N
NAUFRAGARE: AVERE O ESSERE?
Il verbo naufragare nei tempi composti va usato esclusivamente con l’ausiliare essere in quasi tutti i suoi significati:
• ‘fare naufragio’, riferito a nave o imbarcazione che affonda per avaria o per collisione
Un’altra imbarcazione, con circa seicento persone a bordo, è naufragata («La Repubblica»)
• ‘fallire’, detto di impresa, iniziativa, azienda o simili
il colosso Aig è naufragato perché aveva venduto troppi Cds a garanzia di titoli («Corriere della Sera»)
nel soggiorno di Rinaldi il discorso era naufragato sulle solite questions (E. Brizzi, Jack Frusciante è uscito dal gruppo)
Il matrimonio di Marina e Giorgio è naufragato dopo due mesi
• ‘andare in rovina’, soprattutto in senso morale
Questo suppone che io non sono naufragato e che tutto ciò altro non è che un sogno (G. Parise, E la testa diventa una radio a galena)
Si usa preferibilmente con l’ausiliare avere solo quando ha il significato di ‘fare naufragio’, riferito alle persone imbarcate (in questo caso l’uso di essere è meno comune)
I pescatori che hanno naufragato ieri notte sono tutti salvi
In molti hanno naufragato nelle acque del Triangolo delle Bermude.
VEDI ANCHE
avere o essere?
NEGAZIONE, AVVERBI DI
Gli avverbi di negazione servono a esprimere una valutazione negativa del parlante rispetto all’informazione comunicata.
I principali avverbi di negazione sono non, nemmeno, neanche, neppure
proprio io, che non avevo subìto l’umiliazione del rinvio a ottobre neanche una volta (G. Bassani, Il giardino dei Finzi-Contini)
Perché qua / non s’arresta la corda? perché l’ora / neppure in sogno è di chiedere l’alt? (G. Caproni, La funicolare)
Per rispondere negativamente a un’interrogativa totale (>>>interrogative dirette, proposizioni) si usa comunemente l’avverbio negativo no, che può sostituire un’intera frase (si parla in questo caso di avverbi >>>olofrastici)
«Verrai anche tu?» «No»
«Mi hanno chiamato?» «No»
No può sostituire un’intera frase anche dopo una congiunzione >>>disgiuntiva
Hai capito o no? (= o non hai capito?)
Al posto di o no si può usare anche o meno, locuzione molto diffusa, ma da evitare nello scritto di registro elevato
La Cina diventerà il maggior importatore di cereali del mondo e gli Stati Uniti decideranno se riempire o meno i suoi granai («La Repubblica»)
Gli avverbi di negazione possono essere accompagnati da avverbi con funzione rafforzativa come affatto, proprio, mica ecc.
Non ti ho mica insultato
Non mi piace affatto
Non capisco proprio il tuo comportamento.
USI
Nell’italiano parlato di area settentrionale mica si usa anche senza l’avverbio negativo non
So mica niente, io!
NEO-
Neo- è un >>>prefissoide (dal greco neos) che significa ‘nuovo, moderno, recente’, e si trova in parole composte in cui il secondo elemento è un sostantivo o un aggettivo
neosocialismo
neologismo
neonazista
neolatino
neolingua.
NEOLOGISMI
Si definiscono neologismi le nuove parole (o espressioni >>>polirematiche) che da un certo momento in poi entrano a far parte del lessico di una lingua.
Possono essere forme completamente nuove, oppure forme già esistenti che acquistano un diverso significato (neologismi semantici). Si pensi esempio al verbo finalizzare, attestato per la prima volta come parola nuova a metà Ottocento con il significato di ‘portare a termine, concludere’, poi nella seconda metà del Novecento con il nuovo significato di ‘attribuire un fine, dare uno scopo’, e qualche decennio dopo con il diverso significato legato all’ambito sportivo di ‘andare in rete, segnare un punto’.
Rientrano fra i neologismi anche i >>>prestiti, sia adattati, sia non adattati, parole come pellerossa o golf, entrate in italiano nei secoli scorsi attraverso le traduzioni di opere straniere.
La principale fonte di neologismi è tuttavia la creazione di parole >>>derivate e >>>composte. Per limitarsi a un esempio, si pensi alle numerose coniazioni con il suffisso -istico (>>>-ista e -istico), entrate in italiano a partire dall’Ottocento: protezionistico, capitalistico, eufemistico, anacronistico, parodistico ecc.
Non tutte le parole di nuova coniazione restano stabilmente nel patrimonio lessicale. Nel linguaggio giornalistico, ma non solo, sono molto frequenti gli occasionalismi (o modismi): neologismi di durata effimera, destinati a scomparire rapidamente dall’uso. Ad esempio, negli anni Settanta del Novecento era molto comune nel linguaggio giornalistico la parola travoltino ‘fanatico del ballo’, dal nome dell’attore John Travolta, interprete del film La febbre del sabato sera. Oggi, nessun dizionario dell’uso registra più la parola.
NE O NÉ?
Si tratta di due >>>omonimi, che nella lingua scritta vengono distinti tramite l’uso dell’accento.
• Senza accento grafico, ne (dal latino inde) ha due funzioni grammaticali:
- come avverbio di >>>luogo, esprime allontanamento da un luogo o da una situazione
Si è chiuso in casa e non ne (= da lì) vuole uscire
Ne (= da lì) siamo usciti con le ossa rotte
- come pronome >>>personale, è usato al posto delle forme di ciò, da ciò, di questo, da quello ecc.
Ne (= di ciò) parlerò ai nostri soci
Una volta dimostrato che io ho ragione, ne (= da ciò) segue che voi avete torto
spesso con valore di >>>partitivo
Vorrei una caramella all’anice: ce ne (= di queste) sono ancora?
In alcuni casi ne è usato solo per intensificare l’azione espressa da alcuni verbi intransitivi nelle costruzioni con i pronomi personali atoni mi, ti, si, ci, vi
Me ne vado via
Se ne stava tranquillo a casa
• Con accento grafico, né (dal latino nec) è una congiunzione >>>copulativa con il significato di ‘e non’.
Può essere usato:
• per la coordinazione di due o più proposizioni negative
Non me l’ha mai detto né scritto
Ha raccomandato di non fiatare né muoversi per nessuna ragione
• in una proposizione negativa, per unire due o più elementi che hanno nella frase la stessa funzione sintattica; in questo caso, né si ripete davanti a ciascun elemento
Non ho saputo rispondere né sì né no
le soluzioni visive talora arrivano inaspettatamente a decidere situazioni che né le congetture del pensiero né le risorse del linguaggio riuscirebbero a risolvere (I. Calvino, Lezioni americane).
USI
In particolari contesti né può essere preceduto dalla congiunzione e, a rigore non strettamente necessaria, che ne enfatizza il valore per scopi stilistici
non farebbe loro né caldo e né freddo (A. Moravia, Il conformista)
e né denaro e né passione servirà (Baustelle, I mistici dell’Occidente)
Sempre nella lingua poetica la congiunzione né può essere usata per coordinare una proposizione positiva con una negativa
Spargendo ancor pel volto il primo fiore / Né (= e non) avendo il bel Iulio ancor provate / Le dolci acerbe cure che dà Amore (A. Poliziano, Stanze)
anche se collocata all’inizio di frase
Né più mai toccherò le sacre sponde (U. Foscolo, A Zacinto).
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accento
monosillabi accentati e non accentati
NESSI CORRELATIVI vedi CORRELATIVE, CONGIUNZIONI
NESSUNO O ALCUNO?
Il pronome e aggettivo indefinito nessuno si usa sia in frasi positive
Nessun dubbio lo ha mai sfiorato
sia in frasi negative, insieme a un’altra negazione
Non ho nessun dubbio
Solo al singolare, il pronome e aggettivo indefinito alcuno può essere usato nelle frasi negative come sinonimo di nessuno
Non ho alcun (= nessun) dubbio
Sulla sua adeguatezza al ruolo non è stata espressa alcuna (= nessuna) riserva.
USI
L’uso di nessuno insieme a un’altra negazione non era ammesso nel latino classico, ma trova ampi riscontri nel latino tardo ed era perfettamente accettabile già nell’italiano antico
già non è nessuno / cui non posse di botto / dicere (B. Latini, Il tesoretto).
VEDI ANCHE
indefiniti, aggettivi
indefiniti, pronomi
NEUTRO
Il neutro è un genere grammaticale che era presente nella lingua latina accanto al maschile e al femminile ed era usato per indicare oggetti ed esseri inanimati.
Mentre alcune lingue hanno mantenuto l’uso del neutro, in italiano si conserva solo come relitto la desinenza plurale -a di alcuni sostantivi, che originariamente erano neutri plurali e oggi sono diventati femminili singolari: si tratta di nomi con valore collettivo come braccia, corna, mura, urla.
Inoltre, neutro si usa talvolta anche per definire aggettivi e pronomi che si riferiscono a un concetto, un’idea, un fatto, come l’aggettivo sostantivato e i pronomi ciò, lo, questo, quello
Il bello della diretta è che non ti puoi fermare
Ciò mi sembra interessante
Lo sapevo.
VEDI ANCHE
plurali doppi
NEVICARE
Come tutti i verbi >>>atmosferici, il verbo nevicare è un verbo >>>impersonale
Nevica da due ore
Quando il verbo è impiegato in senso figurato, si può usare il costrutto personale, con un soggetto
A Spoleto nevicano multe!
Nei tempi composti il verbo nevicare può avere come ausiliare sia essere, sia avere.
• Se il verbo è usato in senso proprio, la scelta è indifferente
Quest’inverno ha nevicato tanto / Quest’inverno è nevicato tanto
• Se il verbo è usato in senso figurato, si usa l’ausiliare essere
una fortezza i cui mattoni erano nevicati giù dal cielo con un ordine infallibile (B. Bernardini, Biologia).
VEDI ANCHE
avere o essere?
NÒCCIOLO O NOCCIÒLO?
Si tratta di una coppia di >>>omografi.
• Nòcciolo, con accentazione >>>sdrucciola, è un sostantivo maschile che deriva dal latino nucleum ‘midollo, gheriglio’, e indica la parte interna legnosa che protegge il seme di alcuni frutti
il nòcciolo della pesca
il nòcciolo della ciliegia
Mantiene questa accentazione anche quando è usato in senso figurato
il nòcciolo della questione
i princìpi che costituiscono il nòcciolo duro dell’identità francese («L’Unità»)
• Nocciòlo, con accentazione >>>piana, è un sostantivo maschile che indica l’albero delle nocciole e il legno che se ne ricava
I frutti del nocciòlo sono naturalmente le nocciole: queste si trovano sull’albero già piene alla fine di luglio (www.guidaconsumatore.com).
VEDI ANCHE
accento
NOMI
Il nome (o sostantivo) è una parte variabile del discorso con cui si designa una persona, un animale, un oggetto, un’idea, un sentimento, un’azione o un fatto.
I nomi si suddividono in varie classi.
• A seconda del significato, i nomi si distinguono in:
- >>>propri Luca
- >>>comuni bambino
- >>>astratti vecchiaia
- >>>concreti nonno
- >>>collettivi esercito
- >>>individuali soldato
• A seconda della forma, i nomi si distinguono per genere:
- maschile gatto
- femminile gatta
- >>>genere comune insegnante
- >>>genere promiscuo leopardo
e per numero:
- singolari scatola
- plurali scatole
- >>>difettivi occhiali
• A seconda della struttura, i nomi si distinguono in:
- primitivi fuoco
- derivati (>>>derivate, parole) fuochista
- alterati (>>>alterazione) fuochino
- composti (>>>composte, parole) coprifuoco.
VEDI ANCHE
femminile dei nomi
genere dei nomi
plurale dei nomi
NOMI INDIPENDENTI AL MASCHILE E FEMMINILE
I nomi indipendenti al maschile e femminile sono nomi che presentano forme del tutto diverse per il maschile e il femminile, perché le due forme derivano da parole latine con >>>radice diversa
maschio (da masculum) > femmina (da feminam)
marito (da maritum) > moglie (da mulier)
genero (da generum) > nuora (da noram)
toro (da taurum) > vacca (da vaccam).
NOMI INVARIATI AL FEMMINILE E MASCHILE vedi GENERE COMUNE
NOMINALE, PREDICATO vedi PREDICATO NOMINALE
NOMINALIZZATI, AGGETTIVI vedi SOSTANTIVATI, AGGETTIVI
NOMINALIZZAZIONE
La nominalizzazione è la trasformazione in >>>nome di un >>>predicato verbale o di un >>>aggettivo. Si tratta di un caso particolare di derivazione (>>>derivate, parole).
Per quanto riguarda i verbi, la nominalizzazione si realizza soprattutto con l’aggiunta di >>>suffissi come -mento, -zione, -sione e -tura
pagare> pagamento
produrre> produzione
comprendere> comprensione
lucidare> lucidatura
ma può avvenire anche in assenza di suffissi, come nei sostantivi deverbali detti derivati a >>>suffissi zero
scorporare> scorporo
bloccare> blocco
bonificare> bonifica
Per il passaggio da aggettivo a nome la nominalizzazione si realizza con l’aggiunta di suffissi come -ismo o -ista
bipolare> bipolarismo
reale> realista.
USI
La nominalizzazione è molto frequente nel linguaggio burocratico, scientifico e in generale nei linguaggi tecnici e settoriali per il carattere impersonale e astratto che l’uso del nome al posto del verbo conferisce alla scrittura
Agli importi così ottenuti devono essere applicate le percentuali di scorporo dell’IVA per la determinazione dell’imponibile (Il manuale del commercialista)
una serie di membrane in ordine decrescente di grado di filtrazione, le quali permettono la rimozione progressiva delle particelle (A. Polesello, S. Guenzi, S. Polesello, Attrezzature e kit per il laboratorio chimico e biologico).
NOMI PRIVI DEL PLURALE vedi DIFETTIVI, NOMI
NOMI PRIVI DEL SINGOLARE vedi DIFETTIVI, NOMI
NONCHÉ O NON CHE?
Alle diverse grafie di questa >>>congiunzione corrispondono ruoli grammaticali e significati in parte sovrapponibili, in parte diversi.
• Nonché, con >>>univerbazione e accento, può avere:
- il valore di ‘non solo, non solo non’, di solito in correlazione con una congiunzione >>>avversativa. È un uso prevalentemente letterario ma ancora vivo nei registri sostenuti
dovevano essere, nonché incomprensibili, ma neppur concepibili (L. Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore)
- il valore di ‘oltre che’
Dati alla mano, lo conferma Paolo Stratta, fondatore nonché direttore della Scuola Cirko Vertigo («La Repubblica»)
- il valore, sviluppato più recentemente e molto diffuso nella lingua comune, di ‘e anche, e inoltre’
A moderare l’incontro con l’autrice ci sarà Giampaolo Simi, giornalista e scrittore viareggino, nonché Alessandro Scarpellini, narratore e poeta pisano (www.angologiro.org)
• Non che, con grafia separata, può avere il valore di ‘non solo, non solo non’, di solito in correlazione con una congiunzione avversativa; è un uso prevalentemente letterario, oggi molto raro
Nulla speranza li conforta mai, / Non che di posa, ma di minor pena (D. Alighieri, Inferno)
Soprattutto nel parlato, non che, sempre con grafia separata, non ha il valore di congiunzione ma è un’ellissi per indicare la frase non è che. Si adopera soprattutto all’inizio di periodo o di frase, in correlazione con una congiunzione avversativa
Non che non ne fossi convinto, ma volevo che fosse lui a darmene le prove.
NONOSTANTE O NONOSTANTE CHE?
La scelta dipende dalla funzione con cui nonostante è usato.
• Quando ha valore di >>>preposizione, introduce un complemento concessivo e si usa senza il che
Sono andato a correre nonostante il caldo
• Quando ha valore di >>>congiunzione, introduce proposizioni >>>concessive esplicite e si può usare con o senza che
Il Circolo dei ferrovieri, nonostante fosse presidiato da guardie di P.S., è stato devastato (A. Camilleri, Privo di titolo)
e questo nonostante che dopo la terribile strage dell’anno scorso a Beslan la regione fosse stata affidata ad uno dei più stretti collaboratori di Putin («La Repubblica»).
USI
Come congiunzione, nonostante che è considerata la forma più corretta rispetto al semplice nonostante. Nell’uso contemporaneo, tuttavia, la forma con che è percepita come eccessivamente formale; in alcuni casi, può essere persino percepita come errata perché accostata a forme con il che rafforzativo, come quando che e siccome che.
NUMERALI, AGGETTIVI
Gli aggettivi numerali forniscono informazioni sulla quantità del nome a cui si riferiscono.
Si possono dividere in varie tipologie.
• Aggettivi numerali >>>cardinali, che corrispondono alla serie dei numeri
due, ventinove, centoquattro
Sono invariabili, a eccezione di uno, che possiede anche il femminile (una)
quaranta giorni > quaranta biglie
un giocattolo> una scatola
• Aggettivi numerali >>>ordinali, che indicano il posto di una cosa o di una persona in una serie ordinata
secondo, ventinovesimo, centoquattresimo
Sono variabili in genere e numero
il decimo posto > la decima puntata
il secondo tavolo> i secondi classificati
la prima volta> i primi freddi
• Aggettivi numerali moltiplicativi, che indicano di quante volte una quantità è maggiore rispetto a un’altra
doppio, centuplo, triplice
Sono variabili in genere e numero. Pur essendo infiniti, di solito si usano solo quelli corrispondenti ai numeri più bassi (da 1 a 4)
una spesa doppia
parcheggiata in tripla fila
mi costerà il quadruplo
mentre per misure superiori si tende a ricorrere a una perifrasi
una cifra cinque volte maggiore
costa dieci volte tanto
• Aggettivi numerali frazionari, che indicano una o più parti di un tutto
tre quarti, un ottavo, cinque millesimi
Sono composti da un numerale cardinale, che esprime la parte, e da un ordinale, che esprime il tutto
due (cardinale) terzi (ordinale) della popolazione
Anche mezzo è un numerale frazionale
una bottiglia d’acqua da mezzo litro
Dagli aggettivi numerali cardinali e ordinali derivano, attraverso l’aggiunta di un >>>suffisso, i sostantivi e gli aggettivi numerativi
venti> ventina (‘serie di venti unità’)
quaranta > quarantenne (‘che ha quarant’anni di età’)
nove> novenario (‘verso di nove sillabe’).
VEDI ANCHE
aggettivi
NUMERI ROMANI
Il sistema numerico usato nell’antica Roma, con una rappresentazione grafica dei numeri diversa da quella araba oggi comunemente usata, si conserva solo in alcuni casi, sempre per indicare aggettivi numerali >>>ordinali.
• Per la numerazione dei secoli; il numero può essere collocato sia prima, sia dopo il nome
il XXI secolo
il secolo XIX
• Accanto al nome di pontefici e sovrani
la regina Elisabetta II del Regno Unito
Papa Leone XIII
• Per indicare i paragrafi di un testo, i capitoli di un libro e le classi di un corso di studi
Il compito in classe sarà sui capitoli II e III del manuale
L’alunno Battaglia della III C è stato sospeso per due settimane.
USI
In contesti più formali e di registro elevato i numeri romani (III, IV) tendono a essere preferiti alla corrispondente forma espressa in numeri arabi (3o, 4o).
In quanto usati per esprimere numerali ordinali, i numeri romani non hanno bisogno di essere accompagnati dalla letterina in esponente come i numeri arabi. Tuttavia, nell’uso comune, si possono incontrare numeri romani seguiti dall’esponente
Carlo è arrivato IIIo (= terzo) alla corsa campestre
IIIa (= terza) mostra mercato Toptoys (www.modellismo.net).
NUTRO O NUTRISCO?
Sono corrette entrambe le forme, anche se la forma con l’>>>interfisso -isc- nell’uso contemporaneo è molto meno comune
questo Sacro Ordine, – provò a insistere, – per il quale nutro una ammirazione sconfinata! (I. Calvino, Il cavaliere inesistente)
perché non mi rifugio lassù solo, e non mi nutrisco di erbe, di carne rubata, libero come i banditi? (G. Deledda, Canne al vento)
Solo in alcuni modi (indicativo e congiuntivo presente, imperativo) e in alcune persone (1a, 2a, 3a persone singolari e 3a plurale) la coniugazione del verbo nutrire presenta una doppia forma
In tutti gli altri casi, il verbo nutrire presenta solo la forma senza l’interfisso -isc-.
VEDI ANCHE
incoativi, verbi