P
PARAGONE, COMPLEMENTO DI
Nell’analisi logica, il complemento di paragone è un complemento indiretto che indica il secondo termine del confronto tra due cose o esseri animati, o tra due qualità appartenenti a una stessa cosa o a uno stesso essere animato.
• Con il comparativo di maggioranza e di minoranza, il complemento di paragone è introdotto per lo più dalla >>>preposizione di
Laura è più estroversa di Roberta
Queste pesche sono più mature di quelle
Quando il confronto riguarda due qualità diverse di una stessa entità, animata o inanimata, il complemento di paragone è introdotto dalla >>>congiunzione che
Questa torta è più buona che bella
Negli spinaci c’è meno ferro che nella rucola
• Con il comparativo di uguaglianza, il complemento di paragone è introdotto dalla congiunzione come o dall’>>>avverbio quanto
Il mio skateboard è rosso come il tuo
Mio padre è alto quanto me.
PARAGRAFO
Con il termine paragrafo si fa riferimento a due concetti diversi.
• Il paragrafo (o capoverso) è innanzitutto una porzione di testo formata da uno o più periodi e isolata da ciò che precede e ciò che segue. All’interno del paragrafo sono raggruppate porzioni di informazione omogenee, perciò il passaggio a un nuovo capoverso (il cosiddetto a capo) implica una pausa molto forte nel testo.
Nell’editoria e nella scrittura con il computer il paragrafo è messo in evidenza con un breve rientro della riga di inizio del primo periodo del paragrafo o con una riga vuota tra un paragrafo e l’altro (paragrafo all’inglese).
• Con il termine paragrafo si intende anche una suddivisione interna a un capitolo, spesso dotata di titolo e isolata con soluzioni grafiche.
PARASINTETICI, VERBI
I verbi parasintetici sono verbi che si formano a partire da un sostantivo o da un aggettivo, combinando simultaneamente alcuni prefissi e il suffisso verbale in -are o -ire.
I prefissi possono essere:
• >>>a-, che indica un’azione o un cambiamento di condizione
a + latt(e) + are> allattare
a + bell(o)+ ire> abbellire
• >>>de-, >>>di-, dis- con valore negativo e sottrattivo
de + tass(a) + are> detassare
di + rozz(o) + are > dirozzare
dis + amor(e) + are> disamorare
• >>>in-, che indica un’azione
in + aspr(o) + ire> inasprire
• >>>s-, con valore intensivo o privativo
s + ferragli(a) + are > sferragliare
s + vi(a) + are> sviare
• tra- (e le varianti più letterarie tras-, trans-), che indica un passaggio
tra + vas(o) + are> travasare.
PARATASSI
La paratassi (detta anche coordinazione) è la relazione per cui due o più >>>proposizioni di un >>>periodo sono collegate tra loro pur restando autonome dal punto di vista semantico e sintattico.
Le proposizioni possono essere coordinate:
• per mezzo di una >>>congiunzione coordinativa
Sei venuto in macchina o hai preso il treno?
Ormai è tardi e non saprei come fare
• per >>>polisindeto, cioè replicando la stessa congiunzione davanti a ciascuna delle proposizioni che vengono coordinate
Paolo non ha telefonato, né scritto, né si è fatto sentire in altro modo
Fido è irrequieto: abbaia e si gratta e non sta fermo un minuto
• per >>>giustapposizione (o asindeto), senza legami formali tra le proposizioni oltre alla >>>punteggiatura
Il professore arrivò in aula, vide la situazione, chiese aiuto al suo collaboratore
Il farmacista ha abbassato la serranda. Ormai ha chiuso
Si distinguono diversi tipi di coordinazione:
• copulativa, quando due o più proposizioni di significato omologo uniscono il loro contenuto; le principali congiunzioni >>>copulative sono e e né
Luigi uscì di casa in fretta e andò a lavorare
Non so né da dove provenga né quale religione professi
• disgiuntiva, quando due o più proposizioni si escludono reciprocamente; le principali congiunzioni >>>disgiuntive sono o e oppure
Festeggeremo da soli o con pochi amici
Partite anche voi per il mare oppure rimanete in città?
• avversativa, quando due o più proposizioni sono contrapposte in parte o del tutto; le principali congiunzioni >>>avversative sono ma, però e bensì
Ho provato a cercare i calzini nel cassetto, ma non li ho trovati
La casa di Riccardo è molto grande, però è senza giardino
Io non voglio far apparire il gruppo nella legenda, bensì voglio aggiungerlo nella lista staff! (www.phpbbitalia.net)
• esplicativa, quando una proposizione spiega o precisa ciò che è stato detto in precedenza; le principali congiunzioni >>>dichiarative sono cioè, ossia, ovvero e infatti
Ho fatto quello che dovevo, cioè ho detto la verità
Questa casa è mia, ossia dei miei genitori
Questa è la mia strada, ovvero è la strada in cui abito
Mi sento meglio, infatti non ho più la febbre
• conclusiva, quando una proposizione è conseguenza di ciò che è stato detto in precedenza; le principali congiunzioni >>>conclusive sono dunque, perciò e quindi
Sei maggiorenne, dunque puoi prendere la patente
Hai fatto una sciocchezza, perciò adesso ne paghi le conseguenze
Ho trovato il messaggio, quindi ho richiamato
• correlativa, quando una proposizione richiama direttamente l’altra; i principali nessi correlativi (>>>correlative, congiunzioni) sono e…e, o…o, sia…sia e né…né
Non mi dai mai ascolto: e quando non hai tempo, e quando sei stanco
O ti decidi a farlo o lasciamo perdere
Filippo è sempre stato antipatico, sia quand’era piccolo sia adesso che ha quasi trent’anni
Non ho né voglia né tempo di starti a sentire.
VEDI ANCHE
ipotassi
PARENTESI QUADRE
Le parentesi quadre [ ] si utilizzano per:
• racchiudere nel testo un commento dell’autore o una spiegazione tecnica
Arrivò Raúl, sorridente, con indosso una camiciola celestina regalo del Gabo [García Márquez] («La Repubblica»)
Mi fecero entrare in un ufficio dove c’erano coca-cola, shawarma [i tipici panini arabi: pane pita con sottili fettine di agnello ndr] e dolciumi («La Repubblica»)
• racchiudere i puntini di sospensione nelle indicazioni delle parti omesse di una citazione
Giovanni pensò alla città nel crepuscolo, [...]. Tutti in un modo o nell’altro avevano qualche motivo, anche piccolo, per sperare, tutti fuori che lui (D. Buzzati, Il deserto dei Tartari)
• introdurre una parentesi all’interno di una frase già contenuta tra parentesi tonde
(la città di Sant’Ambrogio [Milano] era avvolta nella nebbia).
PARENTESI TONDE
Le parentesi tonde ( ) si utilizzano per:
• racchiudere un inciso, un commento, un ampliamento del discorso
Abbiamo preso nota del fatto che Washington incoraggia i topi a ruggire (è il caso della Georgia), ma non è in grado di liberarli dalla trappola in cui si sono cacciati («Corriere della Sera»)
• racchiudere un periodo indipendente dal testo
Quando perse i suoi risparmi a seguito del crollo di borsa del 1929, mio nonno scoprì che il mercato azionario può essere una gigantesca casa da gioco. (La mia generazione ha fatto una analoga scoperta, su scala più piccola, quando nel 2000 è scoppiata la bolla speculativa delle società telematiche.) («L’Unità»)
• aggiungere un’informazione o una precisazione
Oggi molte similitudini fra particelle sono state ricondotte a particolari tipi di simmetria: di carica (tra elettroni e positroni), di scambio (tra protoni e neutroni), interne (tra quark di diverso colore) e super (tra bosoni e fermioni) («La Repubblica»).
USI
Il punto >>>interrogativo e il punto >>>esclamativo si devono mettere prima della parentesi di chiusura
Devo necessariamente vederla (dove troverò il tempo per farlo?) per restituirle il suo portachiavi
Sono venuto a sapere (non mi pare vero!) che sei stato in televisione
a meno che non riguardino l’intero periodo e non solo quanto detto tra parentesi
Credete davvero che questo succeda solo da noi (in Italia, intendo)?
Sono davvero insopportabili, questi giornali scandalistici (quotidiani compresi)!
Il >>>punto, invece, si mette di norma dopo la parentesi di chiusura
In spagnolo la -s- seguita da una consonante fa sillaba con la precedente (nessuna parola comincia per -s- impura, cioè seguita da consonante).
PAROSSINTONA, ACCENTAZIONE vedi PIANA, ACCENTAZIONE
PARTICIPIO
Il participio è un modo verbale non finito che partecipa da un lato alla categoria dei nomi, di cui segue la flessione distinguendo numero, genere e caso; dall’altro alla categoria dei verbi, in quanto può distinguere >>>diatesi, tempo e aspetto e averne la reggenza. Il nome di questo modo verbale deriva infatti dal latino participium ‘partecipante’.
Il participio ha due tempi, presente e passato.
• Il participio presente (o semplice) è sempre di forma attiva e oggi è usato soprattutto come aggettivo o sostantivo
l’affascinante storia dell’Isola d’Elba
i dipendenti del settore metalmeccanico
ma si può usare anche come verbo
i problemi derivanti (= che derivano) dalla crisi economica
• Il participio passato (o composto) può avere, a seconda dei verbi, forma attiva o passiva (>>>forma attiva, passiva e riflessiva).
È usato:
• come aggettivo e sostantivo
I soli parenti invitati sono stati più di cento
Il concorso è riservato ai laureati in Economia
• come >>>predicato verbale di proposizioni subordinate implicite, con valori diversi (temporale, relativo, causale ecc.)
Allertati da un’anomala fuoriuscita di liquido, i tecnici cercarono di individuarne la causa
Raggiunta la cima del monte, finalmente potremo riposarci
• come verbo, insieme agli ausiliari avere ed essere per formare i tempi composti dei verbi
ho mangiato una bistecca
è arrivato in ufficio
hanno creduto alle sue parole
sono corsi all’ospedale
Si usa inoltre per rendere la forma passiva nei tempi semplici e composti
Mio fratello è ammirato da tutti
Ieri la madre di Federica è stata ricoverata d’urgenza.
VEDI ANCHE
concordanza
PARTITIVO, ARTICOLO
L’articolo partitivo indica una parte indeterminata di un insieme, una quantità imprecisata. Si tratta di una funzione particolare delle preposizioni articolate create con la >>>preposizione semplice di.
• Al singolare è poco frequente e si usa per indicare una quantità imprecisata in riferimento a un sostantivo che indica una materia non numerabile; può essere parafrasato con un po’
ricevere del denaro (= un po’ di denaro)
acquistare della pasta (= un po’ di pasta)
• Al plurale si usa per indicare una quantità non precisata di un elemento numerabile; in questo caso funziona come plurale dell’articolo indeterminativo e può essere parafrasato con alcuni / alcune
ho raggiunto un buon risultato> ho raggiunto dei buoni risultati (= alcuni buoni risultati)
ho incontrato un’attrice> ho incontrato delle attrici (= alcune attrici)
Al plurale, gli articoli partitivi non possono essere preceduti dalle preposizioni di e da. In questo caso occorre sostituirli con l’aggettivo alcuno
Ho comprato dei chiodi ma Ho bisogno di alcuni chiodi
Ho visto delle amiche ma Sono andata da alcune amiche
Quando sono preceduti da altre preposizioni, l’uso dei partitivi è sconsigliato
Vado con alcuni amici è meglio di vado con degli amici
Ci ospitano in alcune tende è meglio di ci ospitano in delle tende.
PARTITIVO, COMPLEMENTO
Nell’analisi logica, il complemento partitivo è un complemento indiretto che indica l’insieme all’interno del quale si trova l’elemento di cui si parla.
È introdotto dalle preposizioni >>>di, >>>tra o fra.
Può dipendere da diversi elementi:
• da un sostantivo o da un avverbio che indica quantità
Un etto di prosciutto
Se solo potessi avere un po’ dei tuoi soldi!
• da un pronome interrogativo
Quale tra quelle è la tua automobile?
• da un pronome indefinito
Ho appena finito di stirare alcune delle camicie di tuo padre
• da un pronome numerale
Ventotto dei pazienti ricoverati
• da un aggettivo al grado superlativo relativo
Nicola è il meno simpatico della sua compagnia di amici.
DUBBI
Non si deve confondere il complemento partitivo con il soggetto o il complemento oggetto di una frase introdotti da un articolo >>>partitivo
Per attaccare quest’etichetta mi serve della colla (= soggetto)
Ho assaggiato dei tagliolini (= complemento oggetto, detto anche complemento oggetto partitivo) veramente squisiti.
PASSATO, CONGIUNTIVO
Il tempo verbale passato del modo >>>congiuntivo si forma combinando le forme del congiuntivo presente degli ausiliari avere o essere con il participio passato del verbo da coniugare
Si usa per esprimere l’anteriorità di un evento nelle proposizioni dipendenti rette da verbi come sperare, credere, supporre al presente o futuro indicativo
Credo che Riccardo non abbia capito a che ora raggiungerci
Nicola spererà che l’avvocato si sia dimenticato dell’appuntamento
Suppongo che abbiano avvertito la mia presenza
Si usa anche per esprimere un dubbio riferito al passato nelle proposizioni >>>principali, specie in forma di domanda
Che siano già stati pubblicati i nomi dei candidati alla prova pratica?
PASSATO PROSSIMO, INDICATIVO
Il passato prossimo (o perfetto composto) è un tempo verbale dell’indicativo che esprime un’azione avvenuta in un passato, recente o lontano, che tende ad avere effetti percepiti ancora nel presente da parte di chi parla o scrive. La vicinanza al presente è di carattere psicologico e corrisponde a un coinvolgimento emotivo rispetto all’evento raccontato.
Il passato prossimo si forma combinando le forme dell’indicativo presente degli ausiliari avere o essere con il >>>participio passato del verbo da coniugare
L’altro giorno ho conosciuto la figlia di Michele
Giulio mi ha presentato Chiara cinque anni fa
Da giovane ho fatto il militare a Cuneo
In particolare:
• tutti i verbi transitivi formano il passato prossimo con l’ausiliare avere
ho mangiato un biscotto
hai chiesto scusa
hanno rivolto un appello
• la maggior parte dei verbi intransitivi forma il passato prossimo con l’ausiliare essere e il participio passato concorda in genere e numero con il soggetto
Gli amici sono capitati qui per caso
Mauro è partito di corsa
Le ragazze sono arrivate.
USI
Il passato prossimo è preferito nel parlato o nello scritto meno controllato, mentre il >>>passato remoto si incontra più spesso nella lingua scritta e nei registri più elevati. Tuttavia, il passato prossimo, nel corso dei secoli, ha mostrato una certa tendenza a sostituire il passato remoto anche nei livelli formali di lingua.
Nell’italiano d’oggi tende a estendere i suoi ambiti d’uso. Nel parlato informale, il passato prossimo è usato spesso al posto del >>>futuro anteriore per esprimere un’azione futura che è anteriore a un’altra azione futura (a sua volta spesso espressa da un >>>presente indicativo usato per esprimere un’azione futura)
Appena abbiamo finito (= avremo finito) la scuola, andiamo (= andremo) tutti in vacanza
Nel parlato dell’Italia centrale e meridionale il passato prossimo tende a essere sostituito dal passato remoto anche per eventi vicini
Stamattina andai dal barbiere
Nel parlato dell’Italia settentrionale, al contrario, il passato prossimo tende a essere usato anche al posto del passato remoto
Nel 1964 sono andato a un concerto dei Beatles.
VEDI ANCHE
indicativo
concordanza
transitivi e intransitivi, verbi
PASSATO REMOTO, INDICATIVO
Il passato remoto (o perfetto semplice) è un tempo verbale dell’indicativo e si usa per indicare un fatto avvenuto nel passato, concluso e senza legami di nessun tipo con il presente; la lontananza è di carattere sia cronologico, sia psicologico.
Nell’uso comune può corrispondere a un distacco emotivo rispetto all’evento raccontato, mentre nello scritto letterario l’uso del passato remoto risponde a una scelta stilistica
Il cantante Carlo Broschi, detto Farinelli, nacque ad Andria il 24 gennaio 1705
Le antiche mura perimetrali di Padova furono demolite durante la guerra contro la Lega di Cambrai
Alice trattenne il fiato mentre si sfilava la canottiera e non poté fare a meno di strizzare gli occhi per un momento (P. Giordano, La solitudine dei numeri primi)
Dal punto di vista della forma, alcuni verbi formano il passato remoto in modo regolare (passato remoto debole) aggiungendo alla radice verbale le desinenze proprie di questo tempo
Altri verbi presentano una forma del passato remoto con una radice diversa da quella dell’infinito per la 1a e 3a persona singolare e per la 3a plurale (passato remoto forte), come ad esempio
avere > io ebbi, tu avesti, lui / lei ebbe, noi avemmo, voi aveste, loro ebbero
fare > io feci, tu facesti, lui / lei fece, noi facemmo, voi faceste, loro fecero
rispondere > io risposi, tu rispondesti, lui / lei rispose, noi rispondemmo, voi rispondeste, loro risposero
dire > io dissi, tu dicesti, lui / lei disse, noi dicemmo, voi diceste, loro dissero
Nel caso di risposi e dissi si parla di passato remoto sigmatico, dalla lettera dell’alfabeto greco sigma (che corrisponde alla nostra s), perché il passato remoto di questi verbi si forma aggiungendo una -s- tra la >>>radice e la >>>desinenza.
Il passato remoto del verbo essere è completamente irregolare
essere> io fui, tu fosti, lui / lei fu, noi fummo, voi foste, loro furono.
USI
Mentre il >>>passato prossimo si riferisce in genere a eventi considerati psicologicamente vicini, il passato remoto è la forma del passato percepito come psicologicamente lontano.
VEDI ANCHE
indicativo
PASSIVI, VERBI vedi FORMA ATTIVA, PASSIVA E RIFLESSIVA
PASTORE / PASTORA vedi -TORA, FEMMINILE IN
-PATÌA
-patìa è un >>>suffissoide (derivato dal tema pat- del verbo greco pàtein ‘soffrire’) usato in molte parole composte derivate soprattutto dal greco.
A seconda dei casi, può assumere diversi significati:
• comunemente indica sentimenti e passioni
simpatia
antipatia
apatia
• nel linguaggio medico indica affezioni diverse che fanno riferimento a un organo o a un apparato
angiopatia (‘malattia del sistema vascolare’)
cardiopatia (‘malattia del cuore’)
nefropatia (‘malattia dei reni’)
• in qualche caso, indica particolari metodi di cura
omeopatia
naturopatia.
PEGGIORATIVI, SUFFISSI
I suffissi peggiorativi (detti anche spregiativi) indicano un peggioramento di tipo quantitativo o qualitativo.
Possono essere aggiunti a:
• >>>nomi carattere> caratteraccio
• >>>aggettivi giovane > giovinastro
• >>>avverbi male> malaccio
I suffissi spregiativi più comuni sono -accio e -astro
donna > donnaccia
campo > campaccio
poeta > poetastro
ricco> riccastro
Il suffisso -accio presenta anche la forma alternativa -azzo
amore > amorazzo
Alcuni nomi in -astro hanno ormai perduto il loro originario valore spregiativo
figlio > figliastro (‘figlio avuto da altra moglie o marito’)
fratello> fratellastro (‘fratello avuto da altra moglie o marito’)
pollo> pollastro (‘pollo giovane’)
Con gli aggettivi, il suffisso -astro indica di solito un’attenuazione della qualità
bianco > biancastro (‘leggermente bianco’)
Valore spregiativo hanno anche alcuni suffissi meno comuni come -aglia, -icchio, -iciattolo, -otto, -onzolo, -uccio, -ucolo
gente > gentaglia
governo > governicchio
uomo> omiciattolo
provinciale > provincialotto
medico > mediconzolo
impiegato > impiegatuccio
poeta > poetucolo.
USI
Spesso i suffissi -accio e -astro, soprattutto nel parlato, assumono un valore affettivo o ironico, per nulla spregiativo
Wojtylaccio! (R. Benigni durante il Festival di Sanremo del 1980)
Cuginastro, come stai?
VEDI ANCHE
alterazione
PEGGIORE O PEGGIO?
L’uso dell’avverbio peggio come aggettivo con il valore di ‘peggiore’ è tipico del parlato, e dunque sconsigliabile nello scritto e nel parlato di una certa formalità
le peggiori sconfitte e non le peggio sconfitte
Non mancano, tuttavia, esempi di quest’uso anche nei secoli scorsi
Le peggio di tutte erano quelle di Niccolò d’Arezzo (G. Vasari, Le vite).
PELLEROSSA O PELLIROSSE?
Il sostantivo pellerossa, ‘indiano d’America’, ha due plurali, entrambi corretti.
• Il plurale invariabile pellerossa è la forma di gran lunga più comune
gli accampamenti dei pellerossa
• Il plurale regolare pellirosse si forma mutando la desinenza di entrambi i termini che formano il composto
le riserve dei pellirosse
La forma potrebbe essere un >>>calco dal francese peaux-rouges (al plurale) o più probabilmente dalla locuzione inglese red skin, attestata già nel Seicento; è entrata in italiano nel corso dell’Ottocento attraverso le traduzioni di narrativa americana.
VEDI ANCHE
composte, parole
PENA, COMPLEMENTO DI
Nell’analisi logica, il complemento di pena è un complemento indiretto che indica la condanna o il castigo che vengono inflitti a qualcuno.
Si usa con i verbi condannare, multare, punire ed è introdotto dalle preposizioni di, per, a, con
La Commissione Disciplinare Nazionale della Figc ha multato di 30.000 euro il presidente della Lazio («La Repubblica»)
Investe un gatto, multato per 389 euro («La Stampa»)
L’ex dg della Juventus è stato condannato a quattro mesi di reclusione dal tribunale di Roma («Il Corriere dello Sport»)
Chiunque, essendo legato da matrimonio avente effetti civili, ne contrae un altro, pure avente effetti civili, è punito con la reclusione da uno a cinque anni (Codice penale, art. 556)
PENTA-
Penta- è un >>>prefissoide che deriva dal greco penta ‘cinque’ e si trova in parole composte derivate dal greco o formate modernamente
pentacordo (‘strumento musicale a cinque corde’)
pentametro (‘verso di cinque metri’)
pentapartito (‘unione di cinque partiti’)
È molto usato nelle terminologie scientifiche, in particolare della chimica
pentavalente (‘atomo con valenza cinque’)
pentaclorofenolo (‘molecola composta con cinque atomi di cloro’).
VEDI ANCHE
numerali, aggettivi
PER
La preposizione semplice per può svolgere diverse funzioni:
• collegare due elementi della stessa frase, introducendo diversi tipi di >>>complementi indiretti
• collegare due frasi distinte, introducendo diversi tipi di >>>proposizioni
USI
Il pronome ciascuno con valore distributivo (>>>distributivi, pronomi) può essere usato senza preposizioni oppure, meno di frequente, può essere introdotto da per
Ha consegnato ai due ispettori 5.000 euro ciascuno (www.ilmessaggero.it)
Multe, 40 euro per ciascuno (www.ilrestodelcarlino.it).
PERALTRO O PER ALTRO?
Entrambe le grafie di questo avverbio sono accettabili, anche se quella più diffusa nell’italiano contemporaneo è peraltro, con >>>univerbazione
L’incidenza delle spese del personale sul totale del costi, peraltro, si è ridotta progressivamente («La Repubblica»)
L’accordo prevede per altro termini stringenti («La Repubblica»).
PERCHÉ vedi ACCENTO, ACUTO O GRAVE
PERCIÒ O PER CIÒ?
La grafia corretta di questa congiunzione nell’italiano contemporaneo è perciò, con >>> univerbazione
una gondola in arrivo non fa rumore, perciò quando sono vicini a una svolta a gomito avvertono gridando (T. Scarpa, Venezia è un pesce)
il problema è politico e perciò esige una politica che se ne assuma la responsabilità («Corriere della Sera»)
La grafia separata per ciò può essere usata con valori diversi
Quest’anno siamo stati competitivi per ciò (= per quello) che riguarda la meccanica della vettura («La Repubblica»)
Amo la vita per ciò (= per le cose) che mi regala ogni giorno
Ti ringrazio per ciò (= per quello) che hai detto su di me davanti a tutti.
PER CUI
Nell’italiano contemporaneo per cui può essere usato con il significato di ‘e perciò, e per questo’
Stasera sono proprio stanco, per cui vado a letto presto
Se ne ricordò all’improvviso, quando la pioggia e la tramontana lo sorpresero di nuovo in cammino verso la parrocchia, per cui ritornò sui suoi passi nel modo più veloce che le gambe malferme per l’età e il vino gli permettevano (U. Riccarelli, Il dolore perfetto).
DUBBI
Qualche dubbio può nascere dal fatto che il pronome cui, di regola, si riferisce a una cosa, a un animale o a una persona, e dunque non potrebbe assumere il valore neutro di che. In realtà, per cui sottintende un’espressione più estesa come ragion per cui o motivo per cui e il pronome in alcune frasi può avere quindi una funzione corrispondente a ciò.
PERFETTO COMPOSTO vedi PASSATO PROSSIMO, INDICATIVO
PERFETTO SEMPLICE vedi PASSATO REMOTO, INDICATIVO
PERIFRASI CON GERUNDIO vedi GERUNDIO
PERIODO
Il periodo è l’insieme di due o più >>>proposizioni che unendosi formano un’unità indipendente dal punto di vista logico e grammaticale.
In ogni periodo c’è sempre una proposizione autonoma sul piano semantico e sintattico, la proposizione >>>principale
Sono tornato a casa a piedi perché l’autobus si è fermato per la strada
Alla proposizione principale si possono collegare una o più proposizioni dipendenti, in base a un rapporto che può essere di:
• coordinazione (>>>paratassi)
Luca lavora e studia tutti i giorni
• >>>giustapposizione
Andiamo via, non voglio rimanere qui un minuto di più
• subordinazione (>>>ipotassi)
Tuo padre è stanco perché ha guidato tutto il giorno.
Esistono inoltre periodi uniproposizionali, formati cioè dalla sola proposizione principale non legata ad altre proposizioni.
PERIODO, ANALISI DEL vedi ANALISI DEL PERIODO
PERIODO IPOTETICO
Il periodo ipotetico è un periodo attraverso il quale si esprime un’ipotesi da cui può derivare una conseguenza. È formato dall’unione di una proposizione reggente, o >>>apodosi, con una subordinata condizionale, o >>>protasi. La reggente esprime la conseguenza che deriva o deriverebbe dal realizzarsi della condizione indicata nella subordinata
Se avessi tempo (protasi), verrei volentieri (apodosi)
A seconda del grado di probabilità dell’ipotesi indicata nella protasi, il periodo ipotetico può essere di tre tipi.
• Periodo ipotetico della realtà, quando l’ipotesi è reale o molto probabile. Nella protasi il verbo è all’indicativo, nell’apodosi il verbo è all’indicativo o all’imperativo
Se arriviamo in tempo andremo a giocare a tennis insieme
Se c’è forte vento, copriti la bocca con la sciarpa
Se volete incontrarmi, / cercatemi dove non mi trovo (G. Caproni, Indicazione)
• Periodo ipotetico della possibilità, quando l’ipotesi è possibile, ma non sicura. Nella protasi il verbo è al congiuntivo imperfetto, nell’apodosi il verbo è al condizionale presente o all’imperativo
Se me lo domandassi tu, verrei a lavorare anche la domenica
Se Paolo ti chiedesse qualcosa, digli che non ne sai nulla
• Periodo ipotetico dell’irrealtà, quando l’ipotesi è impossibile e irrealizzabile:
- se l’ipotesi è riferita al presente, nella protasi il verbo è al congiuntivo imperfetto, nell’apodosi il verbo è al condizionale presente o all’imperativo
Se fossi nei tuoi panni, mi licenzierei
- se l’ipotesi è riferita al passato, nella protasi il verbo è al congiuntivo trapassato, nell’apodosi il verbo è al condizionale passato
Se fossi stato nei tuoi panni, mi sarei licenziato
Si può avere inoltre un periodo ipotetico misto, quando nella protasi il verbo è al congiuntivo e nell’apodosi all’indicativo, o nella protasi all’indicativo e nell’apodosi al condizionale. Si tratta di uso comune nel parlato, ma da evitare nell’uso scritto
Se ce lo avessero detto prima, non venivamo
Se lo sapevamo, non saremmo venuti.
USI
Nella lingua parlata è molto comune l’uso dell’>>>imperfetto indicativo sia nella protasi, sia nell’apodosi del periodo ipotetico dell’irrealtà nel passato, al posto di congiuntivo imperfetto e condizionale
Se me lo dicevi per tempo, venivo anch’io alla tua festa
L’uso di questa forma è sconsigliabile, almeno nella lingua scritta, anche se vanta attestazioni già nell’italiano antico
se potuto aveste veder tutto, /mestier non era parturir Maria (D. Alighieri, Purgatorio)
se io giovine ancora avea contro alla tua deità commessa alcuna cosa, l’età semplice mi dovea rendere scusata (G. Boccaccio, Elegia di Madonna Fiammetta).
PERLOMENO O PER LO MENO?
Entrambe le grafie di questo avverbio sono accettabili, anche se la grafia più diffusa nell’italiano contemporaneo è perlomeno, con >>>univerbazione
Diego vuole farle una foto, non ha il flash, forse basta il cono di luce del lampione, lui perlomeno ci prova (M. Mazzantini, Venuto al mondo)
Solo nei dintorni di via Tuscolana negli ultimi anni hanno aperto otto centri commerciali e per lo meno altre dieci grandi superfici destinate al commercio («La Repubblica»).
PERÒ vedi AVVERSATIVE, CONGIUNZIONI
PÈRONE O PERÓNE?
Entrambe le pronunce di questa parola, che indica un osso della gamba, sono accettabili.
• La pronuncia pèrone, con accentazione >>>sdrucciola, segue il modello della parola latina pèronem, attraverso la quale il vocabolo greco è entrato nell’italiano.
• La pronuncia peróne, con accentazione >>>piana, si rifà direttamente all’etimo greco, il sostantivo femminile perone ‘spilla, fibula’.
VEDI ANCHE
accento
PERSONALI, PRONOMI
I pronomi personali sono pronomi che indicano chi o che cosa è coinvolto in una comunicazione linguistica, tralasciando di ripetere l’elemento grammaticale (soggetto o complemento) a cui si riferiscono.
A seconda della funzione che svolgono nella frase, hanno forme diverse.
• I pronomi personali soggetto hanno funzione di soggetto della frase. Sono
I pronomi personali soggetto di 1a e 2a persona (io, tu, noi, voi) sono invariabili al maschile e al femminile
Noi siamo italiani
Noi siamo tedesche
I pronomi personali soggetto di 3a persona hanno forme diverse per il maschile (lui, egli, esso, essi) e per il femminile (lei, ella, essa, esse); loro, 3a persona plurale, non si distingue invece per genere.
• I pronomi personali complemento hanno le seguenti forme
Questi pronomi possono svolgere tre funzioni:
• complemento >>>oggetto
Rino è innamorato di Teresa. Vede solo lei
La vuole sposare
Vuole sposarla
• complemento di >>>termine
Dai a me le chiavi di casa
Mi dai le chiavi di casa?
Dammi le chiavi
• altri complementi indiretti
E tua sorella? Parlami di lei
Scusa, non riesco proprio a venire da te stasera
Per me è lo stesso
Non è la prima volta che usciamo con loro
Le forme forti sono toniche e hanno un ruolo di rilievo nella frase, attirando l’attenzione di chi legge o ascolta
Per ricoprire il ruolo di supervisore ai lavori hanno scelto me
Le forme deboli sono atone e nella pronuncia si appoggiano al verbo che le segue. La forma debole del pronome dà alla frase un tono puramente informativo
Mi hanno scelto per ricoprire il ruolo di supervisore ai lavori
Se il pronome svolge la funzione di complemento oggetto o di complemento di termine, la scelta tra la forma forte e quella debole dipende dallo scopo di chi parla o scrive. Ad esempio
hanno chiamato te pone l’attenzione sulla persona
ti hanno chiamato pone l’attenzione sul verbo
Se invece il pronome svolge la funzione di un qualsiasi altro complemento indiretto, è obbligatorio l’uso della forma forte
È arrivata una lettera per te
Mi piacerebbe andare in vacanza con loro
Sono arrivato un attimo dopo di lui
Quando due forme atone dei pronomi personali sono usate di seguito, il primo pronome (che corrisponde al complemento di termine) è sostituito dalla forma tonica, mentre il secondo (che corrisponde al complemento oggetto, tranne che per ne) mantiene la forma atona
c’è una vecchia tana di talpe, là sotto, ve lo giuro (I. Calvino, Ultimo viene il corvo)
Non te lo scrissi che aveva un piano? (A. Camilleri, Il nipote del Negus)
Nel caso della 3a persona singolare si ricorre invece alle forme univerbate glielo, gliela, gliele, glieni, gliene, che valgono sia per il maschile (gli), sia per il femminile (le)
“È Fiocco, il mio cavallo!” gridava, come se fosse veramente di sua proprietà e glielo avessero rubato (D. Buzzati, Il deserto dei Tartari)
Tutte queste cose gliele ripeterò il giorno prima dell’udienza in cui verrà esaminata (G. Carofiglio, Ad occhi chiusi)
Per la 3a persona plurale, tradizionalmente è ritenuta scorretta la forma atona del pronome personale complemento di termine glielo, ma la combinazione si può considerare accettabile nel parlato.
Lo schema è il seguente
La coppia di pronomi di norma precede il verbo; segue invece il verbo e assume in tutti i casi la forma univerbata con i verbi di modo:
• >>>gerundio
giocandomelo / avendomelo giocato
cantandoglieli / avendoglieli cantati
parlandocene /avendocene parlato
• >>>infinito, con la caduta della consonante finale del verbo
mangiarmeli /avermeli mangiati
cantarvela / avervela cantata
giocarcela / avercela giocata
• più raramente, >>>participio passato, quando introduce una proposizione >>>subordinata
giocatomela
mangiatovelo
• >>>imperativo
cantamelo!
giocatela!
Nel caso degli imperativi con >>>troncamento di’, fa’, va’, sta’, da’ l’unione dei pronomi porta al raddoppiamento della consonante iniziale del primo pronome, eccetto il caso della 3a persona singolare
dimmelo!
vammene!
diccelo!
diglielo!
Con i verbi >>>servili seguiti da infinito la coppia di pronomi può unirsi sia al verbo servile, sia all’infinito
ce lo puoi dire? / puoi dircelo?
dovendovelo dire / dovendo dirvelo
• I pronomi personali riflessivi sono usati con i verbi >>>riflessivi, quando cioè l’azione compiuta dal soggetto ricade sul soggetto stesso
Federica si pettina
I pronomi personali riflessivi hanno le seguenti forme
Quando si vuole dare al pronome un rilievo particolare all’interno della frase, si può sostituire il pronome atono si con la forma tonica sé:
• come complemento oggetto
Alberto sta difendendo sé e tutta la sua famiglia dal pettegolezzo
• come complemento indiretto preceduto da una preposizione
Luca ha portato con sé una pistola.
USI
A differenza di altre lingue (come l’inglese e il francese), in italiano l’espressione del pronome personale soggetto è quasi sempre facoltativa e non obbligatoria. È indispensabile, però, quando serve a evitare le ambiguità, oppure in espressioni enfatiche
Pensi veramente che io ti stia prendendo in giro? / Pensi veramente che lei ti stia prendendo in giro?
Facciamo così: io vado al mercato e tu vai dal dottore
È stato lui a rompere il vaso! Lui, non io!
Tradizionalmente esso ed essa indicano in modo preferenziale animali o cose, anche se nell’uso contemporaneo sono rari e lui e lei tendono a prevalere indipendentemente dal referente indicato.
Nell’uso comune i pronomi soggetto egli (singolare maschile), ella (singolare femminile), essi (plurale maschile) ed esse (plurale femminile) appaiono di uso limitato; in particolare, ella è ormai desueto e usato solo in contesti molto formali, perlopiù burocratici (>>>allocutivi, pronomi). In funzione di soggetto lui (singolare maschile), lei (singolare femminile) e loro (plurale sia maschile, sia femminile) sono nettamente prevalenti e il loro uso, a lungo avversato dalla grammatica normativa, è ormai pienamente accettato anche in contesti formali (>>>egli / lui).
Per quanto riguarda i pronomi complemento di termine, nell’uso comune il pronome gli tende a essere usato anche al posto del femminile le (>>>gli o le?) e del plurale loro (>>>gli o loro?). Le e loro sono comunque da preferire nello scritto formale più sorvegliato.
PERSUADÉRE O PERSUÀDERE?
La pronuncia corretta dell’infinito è persuadére, con accentazione >>>piana. La parola deriva infatti dal latino persuadère, formato dal verbo suadère ‘convincere’ unito al prefisso per, che esprime i concetti della continuità e dell’insistenza dell’azione.
È dunque da evitare la pronuncia persuàdere, con accentazione >>>sdrucciola dovuta all’influsso delle prime persone del presente indicativo, nelle quali l’accento cade sulla a: persuàdo, persuàdi, persuàde.
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accento
PERTANTO O PER TANTO?
La grafia corrente nell’italiano contemporaneo è pertanto, con >>>univerbazione
Pertanto è necessario che tutti i componenti abbiano le carte in regola per ricoprire un ruolo così delicato («La Repubblica»).
PÈSCA O PÉSCA?
Si tratta di una coppia di >>>omografi:
• pèsca, con la e aperta, deriva dal latino persicam (malum) ‘(melo) di Persia’, e indica il frutto dell’albero del pesco
la buccia della pesca
Hai mai assaggiato il gelato alla pesca e basilico?
• pésca, con la e chiusa, indica l’attività della pesca in generale e anche il risultato della pesca, il pesce e gli altri animali acquatici pescati
licenza di pesca
canna da pesca
Oggi Andrea e Stefano hanno fatto proprio una buona pesca.
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accento
PESO O MISURA, COMPLEMENTO DI
Nell’analisi logica, il complemento di peso o misura è un complemento indiretto che indica il peso o le misure spaziali di qualcuno o qualcosa.
Può essere retto dai verbi pesare e misurare oppure da aggettivi come lungo, largo, corto ecc. e di solito non è preceduto da preposizioni
Il pacco che ho spedito ieri pesava circa 20 chili
La più lunga limousine al mondo misura più di 35 metri
Quel serpente è lungo un metro e mezzo
Può anche essere introdotto dalle preposizioni di e per
un capannone di 300 metri quadrati
un uomo di novanta chili
La città si estende per chilometri
oppure, per indicare pesi e misure approssimativi, dalla preposizione su
un sacco sui quindici chili
un appartamento sui cento metri quadri
Spesso la misura e il peso sono espressi genericamente da avverbi come molto, poco, troppo.
PIANA, ACCENTAZIONE
Hanno accentazione piana (detta anche parossitona) le parole accentate sulla penultima sillaba. È piana la maggior parte delle parole italiane; in particolare:
• le parole di due sillabe che terminano per vocale e non sono accentate sull’ultima sillaba (>>>tronca, accentazione)
càne
sàldi
vìta
sòle
• le parole di tre o più sillabe in cui la vocale della penultima sillaba è seguita da due o più consonanti, la seconda delle quali non è né r, né l
tristézza
canòtto
montàgna
forèsta.
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sdrucciola, accentazione
bisdrucciola, accentazione
trisdrucciola, accentazione
PIOVERE
Come tutti i verbi verbi >>>atmosferici, il verbo piovere è un verbo >>>impersonale
Piove da due giorni
Se usato metaforicamente, ammette un costrutto personale, con soggetto espresso
Le bombe piovevano sulle casematte mentre noi facevamo un brindisi col Malaga alla fortuna di Bonaparte e alla costanza di Massena (I. Nievo, Le confessioni d’un italiano)
Nei tempi composti il verbo piovere può essere usato sia con l’ausiliare essere, sia con l’ausiliare avere.
• Quando il verbo è usato in senso proprio, la scelta è indifferente
Ha piovuto molto / È piovuto molto
• Se il verbo è usato in senso figurato, si usa sempre l’ausiliare essere
Al ministro sono piovute addosso diverse critiche.
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avere o essere?
PIUCCHEPERFETTO, CONGIUNTIVO vedi TRAPASSATO, CONGIUNTIVO
PIUCCHEPERFETTO, INDICATIVO vedi TRAPASSATO PROSSIMO, INDICATIVO
PIUTTOSTO CHE
Piuttosto che si usa correttamente davanti a proposizioni >>>avversative e >>>comparative e significa ‘anziché’, indica cioè una preferenza accordata a un elemento rispetto a un altro
Piuttosto che dire sciocchezze, rimani in silenzio
Preferisco andare in bicicletta piuttosto che usare l’automobile.
USI
Da qualche decennio si è diffuso l’uso di piuttosto che con il significato disgiuntivo di o, oppure, a indicare un’alternativa equivalente. Il fenomeno probabilmente ha avuto origine nel parlato del Nord Italia e ben presto la novità è stata accolta dai conduttori televisivi, dai giornalisti, dai pubblicitari e in seguito anche dalle riviste e dai quotidiani, contribuendo a diffondere un uso improprio
Questa sera, se vogliamo uscire, possiamo andare al cinema piuttosto che (= oppure) a teatro
Parallelamente a quest’uso si osserva quello, altrettanto improprio, di piuttosto che col significato aggiuntivo di oltre che
Al mercato potete trovare ogni tipo di verdura: pomodori piuttosto che (= oltre che) peperoni, piuttosto che melanzane
Si tratta di usi decisamente sconsigliabili non solo nello scritto, ma anche nel parlato.
PLASMA: IL O LA?
Il sostantivo plasma è di genere maschile.
Il dubbio nell’attribuzione del genere deriva dalla presenza della -a finale, che di solito in italiano è propria dei nomi femminili. Ma plasma è una di quelle parole in -a che conserva il genere maschile dell’etimo greco
il campione di 10 cc di sangue del paziente viene centrifugato per otto minuti, il tempo necessario a separare il plasma (la componente liquida in cui sono sospese le cellule) dalle proteine («La Repubblica»).
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articoli
genere dei nomi
PLURALE DEI NOMI
Nella maggior parte dei casi, i nomi formano il plurale cambiando la desinenza del singolare.
Si distinguono tre classi fondamentali:
• prima classe: i nomi che al singolare terminano in -a formano il plurale in -i se sono maschili, in -e se sono femminili
problema > problemi
casa > case
• seconda classe: i nomi maschili e femminili che al singolare terminano in -o formano il plurale in i
ufficio > uffici
mano> mani
• terza classe: i nomi maschili e femminili che al singolare terminano in -e formano il plurale in i
cane > cani
chiave> chiavi
All’interno delle prime due classi, alcuni nomi formano il plurale sulla base di regole specifiche
Alcuni nomi hanno un doppio plurale, ciascuno dei quali ha un diverso significato (>>>plurali doppi)
filo > fili / fila
gesto > gesti / gesta
labbro > labbri / labbra
braccio > bracci / braccia
Alcuni nomi hanno un’unica forma per il singolare e il plurale (>>>invariabili, nomi e aggettivi)
il re > i re
la crisi> le crisi
la specie > le specie
Alcuni nomi sono privi del plurale (>>>difettivi, nomi)
aria
ferro
latte
In generale, per il plurale dei nomi stranieri che terminano in consonante la soluzione migliore è lasciare il nome invariato
il film > i film
il camion > i camion
l’iPod > gli iPod
Fanno eccezione alcuni nomi plurali stranieri:
• non ancora saldamente entrati nell’uso italiano o dotati di una connotazione specialistica, come contractors (‘lavoratori a contratto’), royalties (‘percentuali, compensi’), neocons (‘neoconservatori’)
I contractors italiani in Libia: “Ci specializziamo in Israele” (www.contropiano.org)
Le royalties delle radio italiane valgono un decimo di quelle britanniche (www.danraina.com)
I neocons sono liberal assaliti dalla realtà (www.altermedia.info)
• inseriti in espressioni stereotipate ormai fissate nell’uso, come Papa boys, fish and chips o hedge funds (‘fondi comuni’)
Il Pontefice tedesco si confronterà di continuo, attraverso discorsi e incontri personali, con i Papaboys («La Repubblica»)
Londra, sei ristoranti dove mangiare il miglior fish and chips (www.viaggiovero.com)
Per la Banca d’Inghilterra gli hedge funds rappresentano la mina che insidia il sistema finanziario («Corriere della Sera»)
• la cui forma del plurale è sensibilmente diversa dal singolare, come il germanismo Länder (plurale di Land ‘regione’).
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composte, parole
PLURALE, NOMI PRIVI DEL vedi DIFETTIVI, NOMI
PLURALI DOPPI
Alcuni nomi maschili in -o, oltre al plurale regolare in -i, di genere maschile, ne hanno un altro in -a, di genere femminile. Nella maggioranza dei casi a questa differenza corrisponde una differenza di significato
braccio > bracci / braccia
budello > budelli / budella
calcagno > calcagni / calcagna
cervello > cervelli / cervella
corno > corni / corna
cuoio > cuoio / cuoia
dito > diti / dita
filo > fili / fila
fondamento > fondamenti / fondamenta
labbro > labbri / labbra
lenzuolo> lenzuoli / lenzuola
muro > muri / mura
urlo > urli / urla
In molti casi il plurale maschile ha significato figurato, mentre il femminile viene usato in senso proprio; ma non sempre è così. In mancanza di una regola generale, l’unica soluzione è ricorrere al dizionario ed esaminare i vari casi uno per uno.
PLURALIS MAIESTATIS vedi MAIESTATICO, PLURALE
PLUS
Ci sono casi in cui si può trovare il >>>latinismo plus al posto dell’equivalente italiano più:
• per indicare un’eccedenza, un incremento
un plus di sicurezza per gli impianti fotovoltaici
• per indicare ‘vantaggio’
La scarsa lunghezza della Smart è in realtà un plus
• per indicare il segno +
Il Macintosh Plus è stato presentato due anni dopo il primo Macintosh
• con funzione aggettivale nei sostantivi composti
plusvalore
plusvalenza
L’uso di questa forma probabilmente è legato all’influsso del tedesco e dell’inglese, che la adoperano con lo stesso significato e negli stessi contesti.
VEDI ANCHE
prestiti
PNEUMATICO: IL O LO?
La forma corretta è quella con l’articolo determinativo lo per il singolare e l’articolo gli per il plurale
lo pneumatico / gli pneumatici
Non è tuttavia infrequente imbattersi negli articoli determinativi il (per il singolare) e i (per il plurale) al posto dei più corretti lo e gli
il pneumatico / i pneumatici
Si tratta di un uso comune non solo nel linguaggio familiare, ma anche in quello giornalistico e nella narrativa
Il crescente interesse del pubblico per i pneumatici invernali non è però un fenomeno esclusivamente italiano («La Repubblica»)
Con un colpo di pollice, lasciar saltare la dinamo contro il pneumatico anteriore (E. Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo)
Gli articoli lo e gli sono ormai adoperati solo nei registri più sorvegliati e formali dell’italiano parlato e scritto.
In parallelo, anche l’articolo indeterminativo corretto davanti a pneumatico dovrebbe essere uno; tuttavia, nell’uso (talvolta anche sorvegliato) è ormai diffusa la forma un, con >>>troncamento
Qual è la differenza tra uno pneumatico invernale e uno estivo? (www.rezulteo-pneumatici.it)
Tutto quello che resta della barca senza nome è un pneumatico, che va su e giù nell’acqua («L’Unità»)
un omino in tuta cercava un buco in un pneumatico immergendolo in un catino d’acqua (I. Calvino, Ultimo viene il corvo).
VEDI ANCHE
determinativi, articoli
-POLI
-poli è un >>>suffissoide che deriva dal greco polis ‘città’. Si trova col significato di ‘città, insediamento umano’ in molte parole composte derivate dal greco (Costantinopoli ‘città fondata dall’imperatore Costantino I’) o formate modernamente
baraccopoli (‘insediamento formato di baracche’)
tendopoli (‘campo formato da un complesso di tende’)
Nel linguaggio giornalistico il suffissoide -poli ha assunto in tempi recenti un significato diverso, quello di ‘corruzione, scandalo’
bancopoli (‘scandalo che coinvolge il mondo della finanza’)
calciopoli (‘scandalo che coinvolge il mondo del calcio’)
vallettopoli (‘scandalo che coinvolge il mondo dello spettacolo, da valletta’).
STORIA
Il particolare significato legato alla corruzione ha preso piede negli anni Novanta del XX secolo, in seguito all’inchiesta giudiziaria nota come “Mani pulite”, quando i giornali ribattezzarono la città di Milano con l’appellativo di tangentopoli, e cioè ‘città delle tangenti’. Da nome proprio per indicare Milano, il termine ha finito ben presto per indicare, più in generale, quello scandalo. Oggi si aggiunge -poli ai nomi comuni per indicare ogni tipo di scandalo che riguardi la vita pubblica o privata.
POLI-
Poli- è un >>>prefissoide derivato dal greco polỳs ‘molto’. Si trova in parole composte derivate dal greco e dal latino o formate modernamente e indica molteplicità numerica, abbondanza
poliambulatorio (‘ambulatorio attrezzato per la diagnosi e la cura di malattie appartenenti a diverse specialità mediche’)
polisportivo (‘che riguarda o comprende vari sport o attività sportive’)
In chimica, indica che un elemento è presente in un composto chimico un numero di volte maggiore di uno
polisolfuro
polifosfato
In medicina, si premette al nome di alcune malattie per indicare che queste interessano più organi simili
poliartrite
polineurite
Può indicare inoltre la presenza di un numero superiore alla norma di determinati organi o formazioni
polimastia (‘presenza di tessuto mammario in eccesso e in sedi che non sono le mammelle’)
polidattilia (‘presenza di dita in eccesso’).
POLIREMATICHE, ESPRESSIONI
Le espressioni polirematiche sono parole >>>composte formate da più elementi che costituiscono un insieme non scomponibile, il cui significato complessivo è autonomo rispetto ai singoli costituenti.
Possono essere formate da diverse combinazioni:
• nome + nome
parola chiave
banca dati
rimborso spese
• nome + aggettivo
lavori forzati
bacchetta magica
camera oscura
• nome + preposizione + nome
ferro da stiro
scarpe da tennis
reazione a catena
luna di miele.
DUBBI
I vari elementi di un’espressione polirematica non possono essere separati da altri elementi. Ad esempio, un aggettivo può essere inserito prima o dopo la serie di elementi che formano l’espressione polirematica, ma non tra un elemento e l’altro; si può dire
un buon ferro da stiro / un ferro da stiro buono
ma non è ammessa la forma
un ferro buono da stiro.
POLISINDETO
Il polisindeto è la relazione di >>>paratassi tra due >>>proposizioni coordinate, realizzata replicando la stessa >>>congiunzione davanti a ciascuna delle proposizioni che vengono coordinate
tutto e tutti si muovono e vanno e vengono e si incrociano (www.archiviobolano.it)
È tipico soprattutto della lingua letteraria tradizionale
E mangia e bee e dorme e veste panni (D. Alighieri, Inferno)
e si contrappone all’asindeto (o >>>giustapposizione), in cui il collegamento è realizzato tramite la sola punteggiatura.
POLITICAMENTE CORRETTO
L’espressione politicamente corretto è un >>>calco dalla locuzione angloamericana politically correct, con cui ci si riferiva in origine al movimento politico statunitense che rivendicava il riconoscimento delle minoranze etniche, di genere ecc. e una maggiore giustizia sociale, anche attraverso un uso più rispettoso del linguaggio.
In italiano rientrano nell’uso politicamente corretto del linguaggio una serie di atteggiamenti che portano a:
• evitare il linguaggio cosiddetto sessista, ad esempio attraverso l’impiego di forme non marcate dal punto di vista del genere (diritti della persona al posto di diritti dell’uomo);
• evitare espressioni che evocano discriminazione nei confronti di minoranze etniche (come negro o giudeo) e di categorie con svantaggio fisico (ad esempio handicappato, cieco, nano a cui andrebbero preferite espressioni come diversamente abile, non vedente, persona di bassa statura);
• evitare in generale espressioni tradizionalmente connotate in modo discriminatorio, ad esempio per quanto riguarda i nomi delle professioni (come bidello o becchino, a cui si dovrebbero preferire espressioni neutre come operatore scolastico e operatore cimiteriale).
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eufemismi
POMODORI O POMIDORO?
Il sostantivo pomodoro ha due plurali, entrambi corretti.
• Pomodori, con la prima parte (pomo) invariabile e la desinenza in -i (come la maggior parte dei nomi maschili in -o), è la forma oggi di gran lunga più comune.
• Pomidoro, con la prima parte al plurale (pomi) e la seconda invariabile, è oggi molto rara.
STORIA
La parola pomodoro è una parola >>>composta di tipo nome + preposizione + nome. Nel tempo, i costituenti si sono fusi tra loro al punto che ormai il nome non viene più percepito come composto. Questo ha portato ad abbandonare quasi del tutto il plurale regolare pomidoro, che tuttavia si rintraccia nei testi dei secoli passati
Varie gustosissime vivande si posson fare di pomidoro, ed infinite conditure col sugo loro si prestano alle carni, ai pesci, all’uova, alle paste, ed all’erbe (V. Corrado, Del cibo pitagorico ovvero erbaceo per uso de’ nobili, e de’ letterati).
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plurali doppi
POSITIVO, GRADO
Il grado positivo indica, negli aggettivi >>>qualificativi, l’esistenza di una qualità nel modo più semplice, senza fornire informazioni sulla quantità e l’intensità e senza istituire confronti
Aldo è una persona simpatica
Loredana ha i capelli castani
Questo piatto è delizioso.
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grado degli aggettivi
POSSESSIVI, AGGETTIVI E PRONOMI
Gli aggettivi e i pronomi possessivi svolgono principalmente due funzioni:
• attraverso la >>>radice, precisano il possessore, cioè la persona a cui appartengono gli elementi a cui si riferiscono
il tuo ufficio è al terzo piano, il mio al primo
la nostra proposta è migliore della vostra
• attraverso la >>>desinenza, che si accorda in genere e numero con un sostantivo, permettono di individuare l’elemento posseduto
il mio cappello è verde, i suoi sono tutti neri
Le forme degli aggettivi possessivi sono
Gli aggettivi di 3a persona singolare e plurale dipendono anche dal genere e dal numero del nome che li accompagna e che indica il possessore.
In particolare, si usa suo / sua / suoi / sue quando il possessore è uno solo
Andrea mi ha invitato alla sua festa di compleanno
Giovanna mi ha fatto conoscere le sue colleghe
Si usa loro quando i possessori sono due o più
Claudio e Donatella sono venuti a prenderci con la loro auto
I candidati devono presentare le loro domande di partecipazione entro il 18 marzo
Quando il soggetto della proposizione e il possessore sono la stessa persona, al posto degli aggettivi possessivi di 3a persona singolare e plurale si può usare l’aggettivo proprio (>>>proprio o suo?)
Simona ci tiene molto alla cura della propria persona
Alessandro ha chiesto a Luca che gli porti i propri guanti da lavoro
Il possessivo svolge la funzione di >>>pronome quando sostituisce il nome dell’oggetto posseduto.
Le forme dei pronomi possessivi corrispondono a quelle degli aggettivi e sono sempre precedute dall’articolo determinativo oppure da una preposizione articolata
La tua (aggettivo) auto è più spaziosa della mia (pronome)
Dici che tua (aggettivo) madre è molto severa, ma allora io cosa dovrei dire della mia (pronome)?
Io bado alle mie (aggettivo) faccende, e Luisa alle proprie (pronome)
In alcuni casi particolari, il pronome possessivo viene usato con valore di sostantivo. Questo perché ha finito con l’assumere il significato del nome al posto del quale molto frequentemente si trova.
Al maschile può indicare:
• il denaro
Sono pronto a metterci anche del mio
• un aspetto naturale e spontaneo
Avrai anche studiato molto, però devi ammettere che sei brava di tuo a ballare
• i parenti più stretti, gli amici più intimi, gli alleati
I miei non vogliono lasciarmi uscire stasera
Arrivano i nostri!
Al femminile può indicare:
• una lettera
Faccio seguito alla mia dello scorso 29 ottobre per confermare la prenotazione
• un’idea, un’opinione
È giusto che anche Paolo dica la sua su questo argomento
• la salute
Brindiamo alla nostra!
• una capacità innata, oppure ‘la propria parte’
Dalla sua ha un talento notevole
Ma per averli dalla propria, ai laziali bisogna parlare chiaro e non con frasi sibilline (www.lalaziosiamonoi.it)
• una serie di comportamenti abituali, con connotazione negativa
Alberto ne ha combinata un’altra delle sue.
USI
In genere, l’aggettivo possessivo si colloca prima del nome a cui si riferisce, preceduto dall’articolo. Se messo dopo, infatti, in molti casi ha una connotazione enfatica o ironica
Andatevene da qui, questa è casa mia!
L’aggettivo possessivo può essere omesso quando il termine di riferimento è chiaramente intuibile nel contesto
Pietro ha dimenticato le chiavi a casa (= le sue chiavi)
Di norma non si usa l’articolo >>>determinativo quando l’aggettivo possessivo è usato prima dei nomi di parentela al singolare
ho visto mia zia in centro (non la mia zia)
In questi casi, l’uso dell’articolo dà una connotazione affettiva all’espressione ed è ammesso ad esempio in testi per l’infanzia
Quando apro i miei occhi al mattino la mia mamma mi viene vicino, mi accarezza pian piano la testa, poi sorride e i suoi occhi fan festa (E. Giacone, Filastrocche)
Si usa invece l’articolo determinativo prima dell’aggettivo possessivo quando i nomi di parentela sono usati con suffissi >>>diminutivi o >>>vezzeggiativi oppure in presenza di ulteriori specificazioni
Il mio paparino
La mia sorellina
Il mio fratello più vecchio
La mia seconda moglie.
VEDI ANCHE
aggettivi
pronomi
POTERE
Il verbo irregolare potere alterna – a seconda dei modi, dei tempi e delle persone – tre diverse >>>radici: poss-, puo-, pot-.
• Quando la radice è accentata, si usa poss-
io posso
lui possa
voi possiate
o puo-, solo nella 2a e 3a persona singolare del presente indicativo
tu puoi
lui può
• Quando la radice non è accentata, si usa pot-
voi potete
io potevo
io potrò
io potrei
potuto
potendo.
STORIA
Sono arcaiche le forme puote (per può), ponno (per possono) e potetti / possetti (per potei)
Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare (D. Alighieri, Inferno)
Non ponno a nozze et a conviti publici / Li fagiani apparir sopra le tavole (L. Ariosto, La Lena)