sangue del paziente viene centrifugato per otto minuti, il tempo necessario a separare il plasma (la componente liquida in cui sono sospese le cellule) dalle proteine («La Repubblica»).

 

VEDI ANCHE

articoli

genere dei nomi

 

 

PLURALE DEI NOMI

 

Nella maggior parte dei casi, i nomi formano il plurale cambiando la desinenza del singolare.

Si distinguono tre classi fondamentali:

prima classe: i nomi che al singolare terminano in -a formano il plurale in -i se sono maschili, in -e se sono femminili

problema > problemi 

casa > case 

seconda classe: i nomi maschili e femminili che al singolare terminano in -o formano il plurale in i

ufficio > uffici 

mano> mani

terza classe: i nomi maschili e femminili che al singolare terminano in -e formano il plurale in i

cane > cani 

chiave> chiavi 

 

 

All’interno delle prime due classi, alcuni nomi formano il plurale sulla base di regole specifiche

 

 

 

Alcuni nomi hanno un doppio plurale, ciascuno dei quali ha un diverso significato (>>>plurali doppi)

filo > fili / fila

gesto > gesti / gesta

labbro > labbri / labbra

braccio > bracci / braccia

Alcuni nomi hanno un’unica forma per il singolare e il plurale (>>>invariabili, nomi e aggettivi)

il re > i re

la crisi> le crisi

la specie > le specie

Alcuni nomi sono privi del plurale (>>>difettivi, nomi)

aria

ferro

latte

In generale, per il plurale dei nomi stranieri che terminano in consonante la soluzione migliore è lasciare il nome invariato

il film > i film

il camion > i camion

l’iPod > gli iPod

Fanno eccezione alcuni nomi plurali stranieri:

• non ancora saldamente entrati nell’uso italiano o dotati di una connotazione specialistica, come contractors (‘lavoratori a contratto’), royalties (‘percentuali, compensi’), neocons (‘neoconservatori’)

I contractors italiani in Libia: “Ci specializziamo in Israele” (www.contropiano.org) 

Le royalties delle radio italiane valgono un decimo di quelle britanniche (www.danraina.com)

I neocons sono liberal assaliti dalla realtà (www.altermedia.info)

• inseriti in espressioni stereotipate ormai fissate nell’uso, come Papa boys, fish and chips o hedge funds (‘fondi comuni’)

Il Pontefice tedesco si confronterà di continuo, attraverso discorsi e incontri personali, con i Papaboys («La Repubblica»)

Londra, sei ristoranti dove mangiare il miglior fish and chips (www.viaggiovero.com)

Per la Banca d’Inghilterra gli hedge funds rappresentano la mina che insidia il sistema finanziario («Corriere della Sera»)

• la cui forma del plurale è sensibilmente diversa dal singolare, come il germanismo Länder (plurale di Land ‘regione’).

 

VEDI ANCHE

composte, parole

 

 

PLURALE, NOMI PRIVI DEL vedi DIFETTIVI, NOMI

 

 

PLURALI DOPPI

 

Alcuni nomi maschili in -o, oltre al plurale regolare in -i, di genere maschile, ne hanno un altro in -a, di genere femminile. Nella maggioranza dei casi a questa differenza corrisponde una differenza di significato

braccio > bracci / braccia

budello > budelli / budella

calcagno > calcagni / calcagna

cervello > cervelli / cervella

corno > corni / corna

cuoio > cuoio / cuoia

dito > diti / dita

filo > fili / fila

fondamento > fondamenti / fondamenta

labbro > labbri / labbra

lenzuolo> lenzuoli / lenzuola

muro > muri / mura

urlo > urli / urla

In molti casi il plurale maschile ha significato figurato, mentre il femminile viene usato in senso proprio; ma non sempre è così. In mancanza di una regola generale, l’unica soluzione è ricorrere al dizionario ed esaminare i vari casi uno per uno.

  

 

PLURALIS MAIESTATIS vedi MAIESTATICO, PLURALE

 

 

PLUS

 

Ci sono casi in cui si può trovare il >>>latinismo plus al posto dell’equivalente italiano più:

• per indicare un’eccedenza, un incremento

un plus di sicurezza per gli impianti fotovoltaici

• per indicare ‘vantaggio’

La scarsa lunghezza della Smart è in realtà un plus

• per indicare il segno +

Il Macintosh Plus è stato presentato due anni dopo il primo Macintosh

• con funzione aggettivale nei sostantivi composti

plusvalore 

plusvalenza

L’uso di questa forma probabilmente è legato all’influsso del tedesco e dell’inglese, che la adoperano con lo stesso significato e negli stessi contesti.

 

VEDI ANCHE

prestiti

 

 

PNEUMATICO: IL O LO?

 

La forma corretta è quella con l’articolo determinativo lo per il singolare e l’articolo gli per il plurale

lo pneumatico / gli pneumatici

Non è tuttavia infrequente imbattersi negli articoli determinativi il (per il singolare) e i (per il plurale) al posto dei più corretti lo e gli

il pneumatico / i pneumatici

Si tratta di un uso comune non solo nel linguaggio familiare, ma anche in quello giornalistico e nella narrativa

Il crescente interesse del pubblico per i pneumatici invernali non è però un fenomeno esclusivamente italiano («La Repubblica»)

Con un colpo di pollice, lasciar saltare la dinamo contro il pneumatico anteriore (E. Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo)

Gli articoli lo e gli sono ormai adoperati solo nei registri più sorvegliati e formali dell’italiano parlato e scritto.

In parallelo, anche l’articolo indeterminativo corretto davanti a pneumatico dovrebbe essere uno; tuttavia, nell’uso (talvolta anche sorvegliato) è ormai diffusa la forma un, con >>>troncamento

Qual è la differenza tra uno pneumatico invernale e uno estivo? (www.rezulteo-pneumatici.it)

Tutto quello che resta della barca senza nome è un pneumatico, che va su e giù nell’acqua («L’Unità»)

un omino in tuta cercava un buco in un pneumatico immergendolo in un catino d’acqua (I. Calvino, Ultimo viene il corvo).

 

VEDI ANCHE

determinativi, articoli

 

 

-POLI

 

-poli è un >>>suffissoide che deriva dal greco polis ‘città’. Si trova col significato di ‘città, insediamento umano’ in molte parole composte derivate dal greco (Costantinopoli ‘città fondata dall’imperatore Costantino I’) o formate modernamente

baraccopoli (‘insediamento formato di baracche’)

tendopoli (‘campo formato da un complesso di tende’)

Nel linguaggio giornalistico il suffissoide -poli ha assunto in tempi recenti un significato diverso, quello di ‘corruzione, scandalo’

bancopoli (‘scandalo che coinvolge il mondo della finanza’) 

calciopoli (‘scandalo che coinvolge il mondo del calcio’)

vallettopoli (‘scandalo che coinvolge il mondo dello spettacolo, da valletta’).

 

 STORIA 

Il particolare significato legato alla corruzione ha preso piede negli anni Novanta del XX secolo, in seguito all’inchiesta giudiziaria nota come “Mani pulite”, quando i giornali ribattezzarono la città di Milano con l’appellativo di tangentopoli, e cioè ‘città delle tangenti’. Da nome proprio per indicare Milano, il termine ha finito ben presto per indicare, più in generale, quello scandalo. Oggi si aggiunge -poli ai nomi comuni per indicare ogni tipo di scandalo che riguardi la vita pubblica o privata.

 

 

POLI-

 

Poli- è un >>>prefissoide derivato dal greco polỳs ‘molto’. Si trova in parole composte derivate dal greco e dal latino o formate modernamente e indica molteplicità numerica, abbondanza

poliambulatorio (‘ambulatorio attrezzato per la diagnosi e la cura di malattie appartenenti a diverse specialità mediche’)

polisportivo (‘che riguarda o comprende vari sport o attività sportive’)

In chimica, indica che un elemento è presente in un composto chimico un numero di volte maggiore di uno

polisolfuro

polifosfato

In medicina, si premette al nome di alcune malattie per indicare che queste interessano più organi simili

poliartrite

polineurite

Può indicare inoltre la presenza di un numero superiore alla norma di determinati organi o formazioni

polimastia (‘presenza di tessuto mammario in eccesso e in sedi che non sono le mammelle’)

polidattilia (‘presenza di dita in eccesso’).

  

 

POLIREMATICHE, ESPRESSIONI

 

Le espressioni polirematiche sono parole >>>composte formate da più elementi che costituiscono un insieme non scomponibile, il cui significato complessivo è autonomo rispetto ai singoli costituenti.

Possono essere formate da diverse combinazioni:

• nome + nome

parola chiave

banca dati

rimborso spese

• nome + aggettivo

lavori forzati

bacchetta magica

camera oscura

• nome + preposizione + nome

ferro da stiro

scarpe da tennis

reazione a catena

luna di miele.

 

 DUBBI 

I vari elementi di un’espressione polirematica non possono essere separati da altri elementi. Ad esempio, un aggettivo può essere inserito prima o dopo la serie di elementi che formano l’espressione polirematica, ma non tra un elemento e l’altro; si può dire

un buon ferro da stiro / un ferro da stiro buono

ma non è ammessa la forma 

un ferro buono da stiro.

 

 

POLISINDETO

 

Il polisindeto è la relazione di >>>paratassi tra due >>>proposizioni coordinate, realizzata replicando la stessa >>>congiunzione davanti a ciascuna delle proposizioni che vengono coordinate

tutto e tutti si muovono e vanno e vengono e si incrociano (www.archiviobolano.it)

È tipico soprattutto della lingua letteraria tradizionale

E mangia e bee e dorme e veste panni (D. Alighieri, Inferno)

e si contrappone all’asindeto (o >>>giustapposizione), in cui il collegamento è realizzato tramite la sola punteggiatura.

 

 

POLITICAMENTE CORRETTO

 

L’espressione politicamente corretto è un >>>calco dalla locuzione angloamericana politically correct, con cui ci si riferiva in origine al movimento politico statunitense che rivendicava il riconoscimento delle minoranze etniche, di genere ecc. e una maggiore giustizia sociale, anche attraverso un uso più rispettoso del linguaggio.

In italiano rientrano nell’uso politicamente corretto del linguaggio una serie di atteggiamenti che portano a:

• evitare il linguaggio cosiddetto sessista, ad esempio attraverso l’impiego di forme non marcate dal punto di vista del genere (diritti della persona al posto di diritti dell’uomo);

• evitare espressioni che evocano discriminazione nei confronti di minoranze etniche (come negro o giudeo) e di categorie con svantaggio fisico (ad esempio handicappato, cieco, nano a cui andrebbero preferite espressioni come diversamente abile, non vedente, persona di bassa statura);

• evitare in generale espressioni tradizionalmente connotate in modo discriminatorio, ad esempio per quanto riguarda i nomi delle professioni (come bidello o becchino, a cui si dovrebbero preferire espressioni neutre come operatore scolastico e operatore cimiteriale).

 

VEDI ANCHE   

eufemismi

 

 

POMODORI O POMIDORO?

 

Il sostantivo pomodoro ha due plurali, entrambi corretti. 

Pomodori, con la prima parte (pomo) invariabile e la desinenza in -i (come la maggior parte dei nomi maschili in -o), è la forma oggi di gran lunga più comune.

Pomidoro, con la prima parte al plurale (pomi) e la seconda invariabile, è oggi molto rara.

 

 STORIA 

La parola pomodoro è una parola >>>composta di tipo nome + preposizione + nome. Nel tempo, i costituenti si sono fusi tra loro al punto che ormai il nome non viene più percepito come composto. Questo ha portato ad abbandonare quasi del tutto il plurale regolare pomidoro, che tuttavia si rintraccia nei testi dei secoli passati

Varie gustosissime vivande si posson fare di pomidoro, ed infinite conditure col sugo loro si prestano alle carni, ai pesci, all’uova, alle paste, ed all’erbe (V. Corrado, Del cibo pitagorico ovvero erbaceo per uso de’ nobili, e de’ letterati).

 

VEDI ANCHE

plurali doppi

 

 

POSITIVO, GRADO

 

Il grado positivo indica, negli aggettivi >>>qualificativi, l’esistenza di una qualità nel modo più semplice, senza fornire informazioni sulla quantità e l’intensità e senza istituire confronti

Aldo è una persona simpatica

Loredana ha i capelli castani

Questo piatto è delizioso.

 

VEDI ANCHE

grado degli aggettivi

 

 

POSSESSIVI, AGGETTIVI E PRONOMI

 

Gli aggettivi e i pronomi possessivi svolgono principalmente due funzioni:

• attraverso la >>>radice, precisano il possessore, cioè la persona a cui appartengono gli elementi a cui si riferiscono

il tuo ufficio è al terzo piano, il mio al primo

la nostra proposta è migliore della vostra

• attraverso la >>>desinenza, che si accorda in genere e numero con un sostantivo, permettono di individuare l’elemento posseduto

il mio cappello è verde, i suoi sono tutti neri

Le forme degli aggettivi possessivi sono

 

 

Gli aggettivi di 3a persona singolare e plurale dipendono anche dal genere e dal numero del nome che li accompagna e che indica il possessore. 

In particolare, si usa suo / sua / suoi / sue quando il possessore è uno solo

Andrea mi ha invitato alla sua festa di compleanno

Giovanna mi ha fatto conoscere le sue colleghe

 

Si usa loro quando i possessori sono due o più

Claudio e Donatella sono venuti a prenderci con la loro auto

I candidati devono presentare le loro domande di partecipazione entro il 18 marzo

Quando il soggetto della proposizione e il possessore sono la stessa persona, al posto degli aggettivi possessivi di 3a persona singolare e plurale si può usare l’aggettivo proprio (>>>proprio o suo?)

Simona ci tiene molto alla cura della propria persona

Alessandro ha chiesto a Luca che gli porti i propri guanti da lavoro

Il possessivo svolge la funzione di >>>pronome quando sostituisce il nome dell’oggetto posseduto. 

Le forme dei pronomi possessivi corrispondono a quelle degli aggettivi e sono sempre precedute dall’articolo determinativo oppure da una preposizione articolata

La tua (aggettivo) auto è più spaziosa della mia (pronome)

Dici che tua (aggettivo) madre è molto severa, ma allora io cosa dovrei dire della mia (pronome)?

Io bado alle mie (aggettivo) faccende, e Luisa alle proprie (pronome)

In alcuni casi particolari, il pronome possessivo viene usato con valore di sostantivo. Questo perché ha finito con l’assumere il significato del nome al posto del quale molto frequentemente si trova.

Al maschile può indicare:

• il denaro

Sono pronto a metterci anche del mio

• un aspetto naturale e spontaneo

Avrai anche studiato molto, però devi ammettere che sei brava di tuo a ballare

• i parenti più stretti, gli amici più intimi, gli alleati

I miei non vogliono lasciarmi uscire stasera

Arrivano i nostri!

Al femminile può indicare: 

• una lettera

Faccio seguito alla mia dello scorso 29 ottobre per confermare la prenotazione

• un’idea, un’opinione

È giusto che anche Paolo dica la sua su questo argomento

• la salute

Brindiamo alla nostra!

• una capacità innata, oppure ‘la propria parte’

Dalla sua ha un talento notevole

Ma per averli dalla propria, ai laziali bisogna parlare chiaro e non con frasi sibilline (www.lalaziosiamonoi.it)

• una serie di comportamenti abituali, con connotazione negativa

Alberto ne ha combinata un’altra delle sue.

 

 USI 

In genere, l’aggettivo possessivo si colloca prima del nome a cui si riferisce, preceduto dall’articolo. Se messo dopo, infatti, in molti casi ha una connotazione enfatica o ironica

Andatevene da qui, questa è casa mia!

L’aggettivo possessivo può essere omesso quando il termine di riferimento è chiaramente intuibile nel contesto

Pietro ha dimenticato le chiavi a casa (= le sue chiavi)

Di norma non si usa l’articolo >>>determinativo quando l’aggettivo possessivo è usato prima dei nomi di parentela al singolare

ho visto mia zia in centro (non la mia zia)

In questi casi, l’uso dell’articolo dà una connotazione affettiva all’espressione ed è ammesso ad esempio in testi per l’infanzia

Quando apro i miei occhi al mattino la mia mamma mi viene vicino, mi accarezza pian piano la testa, poi sorride e i suoi occhi fan festa (E. Giacone, Filastrocche)

Si usa invece l’articolo determinativo prima dell’aggettivo possessivo quando i nomi di parentela sono usati con suffissi >>>diminutivi o >>>vezzeggiativi oppure in presenza di ulteriori specificazioni

Il mio paparino

La mia sorellina

Il mio fratello più vecchio

La mia seconda moglie.

 

VEDI ANCHE

aggettivi

pronomi

 

 

POTERE

 

Il verbo irregolare potere alterna – a seconda dei modi, dei tempi e delle persone – tre diverse >>>radici: poss-, puo-, pot-.

• Quando la radice è accentata, si usa poss

io posso

lui possa 

voi possiate

o puo-, solo nella 2a e 3a persona singolare del presente indicativo

tu puoi

lui può

• Quando la radice non è accentata, si usa pot-

voi potete

io potevo

io potrò

io potrei

potuto

potendo.

 

 STORIA 

Sono arcaiche le forme puote (per può), ponno (per possono) e potetti / possetti (per potei)

Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare (D. Alighieri, Inferno)

Non ponno a nozze et a conviti publici / Li fagiani apparir sopra le tavole (L. Ariosto, La Lena)